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venerdì 7 ottobre 2016

A proposito di Area Marina Protetta, Parco e dintorni. L'intervento del dottor Michele Giacomantonio

Riceviamo dal dottor Michele Giacomantonio e pubblichiamo:
In questi giorni abbiamo visto ricomparire,  in coincidenza con i timidi propositi dell’Amministrazione di promuovere finalmente nelle Eolie l’Area Marina Protetta di cui si discute fin dal secolo scorso, le posizioni “no Parco” sostenute dall’Associazione La Voce Eoliana per la penna del suo presidente avv. Angelo Pajno.
Angelo lamenta la grande disinformazione che circonda questo problema e potremmo essere d’accordo purché si ammetta che la disinformazione è generale fra i pro e i contro. Basti un piccolo esempio preso dalla sua  nota .
Dice l’avv. Pajno “Parlare della data del 09 novembre – indicata dall’assessore regionale all’Ambiente a conclusione dell’incontro con l’amministrazione comunale di cui si è detto – per la presentazione di una zonazione presso il competente assessorato regionale dimostra il disarmante dilettantismo degli interessati.
La stessa legge istitutiva impone preliminarmente un attento e dettagliato studio del territorio e di tutta una serie di elementi da valutare scientificamente prima di giungere ad una “proposta” di zonazione. Cosa assolutamente carente (rectius: mancante) nel caso di specie.
In assenza quindi di tale ineludibile presupposto, per la cui acquisizione occorreranno mesi, se non anni, l’invito dell’assessore Croce assume la stessa consistenza di un invito ad una gita domenicale fuori porta: portate barbecue e salsiccia. Nient’altro!”.
In realtà un attento e dettagliato studio del territorio e delle sue biodiversità fu fatto dal prof. Di Geronimo ed è a disposizione delle Pubbliche Amministrazioni fin dagli ultimi anni 90. Il Sindaco di allora contestò al prof. Di Geronimo non lo studio, giacché il Sindaco non aveva la competenza per farlo, ma la perimetrazione delle aree di riserva che ne deduceva.
Per questo, qualche anno dopo, all’inizio del 2001, se non vado errato, si tenne un incontro a Roma, al Ministero dell’Ambiente fra i Sindaci delle Eolie ed i responsabili del Ministero in cui si giunse alla bozza di una nuova perimetrazione che sarebbe dovuta passare al vaglio dei Consigli comunali e che purtroppo venne travolta dagli eventi che seguirono come  la sfiducia al Sindaco di Lipari da parte del Consiglio Comunale il 19 giugno del 2001.
Di quella bozza dovrebbe esistere traccia nelle carte del Comune, comunque mi pare di ricordare che le cosiddette zone A, di riserva integrale , quelle che prevedono un divieto di fruizione quasi assoluto, erano pochissime ed in particolare, per quanto riguarda il Comune di Lipari: i Faraglioni di Lipari, mare che bolle e Grotta del Cavallo a Vulcano, Grotta del Bue Marino a Filicudi, dintorni di Basiluzzo e degli scogli di Dattito, Lisca Bianca, Lisca Nera, le Formiche a Panarea, Strombolicchio a Stromboli.
“L'intento – si spiega nel sito ufficiale del Ministero dell’Ambiente - è quello di assicurare la massima protezione agli ambiti di maggior valore ambientale, che ricadono nelle zone di riserva integrale (zona A), applicando in modo rigoroso i vincoli stabiliti dalla legge. Con le zone B e C si vuole assicurare una gradualità di protezione attuando, attraverso i Decreti Istitutivi, delle eccezioni (deroghe) a tali vincoli al fine di coniugare la conservazione dei valori ambientali con la fruizione ed uso sostenibile dell'ambiente marino. Le tre tipologie di zone sono delimitate da coordinate geografiche e riportate nella cartografia allegata al Decreto Istitutivo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale”. Sul sito del Ministero si legge ancora: 
Zona A  è interdetta a tutte le attività che possano arrecare danno o disturbo all'ambiente marino. La zona A è il vero cuore della riserva. In tale zona, individuata in ambiti ridotti, sono consentite in genere unicamente le attività di ricerca scientifica e le attività di servizio. 
Zona B,  di riserva generale, dove sono consentite, spesso regolamentate e autorizzate dall'organismo di gestione, una serie di attività che, pur concedendo una fruizione ed uso sostenibile dell'ambiente influiscono con il minor impatto possibile. Anche le zone B di solito non sono molto estese. 
