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giovedì 9 giugno 2016

A casa d'u Ruocciulu a Canneto. Da una foto emergono i ricordi (di Ezio Roncaglia)

Da quando siamo entrati in possesso di questa foto (se ricordiamo bene grazie a Claudio Merlino) l'abitazione immortalata ci ha sempre incuriosito. 
Questa curiosità e il rapporto di affettuosa stima che lega questo direttore al carissimo Ezio Roncaglia, ci ha spinti a rivolgerci a lui (leggendo il post capirete perchè è la persona più qualificata, oltre che per la sua preparazione e conoscenza del nostro passato recente) per saperne di più.
Il signor Roncaglia, con la sua competenza, ha svolto in maniera eccezionale il "compitino" (così lo ha definito nel nostro contatto telematico) regalando a noi e ai lettori una "pagina" affascinante e per molti, noi compresi, sino ad oggi, assolutamente inedita. 
Di questo lo ringraziamo

A casa d’u Ruocciulu
Giugno 2016

Questa casa è stata costruita negli anni tra il 1926 ed il 1929.

Il proprietario era un certo sig. Giuseppe Spinella fu Domenico nato a Canneto, di cui non credo di essere in grado di indicare l’età.-
Certamente però, la sua data di nascita si colloca attorno o subito dopo il 1890.
Emigrato negli Stati Uniti d’America giovanissimo,  aveva lavorato in una compagnia telefonica, andando in pensione abbastanza giovane.-
In virtù del cambio favorevolissimo tra dollaro Usa e Lira italiana, tornò sull’isola e, con la sua pensione, conduceva una vita da nababbo.- 
Costruì questa casa con il prospetto,  dettagli e particolari dichiaratamente americani,  a cominciare dalle finestre che oggi definiremmo ..,  “ a ghigliottina “ ma che per lunghissimi anni in Paese vennero chiamate con uno strano  nome americano (sicuramente storpiato e probabilmente di autentico “ slang “)  … che non saprei riportare.-
Tutta la costruzione venne fatta in mattoni rossi, cosa estremamente insolita ed altrettanto  costosa in un paese dove si costruiva rigorosamente in muratura di pietre e calce, … e le pietre erano quelle che si potevano raccogliere a Unci oppure ad Acquacalda, portate dalle  mareggiate.-
I muri che trasudavano salmastro, … erano quindi la regola e la conseguenza.- 
Con la precarietà e la farraginosità dei trasporti via mare  dell’epoca, … i mattoni rossi prodotti sulla terraferma, nell’area del milazzese,   erano costosissimi.- 
Il Sig. Spinella era sicuramente un personaggio, in tutti i sensi, da quello fisico a quello caratteriale e comportamentale.
Era molto basso (probabilmente non raggiungeva quota 1,50)  ed aveva uno stomaco enorme : non so come facesse a vestirsi ed a lavarsi, e sono certo che,  se fosse caduto, per rialzarsi avrebbe dovuto essere aiutato.
La sua conformazione fisica gli valse l’impietoso soprannome di “ruocciulu“.-
Lui lo conosceva perfettamente, …. e  lo usava.-
Io ricordo di averlo sentito, mentre  istruiva un ragazzo incaricato di recapitare un pacchetto …. “” … ccià diri  chistu t’u manna u ruocciulu “”.- 
Io lo ricordo come un uomo generoso ed estremamente espansivo.-
Aveva tratti di grande umanità che, negli anni in cui aveva denaro a disposizione, si appalesava con gesti di generosità, ….  generalmente descritti e vissuti come sinceri, ancorché plateali.- 
Voglio aggiungere, senza cattiveria ma soltanto per amore del vero, che uno dei tratti ricorrenti della sua natura, del suo essere e dei suoi comportamenti, … era una sostanziale,  invincibile, incolpevole volgarità .- 
Di Lui e della sua famiglia ho un ricordo patetico che, per essere compreso ed apprezzato,  deve essere contestualizzato al tempo ed alle situazioni di quegli anni.
Il figlio Guido, nato a Canneto del 1931, aveva quasi la mia età.
Ogni anno, per il suo compleanno, la sua Mamma organizzava una festicciola a cui venivamo invitati un certo gruppo di coetanei : il fascino di questa festicciola era che, secondo lo stile americano, tutti i partecipanti  venivamo dotati di nasi finti, piccole parrucche, trombette e stelle filanti, …. neppure quel che da noi si fa per carnevale.- 
