Di simboli Lipari potrebbe averne tanti: Marina corta è un simbolo, il Castello è un simbolo, la Cattedrale è un simbolo, lo Stromboli è un simbolo e via di questo passo. E sono tutti certamente più specifici e conosciuti del decoro barocco.
Ben vengano le occasioni in cui possiamo parlare del nostro passato e dei simboli che lo hanno contraddistinto. Personalmente credo che il simbolo di una comunità rispecchia i suoi valori più profondi. Nel caso dell’isola di Lipari, sin dalla sua (ri)-fondazione ad opera della spedizione cnidio-rodia del 580 a.C., il simbolo della città era il leone di Cnido; la statua in pietra che lo rappresenta era collocata sul bothros di Eolo all’interno dell’acropoli della Lipàra ed attualmente visibile all’interno del Museo Luigi Bernabò Brea.
In seguito la polis di Lipàra creò i suoi simboli, collocandoli, come tante altre polis greche, sulle monete (nel caso di Atene la civetta, nel caso di Rodi la rosa, per Siracusa, la ninfa Aretusa), Lipàra, collocò sulle sue monete il delfino (sacro ad Afrodite Euploia), la prora di una trireme, il dio Efesto intento al suo lavoro. Probabilmente altri simboli erano collocati sugli scudi, nel caso di Lipàra, forse, una
Questi erano i simboli più profondi di una polis che si è governata come una “repubblica marinara” ante-litteram, una città federata con grandi polis siciliane e greche per secoli, Siracusa e Sparta (con quest’ultima condivideva molto più di una semplice alleanza). Una polis in grado di dotarsi di una sua costituzione nella quale l’interesse collettivo era prevalente sull’interesse individuale (oggetto, ancora oggi, di studi specifici e pubblicazioni, soprattutto all’estero), una polis dove il “noi” prevaleva sull’ ”io”; una polis in grado di creare una “sua” arte (Pittore di Lipari) ed una “sua” cultura (le maschere); una polis in grado di difendere la propria indipendenza per oltre 300 anni, testimoniando le proprie imprese con ricchi donarii collocati nella città sacra di Delfi.