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giovedì 27 gennaio 2011

Opificio "Coppolina" di contrada Valle. Sette rinvii a giudizio

(Gazzetta del sud- Leonardo Orlando) Sono state rinviate tutte a giudizio le sette persone coinvolte nell'inchiesta sull'opificio realizzato nell'area artigianale di Lipari, situata in contrada "Valle", già sequestrato il primo aprile dello scorso anno dalla Guardia di finanza di Milazzo.
A giudizio dinanzi ai giudici del Tribunale di Barcellona per l'udienza del prossimo 18 febbraio, per ordine del Gip, dovranno comparire sette persone, di cui quattro dipendenti comunali. Si tratta di Biagio De Vita, 52 anni, Aldo Martello, 60 anni, Salvatore Spartà, 49 anni tutti residenti a Lipari e Massimo Crocco, 50 anni residente a Catania, pubblici funzionari del maggiore dei Comuni eoliani; ed ancora Salvatore Coppolina, 55 anni, Emanuele Carnevale, 42 anni, entrambi di Lipari e Francesco La Spada, 46 anni di Messina. I reati per i quali dovranno rispondere nel processo che si aprirà il 18 febbraio, sono quelli di abuso d'ufficio, falso, lottizzazione abusiva e violazione della normativa edilizia. Il tutto scaturisce dalle indagini della Guardia di finanza di Milazzo coordinate dal sostituto procuratore Francesco Massara. L'attività dei Finanzieri, invece, coordinata dal capitano Danilo Persano, svolta anche con l'ausilio di tecnici del settore, avrebbe messo in evidenza come grazie a numerosi illeciti che sarebbero stati commessi da dirigenti e funzionari del Comune di Lipari, l'area artigianale estesa per circa 3 mila metri quadrati e sottoposta a sequestro per intero, era stata assegnata all'imprenditore Salvatore Coppolina, ancor prima che fosse pubblicato il relativo bando di assegnazione. Quella zona infatti - secondo quanto emerso dagli elementi raccolti dagli inquirenti - era stata inserita nei Pip (Piani per gli insediamenti produttivi), ma tre mesi prima del bando - giugno 2004 - e su richiesta dell'imprenditore sarebbe stata autorizzata la realizzazione di quella che fu definita "baracca di cantiere" ma che nel concreto sarebbe invece un vero e proprio insediamento produttivo, una falegnameria. In tale contesto - sempre secondo quanto accertato dalle Fiamme Gialle - a cura dei funzionari e dirigenti comunali indagati, sarebbero state rilasciate autorizzazioni e concessioni edilizie in violazione alle vigenti normative ed in difformità ai vincoli imposti a tutela del territorio.

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