La Giunta regionale siciliana, riunita a Palazzo d'Orleans sotto la Presidenza di Raffaele Lombardo, ha deliberato di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale svariate norme del Decreto Legge n. 201/2011, conosciuto come decreto "Salva Italia", convertito nella legge n.214/2011. Le disposizioni legislative contestate, anche per l'assenza di clausole di salvaguardia a tutela delle prerogative proprie della Regione siciliana, comportano, secondo la Giunta regionale, una violazione dello Statuto siciliano, nonche' del principio di leale collaborazione fra Stato e Regione.
Le norme che saranno impugnate dinanzi al Giudice delle Leggi, tra l'altro, comporterebbero una cospicua sottrazione di risorse di spettanza della Regione siciliana o oneri finanziari a carico della stessa Regione in palese violazione delle norme statutarie.
Si tratta nello specifico degli art 13, 14, 28 e 48 del decreto "Salva Italia" per violazione degli articoli 36, 37 e 43 dello Statuto siciliano, dell'art 2 delle norme di attuazione nonche' dell'art. 119 comma 4 e 81 della Costituzione anche in riferimento all'art. 10 della legge costituzionale 3 del 2001 nonche' del principio di leale collaborazione fra Stato e Regione.
Fra le norme impugnate c'e' l'Imu (ovvero la nuova versione dell'Ici), la cui applicazione comporterebbe per la Regione siciliana uno squilibrio incompatibile con il bilancio regionale in quanto, da un lato, la normativa statale ignora che l'intero gettito dell'IRPEF sulla componente immobiliare nel territorio della Sicilia e' attualmente di spettanza regionale e dall'altro, la Regione si troverebbe a dover compensare anche le perdite degli enti locali con ulteriori trasferimenti e cio' per coprire la quota del gettito riservata allo Stato.
Sarebbero in contrasto col dettato statutario anche le disposizioni dell'art. 28 che portano dallo 0,9% all'1,23% l'addizionale regionale Irpef e indirettamente riducono la quota di compartecipazione dello Stato alla spesa sanitaria. Ancora illegittima secondo Palazzo d'Orleans la riduzione dei trasferimenti ai Comuni siciliani alla quale la Sicilia si troverebbe a dover far fronte senza introiti compensativi.
Ancora una volta lo Stato intende attuare il federalismo fiscale a carico della Regione violando le prerogative statutarie della stessa Regione in materia finanziaria.
Unitamente alle predette norme in materia tributaria e finanziaria, il Presidente della Regione, in sede di Giunta, ha sottolineato la necessita' di impugnare anche la norma in materia di "esercizi commerciali", che prevede una totale deregulation in materia di apertura ed esercizio di attivita' commerciali.
La norma e' lesiva della competenza esclusiva della Regione siciliana attribuita dallo Statuto speciale in materia di commercio e di valorizzazione, distribuzione, difesa dei prodotti agricoli e delle attivita' commerciali.
In forza di questa competenza la Regione potrebbe "adattare" la normativa di settore, pur nel rispetto della Costituzione e delle direttive comunitarie, a quelle che sono le specificita' del suo tessuto economico-sociale, fatto di piccoli esercizi commerciali e favorire la vendita dei propri prodotti agricoli.
Lo Stato, invece, senza rispettare le norme statutarie, che sono di livello costituzionale, finisce con lo schiacciare le peculiarita' regionali
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