(da Corriere.it)
Sull’isola di Alicudi, nelle Eolie, c’era una piccola scuola che ora non c’è più. L’ultimo alunno è impegnato negli esami per conseguire la licenza media, insieme con un immigrato in arrivo dall’Algeria che vi sta facendo solo gli esami finali. Restano un pugno di bimbi della scuola materna, che ancora non sanno se frequenteranno le elementari sulla loro isola o andranno, come hanno fatto molte altre famiglie, verso Milazzo o verso la grande Lipari. Il futuro di questo istituto dunque è legato ai bimbi che verranno: vi sono oggi alcune famiglie romene, i cui figli hanno appena 3 anni, e forse quelli che arriveranno. Quella di Alicudi, che fa parte dell’istituto comprensivo di Lipari, era fino al 12 giugno scorso la scuola elementare più piccola d’Italia. Un appartamento in cima a una rampa infinita di scalini, con una terrazza che dà sul mare. Una prigione e un luogo da cui spiccare il volo, dove la vita dei circa 50 abitanti dell’isoletta si svolge giorno dopo giorno, romantica ma dura come in ogni terra di confine
Tre anni dietro la cattedra, con una telecamera
Ma come si fa a fare scuola ad Alicudi? Per raccontare questa straordinaria esperienza, per due anni un documentarista, Alberto Bougleux del gruppo di ZaLab, ha filmato la vita in classe dei tre alunni che fino allo scorso anno frequentavano la scuola. Si chiamano Mirko, Valentino e Gabriele, e da maggio 2011 a marzo 2014 sono stati filmati in diversi episodi per arrivare al prodotto finito: un documentario di trenta minuti, «L’ultimo giorno», che racconta il duro lavoro degli insegnanti, e in particolare della maestra Teresa che li ha seguiti anche alle medie con il supporto di due prof esterni, la solitudine e le difficoltà di insegnare in una classe che classe non è, in un luogo lontano, dove a farla da padrone e da sottofondo sembra essere più il mare con la sua grandezza. Il documentarista ha usato una telecamera fissa, posizionata dietro alla cattedra, per raccontare parte delle lezioni di Teresa ai suoi tre alunni, per testimoniare la rabbia, le difficoltà ma anche il piacere di stare insieme. Dopo la chiamata in Rete attraverso il crowdfunding, oggi Alberto ha raccolto i 6500 euro necessari per proseguire con il suo progetto e coprire i costi di montaggio, post produzione, comunicazione legati al documentario. «Il progetto nasce da lontano – racconta il regista -. Nel 2004 ho inventato una piattaforma di formazione sui mestieri del cinema, Lapa TV , rivolta agli alunni delle scuole dell’arcipelago ed entrata nella offerta formativa dell’istituto comprensivo di Lipari. Nel marzo 2008 i laboratori sbarcarono anche ad Alicudi su richiesta della maestra Teresa e fu così che ebbi l’occasione di scoprire questa scuola cosi speciale».
Quando una maestra diventa lo Stato
Le riprese sono cominciate a maggio 2011, quando si iniziò a parlare di una chiusura della scuola, e durate fino al 2014. I protagonisti sono gli ultimi tre studenti, oggi ne rimane uno solo, Mirko, impegnato negli esami di licenza media, mentre «Gabriele è uscito e non ha più proseguito e Valentino continua a studiare a Spoleto alle superiori», racconta al telefono da Alicudi, dove è difficile anche prendere la linea per la forza del vento che impedisce le comunicazioni, la loro maestra Teresa Perre, arrivata da Milano 15 anni fa e mai più ripartita. La maestra non è l’unica insegnante sull’isola, ma solo lei vi abita in pianta stabile. Vi sono poi, per permettere lo svolgimento delle lezioni della scuola secondaria, una insegnante per le materie letterarie e una per le discipline scientifiche.Come spiega ancora il regista, «l’obiettivo del documentario era quello di collocare sulla mappa della scuola italiana questa esperienza di una maestra simbolo della scuola in bilico. I ragazzi di Alicudi sono estremamente ribelli e la scuola torna a scoprire il suo ruolo di trasformazione sociale. In un luogo come Alicudi la scuola rappresenta lo Stato, le istituzioni». Teresa infatti, in un’isola dove non ci sono nemmeno i Carabinieri, diventa l’avamposto delle istituzioni, insieme con le altre due insegnanti «forestiere», che affrontano disagi incredibili, vengono dalla costa, da Milazzo, da paesi dell’interno, passano la settimana lavorativa ad Alicudi quando il mare permette di arrivare e il venerdì ritornano a casa dalle loro famiglie.
Lavagne interattive e computer arrivati a dorso d’asino
Ma la scuola di Alicudi, tra le sue mille difficoltà, è anche un esempio virtuoso di insegnamento nel panorama scolastico italiano: grazie alla lungimiranza di una dirigente, la stessa che a febbraio decise di ospitare una moschea nella scuola di Salina, e all’impegno della maestra Teresa. «Sono arrivata ad Alicudi per sbaglio 15 anni fa. Nel corso degli anni la scuola ha ottenuto un obiettivo grandissimo: far continuare a studiare i bambini in questa realtà dove non c’era una parola scritta, libri, giornali, nulla. Arrivando qui ho trovato un’unica classe in una stanza con soppalco, ragazzini che non sapevano leggere né scrivere. Ho raccolto la sfida di dare diritti minimi di cittadinanza a chi vive in situazioni così marginali». Negli anni, in collaborazione con l’istituto comprensivo, Teresa è riuscita a far acquistare una doppia casa eoliana con un terrazzo immenso che dà sul mare, oggi sede della scuola, a ottenere lavagne interattive, e prima di altre scuole in luoghi civilizzati qui sono arrivati i computer: era il 1997 e salivano lungo i sentieri con gli asini. Per Teresa, lavorare qui non è solo essere insegnante: «Questa è una realtà difficile in cui fare l’insegnante vuol dire anche essere psicologa, assistente sociale, unico riferimento per ragazzini il più delle volte abbandonati a loro stessi. Un lavoro molte volte fatto in solitudine, qualche volta con l’apporto di colleghi volenterosi. Chi arriva qui è alla sua ultima spiaggia, anche se qualcuna è rimasta un paio di anni, anche tre, prendendosi a cuore al situazione». E ora cosa accadrà a questa piccola scuola? Quest’anno i due bimbi di sei anni si trasferiranno e dunque non inizieranno le elementari, vi sono bambini molto piccoli figli di coppie romene che abitano sull’isola, ma ancora è presto per la scuola. L’idea della maestra Teresa e della dirigente è di continuare con i corsi di formazione per gli adulti e costruire nei locali scolastici un archivio della memoria
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