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venerdì 26 giugno 2009

Che fine fanno le batterie esauste utilizzate per la pesca al totano? Lo Cascio lancia l'allarme inquinamento e propone soluzioni

Al Signor Sindaco del Comune di Lipari e all’Amministratore Delegato dell’A.T.O. Messina 5
“Eolie per l’Ambiente” è indirizzata una lettera del consigliere Pietro Lo Cascio avente per oggetto: raccolta e smaltimento batterie esauste nell’ambito portuale di Lipari.
Gentili Signori,
scrivo in merito a un problema certamente noto a tutti, aggiungendo tuttavia poche considerazioni sulla necessità di una opportuna e urgente attenzione da parte delle SS.VV. La pesca del totano nelle acque delle Eolie viene effettuata usualmente dai professionisti mediante l’utilizzo di richiami luminosi. Stimando in 20 unità le imbarcazioni impegnate in questa attività, ognuna delle quali dotata di 8 richiami, e considerando come ciascun richiamo venga alimentato da 5 batterie della durata di 3 gg., e infine come tale pesca (escludendo i giorni di fermo biologico, quelli di avverse condizioni meteo-marine, ecc.) si svolga per ca. 100 gg. all’anno, si ricava l’impressionante cifra di 26.400 batterie per anno che, con buona probabilità, una volta esauste finiscono interamente o in larga parte in mare.
Tale stima, però, risulta probabilmente inferiore ai numeri reali del problema, e, peraltro, non prende in considerazione le imbarcazioni che operano nelle altre isole, essendo riferita soltanto al naviglio di Lipari. Le Eolie sono da anni destinate a divenire un’area marina protetta. La situazione che ho descritto è oggettivamente inconciliabile con questa vocazione, ma lo è anche la mancata attivazione di misure concrete per limitare o eliminare il danno che ovviamente ne consegue, del quale – ad oggi – manca una definizione su dati certi, ma che potrebbe determinare un gravissimo inquinamento dei fondali marini.
Per risolvere tale problema, è indispensabile che almeno il porto di Pignataro sia dotato di un punto di raccolta delle batterie esauste, e che l’A.T.O. “Eolie per l’Ambiente” ne curi la periodica rimozione, destinando le stesse a uno smaltimento sicuro nel rispetto delle normative vigenti.
Un’alternativa, a mio avviso altrettanto valida e fattibile, potrebbe consistere nell’introduzione del principio “vuoto per pieno”, ossia della restituzione delle batterie esauste al rivenditore al momento dell’acquisto, in assenza della quale potrebbe essere istituito un costo aggiuntivo; faccio notare come tale meccanismo, la cui facoltà è consentita per legge e la cui istituzione affidata a ordinanze emesse dalle amministrazioni comunali, risulti già in uso per una serie di prodotti (bombole, elettrodomestici, ecc.) e permetterebbe di adeguarci a uno standard di civiltà già ampiamente consolidato nell’ambito dell’Unione Europea. Ovviamente, anche in questo caso l’A.T.O. dovrebbe garantire la periodica raccolta delle batterie esauste presso i rivenditori coinvolti.
Dichiarandomi fin d’ora disponibile a partecipare a qualsiasi iniziativa vorrete avviare per una concreta soluzione del problema, resto in attesa di una Vostra cortese risposta e Vi ringrazio anticipatamente porgendo i miei distinti saluti.
Pietro Lo Cascio
consigliere comunale di Sinistra e Libertà