Riceviamo dal consigliere comunale Pietro Lo Cascio e pubblichiamo:
Ho seguito con interesse la vicenda di Stromboli e della sperimentazione di una nuova forma di raccolta dei rifiuti solidi urbani, e i passaggi che hanno segnato la conclusione di questa esperienza.
Condivido molte delle perlessità espresse dal collega Adolfo Sabatini nella sua lettera di qualche giorno fa; mi sfugge, però, il senso della drastica decisione assunta dai vertici dell’ATO che – di fatto – taglia le gambe a un’esperienza nel momento stesso in cui questa nasce, penalizzando i numerosi abitanti che ne hanno condiviso le finalità e che si sono adoperati – acquistando anche beni materiali – per la sua riuscita.
Questi cittadini hanno semplicemente “anticipato” i tempi di quello che dovrebbe essere l’assetto futuro di un sistema di raccolta in tutte le nostre isole, se è vero, come afferma l’AD Fonti, che “la proposta per il futuro prossimo è quella di effettuare la raccolta di r.s.u. porta a porta nei centri urbani a maggiore densità abitativa … togliendo tutti i cassonetti e posizionando al loro posto dei cestini porta plurisacchi trasparenti per conferire in modo differenziato (destinati prevalentemente all’utenza turistica)”.
A Stromboli il tentativo è stato certamente ibrido, una via di mezzo tra questa modalità e quella delle “isole ecologiche”, e come accade in ogni tentativo sperimentale, lo scopo dell’iniziativa era anche quello di registrare in corso d’opera gli aspetti più problematici, modificarli e rendere il sistema di raccolta più funzionale e adeguato alla realtà locale. È fisiologico che, quando si introduce un nuovo sistema di regole e di azioni in una comunità, emergano problemi che si manifestano attraverso un certo disorientamento e, anche, una certa resistenza alla novità: a Lipari è accaduto per gli aliscafi, per i parcheggi a pagamento, poi per quelli con il disco orario; accade semplicemente se si inverte un senso di marcia in una strada: quanti saranno gli “abitudinari” che continuano a percorrerla come se nulla fosse cambiato, e che si ritrovano in controsenso?
Non comprendo, quindi, la strana, stranissima rapidità con la quale si è voluto interrompere – a soli otto giorni dall’inizio di questa esperienza – un sistema di raccolta coerente con quello che dovrebbe essere il futuro dei sistemi di raccolta nelle isole. Non si è cercato di perfezionarlo, di modificarlo, di rivederne alcuni importanti tasselli (per esempio, quello del conferimento dell’umido, che necessitava evidentemente di un aumento sostanziale dei giorni previsti). Non si è cercato di concertare l’iniziativa, preventivamente, ma anche in corso di attuazione, con le utenze più “conservatrici” della comunità interessata, e con la totalità dei suoi rappresentanti circoscrizionali. Semplicemente, è stata stroncata dall’oggi al domani un’esperienza che, se rispondono al vero le affermazioni dei vertici dell’ATO, prima o poi dovrà essere riproposta – e forse imposta – agli utenti. E chi lo andrà a raccontare agli stessi cittadini, tra mesi, magari tra anni, che si ripristina quello per cui oggi abbiamo decretato la fine?
È questo il modo di gestire un’iniziativa sperimentale, o stiamo soltanto navigando a vista?
Per questa ragione scrivo e chiedo chiarimenti sui tempi e sui modi nei quali si è inteso programmare gli obiettivi futuri dei sistemi di raccolta citati, se esiste una programmazione, e sulle necessarie iniziative di concertazione che – evidentemente – devono trarre un insegnamento dall’epilogo diseducativo e fuorviante di questa vicenda, che non è soltanto strombolana, ma interamente eoliana.
Pietro Lo Cascio, consigliere comunale di Sinistra e Libertà