In mancanza di adeguati controlli i commercianti nel tempo si sono convinti che per collocare tende, vetrine, condizionatori ed insegne nei prospetti delle loro attività non era necessario conseguire alcuna autorizzazione sia da parte del Comune che della Soprintendenza di Messina. Sicuramente i commercianti hanno ecceduto, e non sempre gli arredi collocati sono, ma mi domando se parimenti a loro, sottoposti a sanzioni amministrative e penali, non sono responsabili anche il Comune e la Soprintendenza di Messina che in tutti questi anni pur vedendo hanno taciuto. Nel 2010 il Comune si è svegliato dal lungo letargo ed ha dato via alla repressione che per molti, considerata la normativa della Soprintendenza e del Comune, si è tradotta nello smonto degli arredi (vetrine, condizionatori ed insegne) oltre un inevitabile procedimento di natura penale.
Il nostro territorio è regolamentato dal Piano Territoriale Paesistico e dal Regolamento Edilizio che disciplinano entrambi la collocazione dei vari arredi. Le norme, purtroppo, sono state dettate senza tenere conto di alcune specificità dell’edilizia locale (la maggior parte dei prospetti dei fabbricati incappano nei divieti della normativa sismica per quanto riguarda l’incasso delle vetrine; non sempre i proprietari dei magazzini sono proprietari dei piani soprastanti e quindi dei terrazzi per collocare i condizionatori; non sempre le porte d’ingresso dei negozi dispongono dell’altezza minima di mt. 2,00 per consentire la collocazione dell’insegna. Dinanzi a questo scenario dibattuto in più riunioni con i rappresentanti delle Associazioni locali, il Sindaco del Comune si era impegnato ad approntare un apposito Regolamento in modo da poter modificare sia il P.T.P. che il R.E.C. Cosichè i vari commercianti si sono premurati a presentare le richieste di sanatoria (art. 13 L.47/85 ed art. 167 D.Leg. n° 42/04). Ma poiché le promesse dell’Amministrazione sono rimaste tali è ovvio che le varie istanze vengono sistematicamente rigettate sia dalla Soprintendenza che dal Comune, con le conseguenze che gli arredi debbono essere smontati, e che i vari interessati debbono rispondere alla Giustizia dell’abuso commesso.
Quanto evidenziato non è altro che lo spaccato di una realtà che oggi si somma alle tante difficoltà che i commercianti debbono giornalmente superare a seguito di una crisi che imperversa sempre più preoccupante anche nelle nostre isole. Ma “dura lex, sed lex”! Raccogliendo, per motivi professionali, le critiche di molti commercianti, debbo precisare che ai cittadini la P.A. deve dare “certezza di diritto”, e quindi univocità di comportamenti. Mentre esaminando alcune compatibilità paesaggistiche rilasciate dalla Soprintendenza BB.CC.AA. di Messina purtroppo rilevo che non sempre si riscontra una valutazione univoca dell’art. 38 del P.T.P., e questo modo di procedere non solo disorienta gli utenti ma anche, e direi soprattutto, noi tecnici. Non si riesce a comprendere, per portare un esempio, perché a volte viene autorizzata la collocazione sui prospetti dei condizionatori mentre a volte viene rigettata, e così via per le tende, le vetrine e le insegne a parete. Personalmente ho segnalato questa situazione al Soprintendente dell’Istituto messinese in occasione dell’incontro svoltosi a Lipari nel mese di luglio organizzato dal Club UNESCO di Lipari, ma ad oggi le cose non sono cambiate.
Al comportamento della Soprintendenza BB.CC.AA., spesso si associa quello del Comune di Lipari che si limita a prendere atto del parere dell’Istituito messinese ignorando che il Piano Territoriale Paesistico sovrintende il Piano Regolatore Generale ma non esclude la valutazione delle norme riportate nel Regolamento Edilizio. Quindi il rilascio di un’autorizzazione può avvenire soltanto se vengono rispettate le norme di entrambi gli strumenti di pianificazione del territorio.
A mio parere se l’Amministrazione Comunale aveva l’intenzione di mettere ordine nella collocazione degli arredi avrebbe dovuto predisporre un apposito Regolamento da concordare con la Soprintendenza e concedere ai commercianti un tempo ragionevole per provvedere alla regolarizzazione. Così facendo invece abbiamo vetrine che si approvano e vetrine che si bocciano; condizionatori che si approvano e condizionatori che si bocciano; insegne che si approvano ed insegne che si bocciano. In poche parole nel FarWest eravamo e nel FarWest continuiamo ad essere.
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