Una cosa analoga, ed ancora più affascinante,  era la stessa festicciola che la sig.ra Spinella organizzava nella settimana precedente il Natale.
Intanto per l’albero di Natale vero e proprio che, per noi ragazzi d’epoca, era una novità assoluta,  perché conoscevamo il presepe, solamente e sempre il presepe.-
Ma, in più, l’albero,  …. enorme, occupava un intero angolo, alto fino al soffitto, era addobbato con le  palline di vetro luccicanti che da noi non si erano mai viste prima, ….
Tutti i bambini con i nasi finti, la parrucchine , le trombette e le stelle filanti ….. ed un grammofono (78 giri, azionato a manovella) che suonava ininterrottamente una musichetta lenta e triste, quella  che di solito sentivamo soltanto in chiesa, durante la novena di Natale, ……  ! 
Tutto ciò faceva  apparire quella festicciola , come una fantasmagoria  incantevole …….., tant’è che a quasi 80 anni di distanza, ancora  ne ricordo gli incantevoli  dettagli  ! 
Posso collocare queste festicciole negli anni dal 1936 al 1940. 
Voglio narrare un altro aneddoto che getta uno sguardo dolcissimo sulle cose e le persone degli anni ‘35/40.
Il Sig. Spinella  aveva portato dall’America una macchinetta per fabbricare cubetti di ghiaccio.
Era un arnese grande come un comodino basso, di colore nero lucido, che Lui teneva su un tavolino basso e lo spostava vicino ad una presa di corrente, quando voleva azionarlo.
Di tanto in tanto (con sapiente parsimonia) nelle giornate di terribile calura di Luglio o Agosto, verso il mezzogiorno, chiamava qualcuno di noi ragazzi “ limitrofi “  (io, oppure Alberico Bonica, oppure Umberto Barile, oppure uno dei ragazzi Natoli) e ci donava un boccale di ghiaccio.- 
Erano dei cubettoni poco più piccoli di un pacchetto di sigarette, fatti con acqua piovana “” d’a isterna pì viviri “ e dunque potevano essere messi direttamente nel boccale dove c’era l’acqua da bere.
E Lui, visibilmente compiaciuto ma sempre disponibilissimo,  ci faceva assistere a quello che a me appariva come un miracolo,  un’incredibile magia, …
Questa macchinetta che Lui caricava con acqua e poche gocce di un altro liquido (forse dell’ammoniaca)  che per circa 20 minuti emetteva un ticchettio simile a quello di un orologio, ma molto più forte ed accelerato, e poi, improvvisamente, …. da una canalina aperta verso l’esterno, … “ vomitava “ questi cubettoni bianchi, luccicanti, ben squadrati , che saltellavano nel recipiente sottostante ….
A me sembrava un miracolo, perché a quel tempo il ghiaccio arrivava da Milazzo,  con la nave, in lastre da 20 kg. avvolte in uno o in due sacchi di juta spessi,  per mantenerne al massimo la durata, ed era sporco, con delle impurità visibili ad  occhio nudo, … 
E  se veniva usato per raffreddare, bisognava  metterlo  in un recipiente che ne raffreddava un altro …..  
In tutto questo, il sig. Spinella assumeva la figura del generoso donatore, oppure del mago buono, del grande sacerdote  che elargiva benefici a  chi gli stava intorno, …… 
Fino agli anni della guerra la sua pensione in dollari consentiva al sig. Spinella  di vivere molto agiatamente e di condurre (stavo per dire ostentare)  un tenore di vita  superiore ai migliori standard dell’isola.- 
Aveva anche costruito una casa a Vulcano dove andava per i fanghi e dove restava per almeno due mesi  all’anno.-
Fu anche coinvolto in una pseudo-avventura industriale, nel senso che comprò un terreno pomicifero, costruì un fabbricato ed avviò una improbabile produzione nell’area di Pietraliscia.-
Ritengo che si tratti della prima e basilare cellula di quello che poi divenne, molto più ampio ed articolato, lo stabilimento F. La Cava.- 
La guerra cambiò radicalmente la situazione.-
Prima  determinò l’interruzione del pagamento della pensione, perché lo stato di belligeranza aveva tagliato tutti i rapporti tra i due paesi , e quindi la sua famiglia si trovò ad affrontare alcuni anni con le spese di sempre ( tante)  e senza nessun introito .-
Tentarono  di compensare questo terribile stravolgimento del quotidiano  vendendo tutto quello che potevano.-
