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martedì 14 aprile 2015

PARLIAMO DI LIBRI… Rubrica settimanale della Biblioteca Comunale di Malfa a cura di Antonio Brundu. Oggi: “IN CALABRIA E ALLE ISOLE EOLIE NELL’ANNO 1860”

PARLIAMO DI LIBRI…
Rubrica settimanale della Biblioteca Comunale di Malfa a cura di Antonio Brundu
“IN CALABRIA E ALLE ISOLE EOLIE NELL’ANNO 1860” di ELPIS MELENA (traduzione di Liliana Di Stefano e prefazione di Angelo Raffa)
Elpis Melèna è lo pseudonimo scelto da Marie Esperance Brandt von Schwartz: donna bella, ricca, colta, infaticabile viaggiatrice ed amazzone, amica di importanti personaggi della cultura, dell’arte, della politica, della finanza.
Fu presente spesso nei luoghi e nei momenti in cui avvenivano i fatti che avrebbero trovato posto nei libri di storia. Il volume,  tradotto e pubblicato per la prima volta, nel 1997, in lingua italiana ed edito da Rubbettino, è il racconto di un viaggio fuori dall’ordinario, con una grande ansia di mistero, di meraviglia, di ignoto ed esotico, tutti elementi che costituiscono la chiara caratterizzazione romantica del libro.
La ricerca dell’avventura, il bisogno di penetrare nell’ignoto, di percorrere nuove strade, la voglia di scoprire dimensioni nuove dell’esistenza, spingono l’autrice ad affrontare i disagi e i pericoli di un viaggiare in terre e mari difficili.
Ma non le basta andare nell’arcipelago: bisogna avvicinarsi intimamente ad esso, poiché solo chi lo porta nel cuore come un sogno, come un luogo remoto e misterioso, in un certo senso irraggiungibile «solo costui ha diritto a quella piacevole ricompensa che toccò a me».
Non è, quindi, tanto importante andare nelle isole, ma il modo e l’animus con cui ci si va. L’isola o le isole che Elpis Melèna sogna e ricerca non sono nel mar Tirreno o altrove nei mari del globo, sono dentro di essa nei recessi profondi del suo animo, sono pensieri nascosti, inconfessati, pulsioni profonde, idee e ideali a lei stessa sfuggenti.
Così scrive Angelo Raffa nella sua prefazione: “La meta dichiarata dell’avventura schwartziana è lo Stromboli. Sembra quasi che lo Stromboli, meta sognata durante tutta una vita, sia la rappresentazione dell’altrove assoluto, dell’irraggiungibile ideale, un profilo oscuro che si staglia all’orizzonte di un’anima inquieta, quale fu certamente quella di Marie Esperance.
La meta dichiarata del viaggio di Elpis Melèna è, quindi, Stromboli; i luoghi visitati sono i campi di battaglia sul Volturno, Pizzo, Tropea, le isole Eolie, Milazzo; i personaggi descritti, marinai, barcaioli, locandieri, popolani, qualche piccolo borghese e gentiluomo. Di donne, quasi non se ne incontrano, se non nei racconti degli uomini o quali ombre sfuggenti sullo sfondo delle scene descritte: madre Brigitta, dall’alto dei suoi novantotto anni, sembra essere fuori del tempo o almeno rappresentarlo come già passato; e nel suo racconto la cronaca di qualche mese prima già si trasforma in storia.
Una è, invece, la presenza incombente, che invade l’intero libro, addensandosi nelle pagine iniziali e finali, ma emergendo di continuo, quella di Garibaldi. Il suo nome, i suoi titoli ed epiteti – dittatore, generale, condottiero, eroe, liberatore… - compaiono un centinaio di volte nel corso del racconto. Si ha l’impressione che egli sia il vero protagonista del Blick, l’oggetto proprio della narrazione. Certamente egli è costantemente nei pensieri e nel cuore dell’autrice. Sono le notizie della sua impresa siciliana, che sollecitano un frettoloso rientro in Italia della von Schwartz dai bagni termali di Cauterets.
Si ha l’impressione che la visita allo Stromboli, pur desiderata, sia un utile pretesto per rivedere Garibaldi ed assistere ai suoi trionfi. La narrazione di Elpis Melèna sottolinea la casualità dell’incontro con i fedeli amici e collaboratori del condottiero, che insistono – mentre lei si schermisce – per condurla a Caserta dal Generale. La necessità di un pretesto dietro cui nascondere l’interesse vivo per il celebre amato eroe, è dovuta alla interruzione dei loro rapporti in seguito al non preannunziato matrimonio di Garibaldi con Giuseppina Raimondi.
Se le cose andarono come qui si ipotizza, allora il viaggio in Calabria e alle isole Lipari rappresenta sì una ricerca ma non di luoghi, per quanto esotici o mitici, quanto d’un legame affettivo – insieme sentimentale e ideale- che, nella tormentata e avventurosa vita di Esperance ha rappresentato una costante e fondamentale certezza”.

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