Mario Cavaleri
PALERMO
Per i candidati che concorrono alla conquista di un
seggio nelle 147 realtà municipali chiamate al voto domenica prossima è
l'ultima settimana di passione; poi comincerà l'estenuante e
interminabile "vigilia" delle Regionali. Perché a tutti è ben chiaro che
all'indomani del voto, specie quello che verrà da Palermo, si scriverà
una pagina nuova. Impossibile fare previsioni persino per i più navigati
osservatori, giacché le variabili che si intersecano e gli elementi di
novità sono tali e tanti da autorizzare più scenari: dall'affermazione
della denigrata "antipolitica" (come se la politica ortodossa non fosse
la sua vera genitrice); al ribaltamento dei due Poli, che a Palermo
sono almeno il doppio. Non è unito il Centrosinistra con le due
espressioni, Fabrizio Ferrandelli e Leoluca Orlando, che interpretano
sentimenti diversi e contrapposti; è sparpagliato il Centrodestra con
almeno tre candidati (Alessandro Aricò, Massimo Costa e Marianna
Caronia) in totale antitesi. Se poi si aggiungono gli altri sei outsider
in corsa per Palazzo delle Aquile, si ha un quadro della complessità
di una situazione che riproporrà lacerazioni e rese dei conti pure in
sede di ballottaggio. Dell'importanza del voto palermitano è consapevole
il presidente della Regione Raffaele Lombardo, reduce da un'altra sua
personale settimana di passione, diviso tra Palermo e Catania, tra
Finanziaria e vicenda giudiziaria. Nonostante tutto, sereno,
instancabile, coriaceo.
Sul Bilancio niente da rimproverarsi, anzi: «Ci sono
venuti meno 800 milioni di Fondi Fas; altri 600 sotto forma di
premialità per la Sanità; un miliardo e mezzo che abbiamo dovuto
recuperare con tagli severi ma inevitabili. E tuttavia con un'attenzione
agli investimenti, ad agevolazioni laddove possibile alle famiglie per
affrontare gli effetti della crisi in un momento in cui essa colpisce
tutti gli strati della popolazione».
Archiviata la lunga questione Finanziaria che ha
surriscaldato gli animi, a Sala d'Ercole potrà tornare il sereno. Le
dimissioni preannunciate da Lombardo per far scattare il meccanismo
procedurale del voto in autunno sono intanto un bel regalo per i Novanta
che rischiavano di assottigliarsi a settanta se la legislatura si fosse
conclusa normalmente e il Parlamento avesse portato avanti la Riforma
costituzionale di riduzione dei numero dei parlamentari già votata
dall'Ars. Anche se l'ipocrisia farà dire a ciascun deputato di essere
"rammaricato", di beffa si tratta, visto che in tempi di tagli
nessun'altra riduzione significativa si è varata.
Il tempo di analizzare il voto di maggio ci sarà al
lavoro un nuovo Esecutivo, Lombardo ci sta già pensando: «Procederò a un
riassetto, con l'inserimento di personalità che diano una fisionomia
marcatamente politica. Tre o quattro assessori almeno da cambiare».
Non fa nomi ovviamente e non indica neppure quali
assessorati saranno interessati. Ma assicura che si tratterà di settori
importanti della giunta.
Quanto al dopo, alla successione, è ancora presto.
Auspica un rilancio dell'attuale alleanza che sostiene il governo,
magari più allargata.
Anche all'Udc? «Possibile. Una volta che mi farò da
parte verrà meno la preclusione oggi posta nei miei confronti, quindi
sarà possibile».
Non si sbilancia sull'identikit del successore. Che
potrebbe provenire da quella parte del Pd che gli ha dato finora
sostegno convinto. Tuttavia solo congetture al momento. Incombe il voto
di Palermo che dirà la sua, di cui tutti dovranno tenere conto.
Ieri anche Francesco Rutelli, leader dell'Alleanza per
l'Italia, componente di quello che era il "terzo polo" giunto a Palermo
per sostenere la campagna elettorale di Alessandro Aricò ha ricordato
il nostro ruolo di apripista: «La Sicilia è sempre stata un laboratorio
nazionale. Da qui sono partiti fenomeni politici che hanno fatto la
storia d'Italia anche recente. Berlusconi è partito da qui, quindi
dall'Isola partiranno i nuovi equilibri che cambieranno segno alla
politica nazionale».
E poi: «La politica nazionale vivrà una vera
rivoluzione da queste elezioni amministrative perchè si affermeranno
molte realtà civiche. Ci saranno risultati inaspettati come una forte
battuta d'arresto del Pdl e questo porterà un cambiamento che spingerà
moderati e riformisti a nuove aggregazioni».
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