(di Antonio Brundu) L’occasione per la relazione del presente Atlante dei Beni Etno-antropologici Eoliani (pubblicato nel 1995) è stata offerta da un progetto della Comunità Economica Europea rientrante nei P.I.M. (Piani integrati mediterranei) all’interno del quale la Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Messina ha elaborato, fra gli altri, un piano di censimento del patrimonio culturale delle Isole Eolie.
Il presente volume si può considerare come un “breviario” per coloro che sono interessati alla conoscenza ed alla fruizione della cultura tradizionale eoliana.
“La prospettiva nella quale è stata pensata e realizzata tale opera storica e letteraria - afferma Sergio Todesco (direttore pro tempore della Sezione per i Beni Etno-antropologici della Soprintendenza per i Beni Culturali di Messina e attuale direttore della Biblioteca Regionale di Messina) - è da ricondurre al tentativo di individuare un focus unitario di comprensione dei fenomeni culturali eoliani nel grumo dialettico che ha sincreticamente mediato elementi diversi tra loro quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo, la natura, il mito, il contesto mediterraneo, i processi di antropizzazione e domesticazione territoriale e la secolare vocazione marinara.
La cultura tradizionale eoliana nasce da un equilibrio dinamico di tali elementi, e da nessuno di essi si può prescindere ove si voglia approfondire la riflessione sul presente dell’arcipelago o gettare un cauto scandaglio sul suo futuro.
Una puntuale restituzione degli elementi di cultura tradizionale ancora oggi rilevabili nelle Isole Eolie giova pertanto a riscattare l’arcipelago dai due più comunemente praticati luoghi comuni, opposti ma convergenti in quanto agli esiti ultimi, che vedono in esso un gruppo di isole senza memoria, compiacendosi quasi della mutazione antropologica che l’ha investito negli ultimi quarant’anni al pari di altre vaste zone del nostro paese; o viceversa un arcipelago sottratto alla storia e per sempre consegnato al mito, ricondotto come tale ad esclusivo luogo simbolico su cui esercitare struggenti quanto ipocrite giaculatorie su una ipotetica età dell’oro, priva di spessore storiografico ed antropologico e sempre di nuovo ripresentatesi in virtù di uno sguardo estetizzante assuefatto alla mistificazione come pratica ordinaria di conoscenza.
Per un approfondimento di argomenti specifici relativi a singoli aspetti della storia e della cultura eoliana, si è inoltre provveduto ad arricchire il libro con una serie di saggi, di diversa consistenza (alcuni si rivelano vere e proprie, sia pur sintetiche, monografie) ma tutti affidati a studiosi di chiara fama o a giovani ricercatori altrettanto motivati in direzione di uno studio appassionato, ma disincantato (o, se si vuole, disincantato ma pieno di passione) delle isole Eolie.
L’Atlante vuole infine essere una documentazione della cultura eoliana in un momento storico determinato e non pretende pertanto di proporsi come strumento di conoscenza definitiva ed univoca, consapevoli come sono i suoi estensori della condizione in progresso di ogni vera ricerca”.
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