(shipping online) Il ministero chiama le Regioni al capezzale di Tirrenia : i 45 milioni di euro che mancano all’appello per portare sana e salva la compagnia di Stato alla fine dell’anno, sono stati chiesti ai rappresentanti di Liguria, Sicilia, Sardegna, Campania, Toscana, Lazio e Puglia, convocati d’urgenza a Roma dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli.
Dalle Regioni, la risposta è stata picche. La buona notizia è che, ha detto Matteoli, «non è stata assunta alcuna decisione in ordine alla razionalizzazione dei collegamenti marittimi effettuati da Tirrenia e dalle società ad essa collegate, né ovviamente è stato inoltrato all’Ue alcun decreto in tal senso».
Per quanto riguarda la querelle governo-regioni, questi sono i fatti: fino a questo momento, sulle sorti di Tirrenia il ministero non ha mai ufficialmente richiesto alcun parere agli enti locali. E questo è un fattore politico di non poco conto, perché Sicilia, Sardegna, Campania e Toscana sono interessate da collegamenti regionali con le isole minori, attraverso le società Siremar, Saremar, Caremar e Toremar. Il governo vuole vendere queste compagnie in blocco, insieme al resto di Tirrenia.
Una vendita che evidentemente passerebbe sopra la testa degli enti regionali, che rimarrebbero tagliati fuori dalla gara: oltre che illegittimo, è impensabile che una Regione possa lanciarsi in una gara internazionale per comprarsi una compagnia di navigazione da quasi 100 unità.
Dunque Matteoli chiede i soldi, le Regioni ribattono: «A che titolo, dato che non siamo coinvolte nel futuro di Tirrenia?».
«Hanno provato a ribaltare i 45 milioni che mancano all’appello sulle Regioni - commenta Enrico Vesco, assessore ai Trasporti della Regione Liguria -. Però parliamo di cifre considerevoli che non sono nelle nostre disponibilità. E poi, in un momento in cui il governo privatizza e vuole fare le gare per conto suo, non può pensare che l’unico coinvolgimento da parte delle Regioni sia quello finanziario. Degli oneri per Tirrenia - conclude Vesco - se ne faccia carico il governo».
Ci sarà un altro incontro tra Matteoli e le Regioni. Con tutta probabilità, il governo proverà a riavvolgere l’intero nastro sulla vicenda Tirrenia. Magari rivedendo l’idea di cedere l’intera società in blocco, e coinvolgendo così gli enti locali nelle gare per aggiudicarsi le compagnie regionali. In questo modo, le Regioni potrebbero essere maggiormente disposte a mettere mano al portafoglio. Ma tra i quattro enti locali coinvolti, i punti di vista sono diversi, e bisogna vedere se l’Unione Europea ha qualche cosa da ridire sul fatto che un parte di Tirrenia possa rimanere in mano pubblica.
Se questa è la situazione di Sicilia, Sardegna, Campania e Toscana, resta da capire a quale titolo Liguria, Lazio e Puglia possano dare dei soldi a Tirrenia: è vero che si tratta di porti toccati dalle navi della compagnia, ma sono linee che vanno da una regione a un’altra. Non è trasporto pubblico locale, quindi non è di competenza delle Regioni.
Al di là del rimpallo tra governo ed enti locali sui soldi che mancano all’appello per salvare Tirrenia, rimane il problema dei tagli alle linee - sul quale peraltro Matteoli ha dato ampie rassicurazioni - e dei 500 lavoratori della società che al momento rischiano di rimanere a casa.
Ieri infatti il governo ha incontrato anche i sindacati. Da parte di questi, è stato ribadito che non sarà accettato alcun taglio di organico, e che l’intera vicenda deve essere portata a palazzo Chigi, coinvolgendo non solo il ministero dei Trasporti, ma anche quello del Tesoro. Per il momento, un terzo incontro a Roma si terrà giovedì prossimo, e questa volta saranno presenti insieme sindacati e regioni.
«Siamo moderatamente tranquillizzati dall’impegno manifestato dal ministro e dal fatto che ogni ipotesi di tagli per il 2009 sembra scongiurata» ha detto il segretario generale della Uil Trasporti Giuseppe Caronia, mentre il responsabile del settore marittimo della Filt-Cgil, Roberto Scotti ha dichiarato che «per proseguire al meglio il confronto sarà inoltre indispensabile conoscere il piano industriale del possibile acquirente»