Immagino che, pur se in una diversa
dimensione, Egli non gradisca queste mie memorie, per averlo già affermato poco prima di andar via,
invitando gli amici più cari ad evitare discorsi commemorativi ed applausi alla
fine del rito funebre.
Ma ho bisogno di disobbedirgli!
Ho bisogno di dire quanto mi manca il Tuo
sorriso aperto e cordiale che mi tanto rallegrava negli incontri quotidiani nel
nostro vicolo.
Per ragioni non dipendenti dalla mia
volontà mi trovavo fuori Lipari quando te ne sei andato, e non ho potuto
abbracciarti, né salutarti.
Ho appreso da amici comuni che al Tuo
funerale erano presenti numerosissimi cittadini, anche provenienti da terre straniere. La presenza di
questi ultimi mi è sembrato il dovuto ringraziamento a te, per aver concesso
loro la facoltà di riunirsi insieme, di
confrontarsi e di pregare il loro Dio presso un tuo locale, senza badare minimamente ai rilievi
dei farisei che, dicendosi cristiani, non avevano risparmiato critiche nei
confronti della tua larghezza di vedute.
Rientrato a Lipari, ho rivisitato luoghi a
noi noti e cari nella nostra giovinezza.
Mi sono portato allora presso la Tua
vecchia casa di Marina Lunga, ho guardato il mare da Monte Rosa a Punta
Bandiera e l’ho trovato non cordiale, ma ostile, e mi sono chiesto il perché:
quel tratto di mare lamentava l’assenza di un veloce motoscafo in mogano,
guidato dalle tue mani esperte, che disegnava brevi percorsi ricchi di
significato, lasciando una scia di onde spumeggianti come era allora la nostra
giovinezza.
Mi sono spostato su Marina Corta e lì, in un bar amico, ho notato una sedia
vuota, e un tavolo senza clienti con sopra un pacchetto di sigarette ed una
bottiglia di birra Corona, lasciati lì a significare materialmente la presenza
di un amico che sarà sempre con noi, col suo brillante parlare, a volte molto
franco, ma sempre tendente alla ricerca del vero.
Ho incontrato Giovanni, ho incontrato il
figlio del Gradasso, e tanti degli amici della nostra amata piazzetta: ci siamo salutati senza una parola, la
tristezza nel cuore, ed abbiamo proseguito ognuno per la nostra strada.
Vorrei invitare Costanzo il ceramista a
preparare una statuetta da porre nel presepe della chiesa del Purgatorio tra le
persone note della nostra Marina Corta, ma credo che non mi risparmieresti un
“vaffa”!
Ho incontrato Mario, l’abbraccio è stato
muto, lungo, doloroso e pieno di significati.
Abbiamo discusso lungamente di Te, caro
Raimondo, della tua vita breve e generosa, della tua fine ironia, del tuo
tratto cordiale, della tua simpatia, delle tua estrosità, di come eri
orgoglioso della tua Marianna e di quanto l’amavi.
Con Mario abbiamo ricordato le nostre
serate trascorse ad immaginare il futuro mentre vivevamo uno spensierato
presente.
Poi, col passare degli anni, sembravamo
inevitabilmente dispersi, ognuno per nostro conto, qualcuno era anche andato a
vivere lontano, in Inghilterra...ma un filo conduttore ci teneva legati...i
ricordi e la nostra amata isola! Quella Lipari che Tu non hai minimamente
inteso abbandonare e dove, pur lavorando a Palermo, hai posto le tue basi ed i
tuoi riferimenti, dove al meglio e più compiutamente esprimevi te stesso!
Le tue idee e le tue opinioni, la tua
personale filosofia di vita, il tuo modo di condurla, il tenerti lontano da
meschine competizioni, l’onestà mentale che mal si coniugava con l’ipocrisia di
una società provinciale come la nostra, non sempre sono stati pienamente compresi, ma in molti ti abbiamo ritenuto
quale realmente eri: un uomo autentico nel pensare e nel fare, un uomo dalla
viva e pronta intelligenza che ti dava giustezza di ragioni, un uomo capace di
sorridere delle difficoltà della vita con la leggerezza di chi, nel dissacrare
il dettaglio, coglie la complessità dell’insieme.
Ho abbracciato fortemente Marianna, che ho
trovato portatrice di una forza morale non comune di fronte alla Tua repentina
quanto incredibile scomparsa.
Ho letto nei suoi occhi lo sconforto, il dolore
per non essere riuscita a nulla per tenerti in vita.
Tranquilla Marianna: il tuo bel padre ti sarà sempre accanto!
Emanuele.
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