Dopo la guerra, quando incassò anche gli arretrati della pensione, si trovò a fare i conti con un cambio lira-dollaro molto meno vantaggioso ma, soprattutto, dovette confrontarsi con un’inflazione a due cifre che, mese dopo mese, con una progressione devastante, rendeva la sua pensione un’autentica miseria.-
Non credo di esagerare, ma negli anni ‘44/45 la famiglia Spinella toccò soglie di quasi povertà.- 
Fu  questo il motivo che lo  spinse a ritornare negli Stati Uniti dove aveva altri parenti benestanti che gli garantirono un supporto sufficiente per affrontare  dignitosamente i suoi ultimi anni.-
Non ho memoria molto precisa di quando tornò in America.-  Ritengo di poter collocare questo accadimento nell’anno 1946 : ho certezza documentata che  già nell’anno 1947 la sua casa di Canneto era  occupata dalle Suore Francescane.-
Il Sig. Spinella morì in Brooklyn nel Luglio del 1953.-
Negli USA lo sostenne in maniera più particolare un cognato di nome Giuseppe Ficarra, che io ho conosciuto e che ricordo  come uomo giusto e probo, molto religioso e dotato di un senso altissimo dell’amicizia.-   
Negli anni 45/46, appena ripartito per gli Stati Uniti, vendette tutti i mobili della casa di Canneto, alcuni di autentico pregio, comprese tutte le stoviglie ed il vasellame : tra questi, un pregevolissimo, costosissimo ed opulento servizio di piatti decorato in oro zecchino, opera di una prestigiosa e rinomata casa palermitana.-
La casa venne  ceduta in locazione alle Suore Francescane che la abitavano e vi tenevano affollati corsi di cucito e ricamo per uno stuolo di ragazze di Canneto.- 
Però,  siccome negli ultimi 25 anni,  nessuno aveva speso un solo centesimo per lavori di  manutenzione, la casa denunciava tutta la sua età e la sua stanchezza.-
E le Suore dovettero lasciarla per motivi di sicurezza.- 
Malgrado ciò la casa venne ancora locata ad un patronato (credo le ACLI) che riuscì ad utilizzare i pochi vani rimasti  agibili  per i propri uffici.-
Ma anche questa locazione durò ben poco perché l’immobile aveva perduto anche gli ultimi barlumi  di sicurezza :  i tetti erano pericolosamente cadenti ed i pavimenti,  avvallati, minacciavano anch’essi il crollo.-
Al momento della morte del sig. Spinella, avvenuta nel Luglio del 1953 a Brooklyn N.Y.,   la casa venne ereditata dalla moglie   Nunziata Spinella fu Cristoforo (nata a Canneto il 02 settembre 1892) la figlia Antonietta  Spinella (nata a Brooklyn il 12 marzo 1914)   ed il figlio Guido Spinella (nato a Canneto il 15 settembre 1931).-
Nel Settembre 1965 la casa era praticamente ridotta a rudere, con tutti i tetti caduti  e, all’interno,  erano pure cresciuti i rovi.-
La casa venne acquistata da me nel Settembre 1965 attraverso il procuratore sig. Ficarra.-
La ristrutturazione-ricostruzione avvenne negli anni tra l’inizio  del 1966 e la tarda estate del 1968, praticamente in tre anni.-
Per vicissitudini di Famiglia, la casa, ancorché sostanzialmente terminata e dotata di tutti i servizi,  rimase disabitata ancora tutto il 1979 e venne abitata stabilmente dal Luglio 1970.-
Nella fase di ristrutturazione dovettero essere rispettate alcune condizioni che la confusa e spesso balorda normativa regionale di quegli anni  imponeva.-
Poiché nei confronti della costruzione limitrofa dei Signori Bonica non c’erano le distanze dettate dalle norme antisismiche, si dovette  mantenere molto dell’esistente, pena l’impossibilità di ricostruirlo.- 
E, quindi, vennero mantenuti i muri perimetrali (mattoni rossi)  e l’altezza totale del fabbricato, con l’assurda imposizione di rispettare la quota del pavimento del primo piano,  con la conseguenza che  i soffitti del piano terra non raggiungono i mt. 2,50 mentre  quelli del primo piano superano quota mt.  3,60.- 
La terrazza anteriore, con scala  monumentale, dovette esedre  demolita e sostituita con una laterale nord.- 
Dopo il terremoto del 1978, la casa venne rinforzata con dei bastioni  laterali (brutti a vedersi, ma concretamente efficienti) che abbracciano i muri perimetrali,  e con l’aggiunta di un corridoio-terrazzino sui ¾ della sua estensione nord.-

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