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mercoledì 27 novembre 2013

CONSORZI E CITTÀ METROPOLITANE SFUMA INTESA ALL’ARS: STRADA IN SALITA

Tornerà a riunirsi oggi alle 11 la commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana. Sul tappeto ci sono i disegni di legge sulle città metropolitane e i liberi consorzi di Comuni, che nelle intenzioni del governo dovranno prendere il posto delle ormai ‘commissariate’ province. E nell’Isola è corsa contro il tempo: entro il 31 dicembre, infatti, l’Ars dovrà esitare i ddl, a meno di non dover prorogare il mandato dei commissari provinciali.
Ieri, però, in commissione Affari istituzionali non è stato trovato l’accordo sulla sintesi tra i 18 ddl presentati. Un numero che fa apparire l’iter che porterà alla riforma tutto in salita. Tra i testi depositati tre sono del governo (Liberi consorzi di comuni, Città metropolitane e trasferimenti di funzioni), ma l’esecutivo ha già annunciato che potrebbe presentare un ulteriore testo per modificare o integrare quelli già depositati.
Antonello Cracolici (Pd), presidente della commissione Affari istituzionali all’Ars, ha affermato – "ci riuniremo nuovamente per decidere quale testo prendere come base. Si tratta di una riforma ordinamentale di grande importanza, su cui occorre cercare larga condivisione, a partire dai territori e dagli amministratori”. Il nodo da sciogliere resta l’abolizione o meno delle vecchie province. Così, ad esempio, se il testo presentato dalla lista Musumeci vorrebbe stoppare l’istituzione dei consorzi, quello del parlamentare democratico a capo della commissione prevede invece un’accelerazione. Almeno sul fronte delle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, che, secondo il testo di Cracolici, potrebbero essere istituite già a gennaio, fotografando gli attuali confini geografici ed assegnando ai comuni limitrofi un lasso di tempo per decidere se aderire al nuovo ente o associarsi nei liberi consorzi di comuni.
Gli altri comuni del Palermitano, del Messinese e del Catanese, insieme a quelli delle altre sei province siciliane,  invece, adrebbero a costituire nove liberi consorzi di comuni, in cui  gli organi di governo sarebbero scelti con elezioni di secondo grado,  senza ricorrere, dunque, al voto dei cittadini. Una riforma complessa, che per essere portata a termine, richiederebbe un anno di tempo.
Ma secondo il vice presidente della commissione Affari istituzionali, Vincenzo Figuccia del Pds-Mpa, sul tema della riforma  delle province si rischia “un ingorgo a causa della molteplicità di  norme depositate”. Per l’autonomista la soluzione più logica è “mantenere le attuali province regionali riducendo il numero dei  consiglieri e degli assessori, ed assegnando a questi una indennita’  minima che valga come rimborso spese”.
Quanto alle città metropolitane, per Figuccia, potrebbero crearsi “mostri e vedo già qualcuno abituato a fare il sindaco da  tanto tempo, come Leoluca Orlando, che sogna un ruolo da principe in  un soggetto istituzionale simile al principato. L’idea del governo  Crocetta di ridurre tanti comuni a semplici municipalità, con la  figura del solo sindaco, è semplicemente un passo indietro per la  democrazia e la rappresentatività”.

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