20
aprile 1928
Mons.
Bernardino Re
Salvatore Re nasce il 23 ottobre 1883 a Favara. Il padre era
muratore e fabbro, titolare di un'impresa edile che costruì nel suo paese il
bevaio della Giarritella tra il 1885
e il 1886.
Dopo essere stato ordinato sacerdote, divenne provinciale dei
Cappuccini della Sicilia. Il 20 aprile
1928 venne designato vescovo di Lipari.
Per oltre un mese Lipari è in fermento per preparare
l’accoglienza al nuovo vescovo. Sia le autorità civili che quelle religiose
concertano i festeggiamenti perché l’incontro sia solenne. Per interessamento
delle autorità civili, la Regia Marina dispone l’invio a Milazzo della R.
Torpediniera “P.N. 43” perché effettui la navigazione sino a Lipari portando
Mons. Re, nella domenica di Pentecoste. Una folla di gente venuta anche dalle
isole minori prende posto a Marina Corta. La piazza è coloratissima per i
numerosi drappi esposti a festa sui balconi; la banda cittadina con vivaci
esecuzioni allieta l’attesa della nave appena visibile all’orizzonte.
Viene eretto un palco d’onore da dove il podestà, il liparoto,
Rag. Salvatore Saltalamacchia, rivolge il saluto al Vescovo.
Mentre la torpediniera si avvicinava alla banchina, si vide
Mons. Re ritto sulla prora. La banda esegue la “Marcia Reale”, le fanno eco le
campane delle chiese e quelle delle sirene dei bastimenti che facevano corona
nel vasto specchio di mare.
Ricevuto il saluto da parte del Podestà, Mons. Re., si porta
alla chiesetta delle “anime del purgatorio” per la vestizione dei paramenti sacri;
poi procede col corteo, e sotto il baldacchino, verso la Chiesa Cattedrale.
I suoi primi giorni a Lipari, del
vescovo Re, vengono raccontati anche dal confinato politico, Mario Magri, che scrive così di lui: Ad
esprimere il sentimento generale pensò il Vescovo dell’isola (mons. Ballo. n.d.a.), il quale, il
giorno dopo gli arresti sospese la processione e le altre cerimonie predisposte
per non so quale festa religiosa, dicendo che quello era un giorno di lutto per
tutto il paese. Naturalmente qualche giorno dopo fu trasferito ad una nuova
sede e sostituito da un altro (Mons. Bernardino Re, n.d.a.), il quale in
una omelia tenuta in cattedrale, designò i confinati come nemici dell’umanità.
Anche Malaparte,
parla di mons. Re in due brevi racconti, “La Capra Prigioniera” e “sesta
sinfonia”.
(…) mi volto, e vedo in fondo al Corso attraversare
la strada il Vescovo, Don Bernardino Re,
un Vescovo cappuccino, con la sua bella barba ancora nera sul viso bruciato dal
sale e dal vento. Lo segue un codazzo di preti e di pescatori.
(…) Anche Valastro mi segue, saliamo per Via
Garibaldi, svoltiamo verso la pasticceria di Cavallaro, siamo nella piazzetta
in fondo al corso Vittorio Emanuele.
(…) Al centro della piazzetta, sul solito palco,
sono allineati in semicerchio i suonatori, il maestro Bongiorno saluta
sorridendo gli amici, il Dottor Fenech, Famularo, il maresciallo dei
Carabinieri. Il suono degli strumenti accordati, lo schiamazzo dei ragazzi, lo
scalpiccio dei sopravvenuti, fanno un frastuono gaio e metallico. L’aria è
densa, il calore insopportabile. A un tratto un lungo mormorio si spande nella
folla, la folla si apre, ecco il Vescovo, Don
Bernardino Re, un frate cappuccino con una gran barba, si apre un solco fra
la gente, si mette a sedere su una sedia già preparata proprio dietro il podio
del direttore della banda. Ed ecco un cenno del direttore, un profondo
silenzio, e le prime note della Sesta Sinfonia di Beethoven rimbalzano
nell’aria tesa e arroventata come una lastra di zinco. A poco a poco l’aria si
raffresca, il vento umido di Heiligenstadt soffia sui visi sudati della folla.
Svolse per 35 anni l’apostolato,
rinunziando al trasferimento in altre diocesi più importanti. Tantissimi gli
episodi da ricordare: il 23 agosto 1943, con una imbarcazione di fortuna, si
recò a Milazzo (già occupata militarmente) per riportare a Lipari e alle altre
isole oltre 50 giovani militari che non riuscivano a tornare alle loro case.
Negli anni 1950-51 volle recarsi in
America e in Australia per conoscere le comunità eoliane in quelle terre
d’emigrazione.
A lui spettò completare l’organo della
cattedrale, il più grande d’Italia ed il quarto dell’Europa con i suoi 177
tasti.
Nel suo testamento spirituale così
scrisse: “Come Cappuccino sono entrato
povero nella Diocesi e dichiaro che nulla appartiene ai miei parenti di ciò che
ho acquistato durante il mio Vescovato”.
Al vescovo Re è intestata una delle
vie principali del centro urbano di Lipari che conduce al Palazzo Vescovile.
Per approfondimenti:
P.
Agostino Lo Cascio da Giardini, Mons. Bernardino Salv. Re, Vescovo Cappuccino
di Lipari (1883 – 1963), Ediz. Francescane – “Madonna di Pompei” – Messina.
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