Il lavoro d’indagine, con le inchieste della magistratura inquirente, è solo l’aspetto più eclatante. Le eventuali responsabilità –amministrative e penali – verranno accertate, se sussistono, dalla Guardia di Finanza, la Procura della Repubblica e dai giudici contabili. La politica e le istituzioni hanno il dovere tuttavia di fare sapere come sono stati spesi i soldi dei contribuenti, chi ne ha tratto giovamento e perché.
La formazione, la sanità, il turismo, l’energia e la raccolta dei rifiuti sono i luoghi privilegiati della spesa pubblica. Il mondo dell’informazione non è estraneo al “governo” delle risorse. Non potrebbe esserlo, dal momento che in questi settori la spesa per la comunicazione è in cima all’agenda.
Se i contributi ai partiti ed ai gruppi parlamentari, attraverso rimborsi forfettari, costituiscono una forma di finanziamento occulto ai partiti, le campagne di comunicazione pubblicitaria costituiscono una forma di finanziamento occulto all’editoria e, quindi, una grave distorsione del mercato. Chi è fuori dal giro non viene solo discriminato ma gravemente danneggiato perché i concorrenti possono contare su risorse maggiori.
“Neppure la Fiat ha speso quanto il Ciapi in comunicazione”, ha affermato il Presidente della Regione, Rosario Crocetta. Neppure l’ultimo degli imbecilli, aggiungiamo noi, avrebbe speso, come si è fatto in Sicilia per decenni, milioni di euro promuovere l’Isola ai siciliani attraverso mezzi d’informazione locale e campagne di affissione regionali.
Il Presidente della Regione Rosario Crocetta annuncia “altri clamorosi dati appena verra’ concluso l’esame delle documentazione”. Restiamo in attesa.
Il Ciapi è solo la punta dell’iceberg.
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