Non ci sarà alcun reddito minimo per i disoccupati siciliani. Crocetta ne aveva fatto il manifesto della Finanziaria ter ma la norma è stata bocciata in commissione Sanità all’Ars e dunque già cancellata dal testo che andrà in aula la prossima settimana. È il frutto del braccio di ferro in corso fra l’ala cuperliana del Pd e il presidente della Regione.
L’articolo sul contributo ai disoccupati era stato costruito da Crocetta in modo che a ogni famiglia che dichiara un reddito inferiore ai 5 mila euro vada un contributo mensile che permetta di raggiungere a fine anno proprio i 5 mila euro. Inoltre un bando affidato all’assessorato alla Famiglia avrebbe permesso di inserire servizi di carattere sociale e misure di inserimento lavorativo in un pacchetto che avrebbe così permesso al governo di investire 62 milioni. Somme che arrivavano da un tesoretto di 10 milioni a cui si aggiungevano risparmi frutto di un taglio generale dell’1,5% a tutte le spese. Tutto questo è stato cancellato da un voto della commissione Sanità, guidata da Pippo Digiacomo (area cuperliana del Pd). In commissione tutti i deputati, anche quelli di maggioranza che fanno capo ad Articolo 4 e Udc, hanno votato per cancellare il reddito minimo ai disoccupati (solo i due grillini l’hanno sostenuto). Ma, soprattutto, hanno votato a favore della proposta di Digiacomo che punta a utilizzare quegli stessi 62 milioni per cancellare i ticket sanitari a carico delle fasce più povere.
Oggi ogni cittadino non esente paga da 2 a 36 euro a seconda che acquisti un farmaco o si sottoponga a esami e terapie specialistiche: «Puntiamo a cancellare questi ticket - spiega Digiacomo - sfruttando i 62 milioni. L’obiettivo è toglierli a tutti i nuclei familiari con reddito Isee inferiore a 50 mila euro. Ma sarà l’assessore alla Sanità, Lucia Borsellino - a calcolare la soglia ottimale in base ai soldi disponibili». L’assessore aveva comunque dato parere negativo sulla norma, così come Giuseppe Bruno che guida l’assessorato alla Famiglia: «Avevo dato disponibilità a modificare l’articolo sul reddito minimo - ha detto Bruno - ma il voto è andato in direzione opposta».
C’è un filo conduttore nell’azione del Pd e di pezzi della maggioranza in commissione Sanità. Digiacomo lo illustra così: «Il governo ha proposto di intervenire con sussidi transitori e certamente non in grado di rimuovere le cause di povertà. Noi abbiamo messo in campo una misura più incisiva». E lo stesso filo conduttore aveva mosso qualche giorno fa la bocciatura di un’altra norma cara a Crocetta: quella con cui veniva istituito un fondo rischi da 45 milioni con cui finanziare gli eventuali risarcimenti danni per errori dei medici evitando il ricorso a polizze assicurative (norma necessaria dopo la sospensione della gara da 160 milioni).
Il governo potrebbe riproporre in aula la norma sul reddito minimo ma serve una maggioranza che l’approvi. E non è scontato che ci sia se si considera che la Finanziaria ter ha mosso i primi passi nelle commissioni in un clima da resa dei conti fra Crocetta e l’ala cuperliana del Pd esclusa dal rimpasto di due mesi fa. Un’altra puntata dello scontro è andata in scena nelle stesse ore in commissione Affari istituzionali. Lì Antonello Cracolici, leader all’Ars dei cuperliani, ha fatto approvare una norma che impedisce la nomina dei membri esterni alla Regione negli uffici di gabinetto. Oggi ogni assessore può nominare 4 esterni e il presidente della Regione 6. Di solito sono il braccio politico dei partiti negli assessorati, spesso diventano anche paracadute per deputati non rieletti.
Per effetto della norma già approvata in commissione non solo sarebbero impossibili nuove nomine ma decadrebbero anche gli esterni già in servizio. In questo caso la norma è passata con 5 voti a favore e 3 contrari. Sia la norma sui ticket che questa devono ora passare all’esame dell’aula. E Cracolici sfida Crocetta: «In un momento come questo, caratterizzato dall’esigenza di ridurre le spese, il governo dia un segnale forte. Gli assessori non avranno difficoltà a trovare fra i dipendenti regionali le professionalità di cui hanno bisogno per i gabinetti. A meno che qualcuno non intenda difendere il ”governo dei gabinetti”». Crocetta però legge la provocazione del Pd e risponde a tono: «E degli esterni all’Ars, cosa ne facciamo? Soprattutto di quelli negli uffici della presidenza? Purtroppo il mondo dell’Ars è questo».
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