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giovedì 24 marzo 2011

Sottomonastero. Novanta giorni di silenzio (di Pino La Greca)

Sono passati oltre novanta giorni nel silenzio assoluto sul destino del Porto di Sottomonastero. Soltanto l’ultima, ennesima, emergenza ha riportato l’attenzione dei nostri concittadini sulla porta d’ingresso dell’isola di Lipari alla vigilia della stagione estiva.
Ormai le emergenze si inseguono: dal mega porto, al depuratore, oggi a sottomonastero, domani forse per il dissalatore. Di emergenza in emergenza, senza soluzione di continuità. Non uno ma, le Eolie, rischiano di avere decine e decine di commissari per le loro emergenze che esautoreranno la volontà popolare, il consiglio comunale e qualsiasi altra espressione democratica della nostra comunità. Forse tra quaranta o cinquant’anni qualcuno scrivendo la storia di questo periodo titolerà: “L’era emergenziale”, ma le difficoltà maggiori sono: comprendere quando questa era troverà la sua conclusione.
Ma torniamo a Sottomonastero. L’elenco è drammatico e se qualcuno pensava che non parlandone il problema spariva, dovrà ricredersi rapidamente. La nostra principale struttura portuale nell’area di Punta Scaliddi e nella porzione di banchina commerciale necessitava ormai da quasi un anno di immediati interventi di consolidamento; la situazione era ed è talmente grave che da mesi l’autorità marittima ha emesso specifiche ordinanze che vietano di fatto le operazioni commerciali.
L’unica zona di approdo e di scalo delle navi commerciali in atto disponibile si presenta in un’area aperta ed esposta ai venti senza il ridotto di Punta Scaliddi; le operazioni sono fortemente condizionate e non sempre consentono alle compagnie di linea di garantire con regolarità i collegamenti, condizionando anche la permanenza notturna della nave a Lipari.
Del pontile a giorno, attracco degli aliscafi,è quasi inutile parlarne: chiunque si trovi a transitare può, con i propri occhi, rendersi conto dello stato di usura e degrado della struttura.
Lavori di messa in sicurezza – che fine hanno fatto le richiesti di autoconvocazione del consiglio comunale? Che fine hanno fatto le petizioni e le firme dei cittadini?
Le perplessità sollevati da più parti sono intimamente connessi sia ai problemi di erosione dell’area di Punta Scaliddi sia con il problema della vivibilità della via Tenente Mariano Amendola, le sue abitazioni e le sue attività commerciali.
Ricordo a ma stesso che il progetto del Genio Civile OO.MM. era contestato due per due aspetti fondamentali:
a) lo scarso spazio di manovra per le navi di linea all'interno della darsena meridionale del nuovo approdo. A detta di molti comandanti, e nella evidenza dei fatti, la soluzione prospettata dal Genio Civile OO.MM., comporta uno scarso spazio di manovra per le navi di linea, con le difficoltà d’attracco soprattutto in condizioni meteo marine avverse.
b) l'effetto dei marosi nella sottostante via tenente Mariano Amendola. A detta di molti comandanti, e nella evidenza drammatica dei fatti, la soluzione prospettata dal Genio Civile OO.MM. comporta un forte moto ondoso che da un lato impedirebbe la piena operatività del molo di punta Scaliddi (lato sud) e dall'altro condannerebbe la sottostante via tenente Mariano Amendola all'invasione delle acque, vanificando i lavori di sistemazioni posti in essere qualche anno fa per pregiudizio per le abitazioni della suddetta via.
Mi auguro, pertanto, che la gravità della situazione, la stagione turistica alle porte, il silenzio ormai insostenibile, stimoli il presidente del consiglio comunale ed i singoli consiglieri ad attivarsi per una seduta specifica del consiglio comunale che tratti esclusivamente la situazione di sottomonastero.

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