Un’interessante sentenza in tema di stupefacenti è stata emessa dal giudice monocratico Eliana Zumbo, e costituisce uno dei primi pronunciamenti anche rapportato al tema della liberalizzazione, di cui si parla molto in questi giorni. Il caso riguardava due ragazze che durante una perquisizione domiciliare erano state trovate in possesso di alcune piante di cannabis, coltivate nel giardino “di pertinenza” della propria abitazione.
Dopo l’arresto e la denuncia per coltivazione di piante stupefacenti avevano registrato il rinvio a giudizio da parte del gip Vermiglio, anche se una perizia dei carabinieri del Ris, richiesta dal loro difensore, l’avvocato Marco di Mauro, aveva valutato l’eccipiente con dosi medie giornaliere inferiori alla soglia prevista per legge per l’uso personale.
La “partita giudiziaria” si è poi spostata davanti al giudice Zumbo, e l’avvocato Di Mauro ha ribadito la sua tesi, ovvero che per un verso non vi era alcuna offesa alla collettività cosi come inteso dalla ratio della norma, quindi si era di fronte alla mancanza del principio di offensività nella condotta contestata. E dopo aver ascoltato le teorie di accusa e difesa il giudice Zumbo ha assolto le due ragazze.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.