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venerdì 23 marzo 2012

No del Tribunale a Buzzanca deputato Accolto il ricorso di Antonio D'Aquino, primo dei non eletti. Il doppio incarico già bocciato dalla Consulta

Il sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, decade da deputato regionale. O meglio, materialmente decadrà tra un po'. Giusto un po'. La decadenza è stata sancita ieri dai giudici della prima sezione civile del Tribunale di Palermo (presidente Caccamo, a latere Laudani e Marletta), che hanno accolto il ricorso di Antonio D'Aquino, primo dei non eletti alle Regionali del 2008 nella lista Pdl, rappresentato dall'avv. Antonio Catalioto. Una sentenza scontata dopo la pronuncia di incostituzionalità del doppio incarico deputato regionale o nazionale e amministratore di un comune con più di 20mila abitanti.
E allora cosa rende Buzzanca diverso da Ardizzone, Romano, Scoma, Caronia, Caputo, Stancanelli, Nicotra, Dina e Federico, tutti parlamentari nazionali o regionali costretti a scegliere tra l'incarico di deputato a Roma o Palermo e amministratore di centri con più di ventimila abitanti o Province? Che Buzzanca resiste ancora. Finché può. Ovvero fino alla sentenza di appello: quando la decadenza sarà questa volta esecutiva, perché in materia elettorale bisogna attendere la pronuncia di secondo grado. Il processo dovrebbe celebrarsi a maggio e solo dopo Antonio D'Aquino, transitato intanto nell'Mpa, approderà all'Ars. Dove in conseguenza dell'arresto dell'on. Roberto Corona ha appena effettuato un "giro" di due mesi: proprio ieri Corona si però riappropriato del suo seggio a Sala d'Ercole essendo tornato in libertà.
I giudici del Tribunale di Palermo hanno steso in nove pagine le motivazioni di una sentenza non suscettibile di interpretazioni. Il doppio incarico non è cumulabile, come sancito appunto, e a più riprese, dalla Corte costituzionale. Non vi per i giudici che da prendere atto della pronuncia della Consulta, ma finché potrà Buzzanca andrà avanti. Gli restano tutt'al più due mesi, ma a meno di un anno dalla scadenza della legislatura si può dire, guardandola dal suo punto di vista, che l'obiettivo di tirarla per le lunghe è stato per lo più centrato. La qualcosa manda su tutte le furie gli avversari politici del centrosinistra e induce l'avv. Catalioto ad affermare che «la giustizia è inesorabile; si può perdere tempo ma alla fine arriva. Mi auguro che sotto il profilo giudiziario la vicenda si chiuda qua. Un appello, in punta di diritto, non avrebbe senso».
Non la pensa così il difensore di Buzzanca, l'avv. Marcello Scurria: «La decisione del Tribunale di Palermo era ampiamente scontata perché coerente con quella di sollevare a suo tempo la questione di costituzionalità. La non condivisione delle motivazioni, nonostante il formale rispetto della sentenza, non può che determinare una richiesta di riesame davanti ai giudici di secondo grado».
Appunto, Buzzanca andrà avanti finché potrà. Il Pd, attraverso il segretario cittadino Giuseppe Grioli, insorge: «Non perda tempo il sindaco Buzzanca! Non proceda con ulteriori ricorsi continuando una pratica dilatoria non più sostenibile. Buzzanca è incompatibile ed è rimasto l'unico sindaco d'Italia a resistere nel suo doppio ruolo al solo fine di raggiungere l'ultimo grado di giudizio e avere la conferma di ciò che la Corte costituzionale ha stabilito. La logica che sta seguendo il sindaco getta discredito sull'immagine di Messina in Italia».
Sulla stessa lunghezza d'onda il segretario di Italia dei Valori, Salvatore Mammola: «Ostinarsi», afferma, «a non rispettare le sentenze, che sul punto sono state ben sei, significare infrangere sempre di più l'immagine di Messina». E attacca a testa bassa anche il segretario generale provinciale della Cgil, Lillo Oceano: «Un altro Tribunale si è pronunciato sulla incompatibilità del doppio incarico di Buzzanca, dichiarandone la decadenza da deputato. Al precetto della Corte costituzionale si sono adeguati tutti tranne Buzzanca, che continua a ricoprire i due incarichi grazie a una serie di resistenze e ricorsi meramente dilatori. Ciò con l'evidente fine», per il leader della Cgil messinese, «di conservare più a lungo possibile entrambe le posizioni di potere. Così facendo Buzzanca mostra disprezzo per i due ruoli che ricopre, illegittimamente secondo le Corti che si sono espresse, e offende l'alto valore etico che sta alla base dell'amministrazione della cosa pubblica».
Ma cosa dice Buzzanca? «Decadrò da deputato allorquando il percorso giudiziario si esaurirà, come prevede la legge. Tutti sanno che da sindaco non percepisco alcun emolumento per cui respingo ai mittenti basse insinuazioni. Come più volte peraltro è stato spiegato sia da me sia dall'avv. Scurria, il ruolo di sindaco non sarebbe mai stato messo a rischio e ciò lo sottolineo per coloro che hanno apertamente affermato che volessi spianare la strada al commissariamento della città.

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