Il boomerang dell’“emergenza”.
Il consiglio comunale di ieri, domenica 12 dicembre, ha definitivamente sancito quello che – agli occhi di chi segue le vicende politiche della nostra comunità – era un fatto conclamato già da tempo, ovvero il fallimento dell’esperienza amministrativa della giunta Bruno. Un’amministrazione che, coerentemente con lo “stile” del berlusconismo dell’ultima decade, ha abbondantemente vissuto e agito sulla scorta delle agevolazioni decretate in nome dell’“emergenza”. Abbiamo avuto, e abbiamo ancora oggi, un sindaco-commissario e altri commissari di vario tipo che, in quanto tali, operano in regime di deroga dalle più elementari norme di controllo che dovrebbero regolare la normale vita amministrativa di un paese, gestiscono fondi emergenziali (ossia, un bilancio parallelo) in maniera autonoma e senza il vaglio di un consiglio comunale, oppure decidono interventi nella assoluta, confortante solitudine di una visione autocratica e autoreferenziale del pubblico interesse. Grazie all’“emergenza”, si commissaria di tutto: l’attività vulcanica, l’afflusso dei turisti, persino l’acqua e le fogne. Il sistema funziona: si può assumere, conferire incarichi, pagare consulenze, destinare soldi agli interventi più bizzarri, purché si intervenga con adeguate ordinanze commissariali. Eppure, ogni tanto l’“emergenza” gioca brutti scherzi anche ai suoi beneficiari abituali: il caso del depuratore di Canneto Dentro e delle vasche piazzate a poche decine di metri dalla spiaggia di Unci ne è l’esempio lampante.
Questa vicenda viene interamente gestita in regime di “emergenza”, della quale il sindaco è stato sindaco-commissario con relativa delega fino al 2008; dopodiché il sindaco-non più commissario ha continuato a presenziare le conferenze di servizio e gli incontri dove a decidere gli aspetti critici e spinosi era un nuovo commissario, evidentemente più potente di lui: anche questo, rientra nella logica dell’“emergenza”. Ed ecco servita la “frittata” di Canneto Dentro e di Unci. Una scelta impopolare, pesante, incurante della reale condizione dei luoghi, probabilmente sottostimata – come ha dichiarato l’assessore Giannò che ieri rappresentava l’amministrazione in consiglio comunale – e che la stessa amministrazione dunque non condivide, anche se tardivamente. Ma l’amministrazione non è in condizione di amministrare; dunque ha fallito. La vicenda rivela anche la poca “solidarietà” che intercorre tra gli alfieri delle emergenze: quando la gestisco io, me ne frego dei problemi che avrai tu, che pure l’hai gestita fino a ieri.
La domanda può sembrare elementare, ma la pongo egualmente: se avessimo gestito la realizzazione di un depuratore, e dell’intero problema idrico, in regime di ordinaria amministrazione piuttosto che in “emergenza”, cosa sarebbe potuto succedere? Probabilmente il progetto avrebbe beneficiato in misura minore di fondi emergenziali, ma un’amministrazione, e soprattutto un consiglio comunale (organo sovrano di controllo e di indirizzo sul proprio territorio), sarebbero stati protagonisti di scelte che sono state invece loro negate.
Tuttavia, per chi ha vissuto – e vive – di emergenze, sconfessarle in toto risulta difficile: ciò perché chi potrebbe accusare di assenza di trasparenza e di arbitrio una decisione grave come quella relativa alla localizzazione degli impianti di depurazione, potrebbe a sua volta essere accusato di scarsa trasparenza e arbitrio per altri atti, sempre di natura emergenziale. La strategia, allora, diventa l’accusa al privato cittadino, che avendo assistito ad alcune riunioni come consulente di un consorzio, “doveva sapere, anzi sapeva tutto” e non ha allertato la comunità. Di questa geniale strategia, a farne le spese è Marco Giorgianni. Ieri, infatti, abbiamo appreso la grave colpa di Giorgianni: avrebbe dovuto girare per Pirrera e per Canneto bussando casa per casa, e avvertire i suoi concittadini che in alcuni tavoli un commissario stava decidendo della qualità della loro vita e del loro futuro; e se qualcuno gli avesse chiesto “ma lei chi è, cosa vuole?”, poteva rispondere “scusate il disturbo, ma è un’emergenza”!
Pietro Lo Cascio, consigliere comunale di Sinistra Ecologia e Libertà
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