Fino a qualche tempo fa la nostra
economia veniva guardata con invidia da chi sulla terra ferma vedeva
avvicinarsi sempre più incalzante la crisi economica.
La Pumex per anni aveva
dato da vivere a centinaia di famiglie, la pesca faceva lo stesso con
altre centinaia, il mondo dell'edilizia anch'esso assorbiva la sua
parte. Una economia diversificata che non conosceva crisi, e nel
frattempo, il turismo cresceva portando altro benessere nella nostra
società. Un periodo florido, di almeno un ventennio, fermato
all'improvviso da una serie di divieti che man mano hanno scardinato
le certezze della nostra gente che, dopo aver assistito a tante
dolorose partenze per l'emigrazione, aveva avuto da chi tornava
dalle terre lontane, anche la soddisfazione di sentirsi dire
"L'America è qui".
Nell'ordine, prima il
fermo della Pumex poi i divieti sul settore pesca hanno di fatto man
mano azzerato le potenzialità lavorative della nostra gente.
Il turismo sul quale
tanto si era puntato, segna il passo da qualche anno, vuoi per le
diversa concezione di vacanza di oggi, non più un turismo stanziale
ma mobile, solo qualche settimana e poi meta diversa, vuoi per la
crisi economica che chiaramente ha tagliato i budget di tante
famiglie, costrette a ridimensionare periodi e pretese.
Ho lasciato per ultimo il
settore edile comprendente il vecchio mestiere del muratore
accompagnato dall'umile manovale e l'imbianchino anch'esso
ricompreso, anche dalle Casse edili, in tale settore. Voler
pianificare nei mesi estivi tali attività è sicuramente pregevole,
se non altro per un dovere di ospitalità alla gente che ancora ci
sceglie per passare periodi di serena tranquillità. Ciò che mi ha
sorpreso però, leggendo l'ordinanza sindacale del 1° Luglio, è la
semplicistica generalizzazione, si parla infatti "di
sospendere i lavori edili o comunque rumorosi", comprendendo
ogni tipologia di lavoro che possa arrecare rumore, compresi quindi
la pulizia e il diserbamento di strade e terreni con mezzi meccanici
notoriamente rumorosi e polverosi. Così come mi ha
sorpreso la lunghezza del periodo, si arriva addirittura a tre mesi
e mezzo di fermo nelle isole di Panarea, Stromboli e Filicudi, o a
due mesi e mezzo nell'isola di Lipari, nei quali per dirla in
maniera semplicistica come in uso a qualche nostra categoria sociale
"per vivere Dio ci pensa", ma per il pagamento delle rate
dei contributi e delle imposte di questi piccoli artigiani bloccati
nella loro attività, chi ci pensa?
Salvatore Rijtano
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