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venerdì 26 aprile 2013
Visita scolastica a San Calogero (testo del professor Veneroso)
Che i nostri illustri
predecessori Romani fossero notoriamente dediti all' ozio e ai bagordi,
escogitando il "maximum" e il "melius" nell' arte -perché
di arte si tratta - del relax, non è di certo cosa nuova e inedita. Ciò che
invece ci lascia stupiti è che la piccola e lontana Lipari divenne, per il suo
magnifico edificio termale, fonte di ispirazione nonché meta di visite da parte
dei magnati della CAPUT . Al punto che a Roma sorsero delle terme denominate
Eolia proprio a emulazione del modello locale. E come potevamo "noi
scuola" restare indifferenti a un siffatto primato, soprattutto adesso
che, dopo un lungo torpore, le terme di San Calogero hanno recuperato i vapori
di un tempo, riaprendo le porte ai visitatori curiosi? Lo scorso Martedì, 23
Aprile, un nutrito stuolo (60 circa) di marmocchietti cannetari delle classi
III , IV e V hanno raggiunto in mattinata l'antichissimo (vi si trova la più
arcaica stufa termale attestata) sito, calorosamente accolti da operatori
zelanti e qualificati ( Davide Starvaggi, Milena Mollica, Martina Bobbio,
Domenico Contartese ) pronti a immergerli in un incantevole turbinio di storia
e natura. E così è stato! Due ore intense, lungo le orme già percorse dall'
eremita medievale Calogero , sono letteralmente volate, come ingiustamente
accade al tempo ben speso. Dopo una calorosa accoglienza, sugellata da
scatti-ricordo e da indovinelli e aneddoti mirati a catturare lo spirito indagatore
dei piccoli escursionisti, l'itinerario si è aperto con un tuffo nella verde
macchia mediterranea: una passeggiata ecologica a tu per tu con ginestre in
pieno vigore primaverile, arbusti dal lussureggiante fogliame, fichidindia arsi
dal sole inclemente dell' arcipelago e pini marittimi corteggiati dagli sbuffi
del sempre vigile Eolo. Non una passeggiata comune e profana ma una vera e
propria lezione itinerante insignita dal simpatico naturalista-botanico
Domenico che, tra altisonanti termini latini definenti le specie visionate, ha
illustrato con estrema chiarezza le caratteristiche delle nostre piante ( dalla
mancanza di foglie e stomi in modo da trattenere acqua alle poco note avventure
dell' amico spinoso ficodindia, importato dalle Americhe quando ancora si
credeva erroneamente di aver raggiunto l'Asia ) . Un' impagabile boccata di
sano ossigeno in uno dei pochi "polmoni incontaminati " della grande
isola. A seguire, una corsa indietro nel tempo, bloccando la clessidra prima
sulle schiene, martoriate dalla dura fatica, dei nostri lavoratori della pomice
e poi sui calli doloranti dei patrizi convenuti alle terme. In realtà, la
cronaca dell' oro bianco eoliano - pur ispessendosi nei recenti anni della
PUMEX - affonda le sue radici addirittura nel Neolitico. Dopo una serie di
notazioni geologiche e mineralogiche su pomice e ossidiana dispensate dalle
eccellenti cicerone Milena e Martina, i bambini hanno attraversato gli oggetti
e le atmosfere della cava di Porticello, grazie a un' accurata ricostruzione
museale di utensili d'epoca rigorosamente apostrofati con nomignoli dialettali
ancora cari alla memoria dei più . Tra un "rastrieddu" e una buona
collezione di pale, cernitori, macchine artigianali uscite come da un album
color seppia serrato in soffitta, la storia della pomice ha ripreso vita,
forma, evidenza, addentrandosi anche nei suoi risvolti più scomodi e meno
celebrati, come la piaga della silicosi . Infine è stata la volta delle terme,
con la loro enorme e solenne vasca irrorata da getti naturali da acqua a 60
gradi C che svelano la mai sopita forza vulcanica di questi ameni luoghi. Un'
esperienza favolosa di crescita e confronto. Una di quelle giornate che
temprano e vivificano l'orgoglio di appartenere al proprio territorio. Un sano
momento per riappropriarci di quanto, pur essendo nostro, resta a lungo
occultato dal velo del disinteresse o semplicemente della inadeguata
attenzione. E come dar torto al benemerito Calogero che tra terme, mare e vie
del caolino ha esalato sospiri profondi, pregando e riconciliandosi col mondo e
con sé ! GIANLUCA VENEROSO
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