Riceviamo dal geometra ed ex vice-sindaco Gianfranco Guarino e pubblichiamo:
Un paio di giorni fa, dopo l'ultima mareggiata, un tratto del pontile in ferro per il
caricamento della pomice è crollato.
Non poteva essere diversamente, visto l'abbandono totale dell'area ormai da anni, per cui
anche del pontile.
Una struttura imponente ed importante, che ha caratterizzato un secolo di storia della
nostra isola.
Occorre tornare parecchio indietro nel tempo, prima della chiusura del canale di Suez
(1967) quando le grandi navi americane ferme in rada a Canneto ostruivano l'intero fronte
mare, per poi recarsi a caricare la pomice di Porticello.
Il pontile ha garantito pane, lavoro e dignità a centinaia di operai e portuali.
Buona parte dello sviluppo economico del '900 è passato attraverso quel pontile.
Rappresenta senza ombra di dubbio un manufatto storico con una importante funzione
socio politica.
Un paio di giorni fa, leggendo articoli giornalistici, dove si annuncia la demolizione
dell'intero manufatto, sono rimasto sconcertato.
Sulla scorta di atti inerenti alla sicurezza dell'area, viene chiesta la demolizione,
cancellando un secolo di storia Eoliana.
Chi, ha eseguito tutti gli studi tecnici ed ingegneristici, per dimostrare che l'opera va
demolita e non salvata o recuperata?
Chi nell'esercizio della propria funzione si può arrogare il diritto di decidere, senza le
necessarie valutazioni socio politiche il futuro del posto e della popolazione dove si opera?
Possibile che pensando sempre di uccidere il lupo cattivo, non si riesca a vedere altro?
Vorrei ricordare a tutti, me compreso, che il pontile ricade su spazio demaniale; che a poca
distanza lo stato Italiano ha investito milioni di euro per un'altra banchina, questa volta in
cemento sempre abbandonata; che l'area antistante entrambe le strutture è demaniale, ed
meglio stendere un velo pietoso sul mantenimento e decoro.
Di fatto, manufatti pubblici o similari, che con il loro recupero si portano dietro un enorme
potenziale storico, d'immagine ed economico.
Il mantenimento e sistemazione dell'area, che nulla centra con l'attività estrattiva o con i
recenti sequestri e fallimento dell'impresa, rappresenta una grande opportunità che già
esiste, solo da salvare, completare ed eventualmente migliorare.
Chiedo ai responsabili della gestione pubblica di fermarsi a riflettere un attimo,
limitandosi a mettere in sicurezza l'area.
Solo il pontile se restaurato, potrebbe essere fonte di lavoro ed economia per tanti giovani
e piccole attività, se abbinato ai moli in cemento esistenti, l'area diventerebbe fonte di
ricchezza per gli enti pubblici e per i privati, una piccola industria del mare, Conservando
l'indubbio valore storico e sociale.
Un grande Soprintendente, che purtroppo ci ha lasciato, sosteneva che Lipari, era
naturalmente predisposta alla conservazione della memoria, figuriamoci se poi da questo
si riesce a produrre anche ricchezza per il territorio.
Gianfranco Guarino
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