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venerdì 13 luglio 2018

Si sono concluse le esequie del professor Iacolino. Lo ricordiamo e lo salutiamo attraverso la poesia "Elogio alle gibbie"


Si sono da poco concluse a Lipari le esequie del professor Giuseppe Iacolino. 
Eolienews riprende le pubblicazioni, salutandolo e ricordandolo attraverso questa sua poesia dedicata alle gibbie.  
I  giovani non  possono  ricordare  le due gibbie,  poste  a  dx e a sx, all’entrata  dell’attuale   viale  vescovile ,come due piantoni e che per lunghissimi anni, hanno servito la comunità eoliana, specie  nei periodi di siccità ,dovute alle scarse piogge. È per  questo che ancora oggi usiamo  solito dire:” Vaiu  ‘o  puzzu”, come  punto di riferimento dei  due grandi gibbioni.             


Elogio  alle  gibbie  ( O puzzu )    di  Giuseppe  Iacolino
Son  morte  le  gibbie , quei  tozzi  piloni
del ferreo  cancello, vetusti  piantoni ;
son  morte  sul  nascere  dell’anno  novello
lasciando  il  rimpianto ,  d’un  tempo  assai  bello.

Ai  pozzi  inesausti  nei  chiari  mattini
venivano  a  frotte  quei  rudi  facchini
tiravano  il  secchio  tra   urla  e le lotte
e al  suono  di  moccoli  riempivan  le  botti.

Oh ! quanto  concerti, le  sere  d’estate
udiron  suonare  da  trombe  affiatate :
Abate  e  Bongiorno,  le  note  più  rare
“d’Aida  e di Tosca “  sentìro  evocare.

Nel  mentre  sciamava  la  classe  elegante
la  turba  di  gente  nel  corso  festante :
passavan  romantici, il cuore  e  la  mente
le  dame  e  i  signori, dal  crine  lucente.

Ci  videro  nascere, ne  vider  di  morti,
del  corso  Vittorio  conobber  le  sorti
udiron  l’osanna,  sentìro  il  mortorio
d’ogni  ora  politica, del  tempo  littorio.

E  spenti  i  comizi , sbiaditi gli  striscioni
capir  della  gente, le  ingenue  illusioni,
le  vane  speranze, la  fede  che  crolla,
le  beggerature, lo  spreco  di  colla.

Pur  senza  parole, restaste  pazienti,
a  udir  le  opinioni,  le  idee, i  commenti:
offriste  riparo  a  cani  e  pedoni
fungeste  da  tavolo  a  tanti  soloni.

E al  chiaro  di  luna,  con  fare  cortese
di  coppie  furtive  copriste  le  intese
a  pro  dell’anagrafe, che  poi  le  trascrive,
di  reggere  il  moccolo,  voi  foste  giulive.

Or  più  non  ci  siete  e  ognuno  ci  bada
che  alquanto  più  mesta ,ci  appare  la  strada;
col  vostro  soccombere  sbandita  è ogni  festa
furor  di  progresso,  v’ha  mozzo  la  testa.

Ma  quei  che  van  morte,  strappate  le  chiome
la  faccia  di  schiaffi,  si  meritan  come,
chiunque  alla  tela  di  Crispi  o  di  Saffi
con  mano  sacrilega  raschiasse  i  bei  baffi.

Purtroppo  mutati  l’usanze  ed  i  tempi
il  mondo  registra  con  validi  esempi,
dov’era  dell’acqua ,  dell’uomo  minestra,
or  sorge  il  divieto,  di  svolta  a  sinistra.

Nota del direttore-  Ricordiamo che, per la prima volta, venne pubblicato sul giornale edito dal collega Aldo Natoli. Per l'occasione vi riproponiamo una cartolina che mostra le "gibbie" poste adesso è zona conosciuta come "la palma"

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