Zona C , di riserva parziale, che rappresenta la fascia tampone tra le zone di maggior valore naturalistico e i settori esterni all'area marina protetta, dove sono consentite e regolamentate dall'organismo di gestione, oltre a quanto già consentito nelle altre zone, le attività di fruizione ed uso sostenibile del mare di modesto impatto ambientale. La maggior estensione dell'area marina protetta in genere ricade in zona C. 
E’ incontrovertibile che il nostro mare ha subito negli anni un impoverimento notevole che si esprime nella scomparsa o rarefazione di alcune specie marine fra cui anche il pescato con un vulnus all’economia degli addetti ed alla tradizionale cucina eoliana.
Ma quella dell’istituzione dell’Area Marina Protetta delle Eolie deve essere  il primo passo del rilancio di un grande progetto di sviluppo sostenibile per il nostro arcipelago che si lega strettamente alla realizzazione del Parco terrestre di cui si parla da anni ma non si è andati al di là della realizzazione di alcune Riserve spesso mal gestite, ed alla gestione del Sito Unesco che dal 2000, quando vi è stato il  riconoscimento, non è mai stata attivata. E il Sindaco e l’Amministrazione comunale farebbero bene a chiarire o smentire le voci che vogliono che quella dell’AMP non sarebbe stata una loro libera scelta ma vi sarebbero giunti -“obtorto collo”- proprio per cercare di evitare le pressioni dell’Assessorato regionale a favore del Parco.
In realtà la realizzazione dell’AMP è fondamentale per il futuro delle Eolie (e penso che dovrà rappresentare una discriminante di fondo nella prossima campagna elettorale) , perché può rappresentare l’occasione per dimostrare alla gente delle Eolie che è possibile coniugare insieme difesa dell’ambiente ed occasioni di sviluppo e di crescita.
Infatti la riserva marina oltre a tutelare, come abbiamo detto,  alcune aree di grande rilevanza che rischiano il degrado e la devastazione da parte di  un turismo d’assalto (con motoscafi, barche, barconi... ) che va crescendo ogni anno, può rendere tangibile la salvaguardia della pesca locale che attualmente è in forte crisi e rischia di scomparire per la concorrenza di marinerie più attrezzate che scorrazzano nel nostro mare ( sembra strano che l’avv. Pajno non si sia accorto che la marineria milazzese opera abitualmente nel nostro mare e spesso il pesce che si vende nelle nostre pescherie – pesce spada, tonno, ma anche acciughe, ecc. - arriva proprio dai rivenditori milazzesi che dopo averlo pescato da noi ce lo rimandano con le navi).
Questa esperienza dell’AMP permetterebbe di sconfiggere alcune leggende metropolitane che si sono diffuse negli ultimi anni grazie anche alla connivenza di amministrazioni locali poco interessate alla salvaguardia della natura come la tesi che il riconoscimento del sito Unesco abbia provocato meccanicamente la chiusura delle cave di pomice ed il licenziamento dei dipendenti (mentre era notorio da tempo che la concessione delle cave sarebbe scaduta nel 2001 e si sono volutamente lasciate cadere opportunità alternative di valorizzazione dei territori), e che il parco terreste favorirebbe l’abbandono delle campagne perchè non consentirebbe la loro coltivazione. In realtà ciò che incombe sull’arcipelago eoliano è l’abbandono e la devastazione di monumenti naturali e culturali di grande rilevanza a cominciare dalle aree vulcaniche che sono quelle che hanno garantito alle Eolie il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità, ed il proliferare di una speculazione edilizia endemica che continua ad imperversare malgrado l’esistenza di un piano paesistico cancellando ogni carattere distintivo e banalizzando ed omologando ogni ambiente e costruzione.
 Non ho voluto rispondere a tutte le osservazioni dell’avv. Pajno ma solo battere un colpo per dire che c’è anche chi la pensa diversamente e cominciare ad esporne le ragioni.  Nei prossimi giorni ci sarà la possibilità di intervenire ancora e spero che lo facciano anche amici più preparati di me sull’argomento.

 Michele Giacomantonio

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