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venerdì 31 maggio 2019

Vito De Vita, uno dei 44 eroi di Unterlüss. Convegno Domani 1° Giugno a Lipari.

L’associazione Culturale NOSTOS (Viaggio) è un centro permanente di vita associativa a carattere volontario, democratico e antifascista. Il termine “viaggio” indica uno spostamento da un preciso luogo di partenza ad un altrettanto preciso punto di arrivo. “Nostos”, il corrispondente greco di “viaggio”, origina la parola “nostalgia”, quindi dolore, mancanza; infatti esso non va inteso soltanto come un qualcosa di concreto e realistico, ma anche in senso simbolico di desiderio, tensione di conoscenza e di ricerca.
L’associazione è impegnata:
– A promuovere la cultura e la crescita individuale degli/delle associati/e tramite mezzi audiovisivi, mostre d’arte, letture collettive, convegni a tema, film ecc.
– a promuovere l’affermazione dei diritti individuali e collettivi dei/delle cittadini/e, a promuovere la creazione di una nuova e radicata cultura della partecipazione, a promuovere la affermazione della democrazia partecipata, per questo l’associazione si riserva la facoltà di avvalersi dell’iniziativa popolare per la presentazione di proposte, di utilizzare tutti gli strumenti idonei a stimolare e valorizzare la partecipazione dei/delle cittadini/e alle diverse forme possibili di iniziativa e proposte; a promuovere e gestire per il perseguimento dei propri fini tutte le forme di economia sociale ritenute utili e necessarie; a promuovere l’affermazione dei Diritti dell’Uomo ed un equo rapporto tra i popoli ;
– a creare gli strumenti per la piena attuazione di una società a misura d’uomo mediante la diffusione della cultura di genere;
– a promuovere i diritti del/della cittadino/a che vive condizioni di disagio, a rimuovere le condizioni ambientali che determinano condizioni di disagio.
– a promuovere occasioni di crescita dei/delle soci/e anche attraverso la progettazione di percorsi formativi e di programmi di formazione professionale come previsti dalla normativa vigente in materia;
– a promuovere occasioni di confronto e scambio di esperienze tramite la realizzazione di progetti e programmi promossi dalla Unione Europea, dallo Stato e da tutte le forme di decentramento delle istituzioni nazionali, europee ed internazionali;
– a promuovere i diritti del/della cittadino/a minore, per la piena affermazione del diritto al gioco, alle attività ludiche e motorie, alla scolarizzazione, contro ogni forma di sfruttamento e di violenza, a promuove la piena applicazione della Carta dei Diritti del Minore sancita dalle Nazioni Unite;
– a promuovere il superamento di ogni forma di discriminazione, intolleranza, fanatismo, xenofobia, fascismo, censura, razzismo; ad operare per il pieno rispetto dei diritti delle minoranze, per il riconoscimento e la valorizzazione di ogni diversità, sia etnica, che religiosa che sessuale;
– a promuovere la cultura della pace, della non violenza e della cooperazione fra tutti i popoli, per la riduzione di ogni tipo di armamento e per soluzioni non violente dei conflitti;
– a promuovere la valorizzazione della risorsa ambiente, contro la cultura dello spreco, contro la distruzione del pianeta, per la piena applicazione di tutte le convenzioni internazionali in materia di tutela ambientale;
– ad operare per la valorizzazione e tutela dei beni artistici, architettonici, storici, urbanistici ed ambientali;
– a promuovere la qualificazione della produzione e del consumo nel campo culturale, ricreativo e sportivo.
L’associazione fa proprio il contributo umano e sociale di ogni persona quale soggetto unico ed irripetibile, con le proprie convinzioni politiche e religiose, identità sessuale, cittadinanza, appartenenza etnica, età e professione.

Biografia di Vito De Vita

Vito De Vita nasce a Messina nel 1920, secondo di sette figli di una famiglia modesta. Il padre Biagio è un piccolo artigiano mentre la madre Letteria Nicosia è casalinga. Si diploma al Liceo Classico presso i Salesiani, iscrivendosi successivamente in Lettere Classiche all’Università di Catania. Interrompe gli studi a seguito della chiamata alle armi e frequenta la scuola A.U.C. dell’Aquila diventando Sottotenente di Complemento di Fanteria. Viene assegnato come prima nomina al 74simo Reggimento Fanteria in servizio presso la caserma “N. Sauro” di Pola dove il 13.09.1943 viene fatto prigioniero dalle truppe tedesche e deportato in Germania nei campi di concentramento di Brema-Bremenvorde, Benjaminovo (Varsavia), Wietzendorf, Kreis-Soltau Hannover. Viene rimpatriato in Italia nel Luglio 1945 laureandosi il 30 novembre dello stesso anno. Nel 1946 comincia ad insegnare a Lipari dove si sposa nel 1949 con Laura De Luca anch’essa insegnante dalla cui unione nascono 5 figli. Inizia la sua attività presso la scuola media, insegna nel contempo in un istituto magistrale parificato di cui diventa preside finendo la sua carriera all’Istituto tecnico commerciale, improntando la sua missione di docente con rigore, ma con massima umanità. Partecipa attivamente alla vita politica e sociale dell’isola diventando punto di riferimento della cultura locale, viene nominato presidente dell’E.C.A. (Ente Comunale Assistenza), scrive poesie, partecipa a convegni e conferenze. Convinto Europeista lascia in eredità ai figli, ai 10 nipoti e a generazioni di alunni i valori di integrità, onestà e tolleranza. Muore a Lipari il 16 dicembre 2007 all’età di 87 anni.



Chi sono i 44 eroi di Unterlüss

Dei 650.000 soldati IMI, 28.000 sono ufficiali di carriera e di complemento. Come i tre messinesi protagonisti di questa storia. La loro sorte sarà diversa rispetto a quella dei soldati di truppa, perchè gli ufficiali potevano godere dell’esenzione dal lavoro coatto grazie all’art. 27 della Convenzione di Ginevra. La loro è una lenta agonia di inedia, con la fame e il freddo a impossessarsi dei giovani italiani (tra questi la “migliore gioventù” italiana dell’epoca: Giovannino Guareschi, Giuseppe Lazzati, Alessandro Natta, Odoardo Ascari, Gianrico Tedeschi). Questa situazione non muta fino a che Hitler e Mussolini cercano di cambiare le loro sorti. Con l’accordo del 20 luglio 1944 gli ufficiali sono declassati a “civili”, spogliandoli del loro status per poterli obbligare al lavoro. Ma gli italiani non ci stanno comunque. In migliaia rifiutano il lavoro per non collaborare e attendono la loro sorte. Quando la Germania sta per capitolare, nell’inverno del 1945, i nazisti tentano il tutto per tutto, obbligandoli coattamente e chiamandoli al lavoro con il sopruso.
In questo delicato contesto il 17 febbraio 1945, 213 ufficiali, tra cui Pasquale Campanella, Natale Ferrara e Vito De Vita, vengono deportati dal lager di Wietzendorf a un campo di aviazione presso Dedelstorf, nella Bassa Sassonia. I nazisti li obbligano al lavoro per ripristinare una pista in disuso. Per cinque giorni si rifiutano di lavorare organizzando uno sciopero e operando un sabotaggio. Il 24 febbraio 1945 interviene la Gestapo per una punizione esemplare. Ne vengono scelti 21 a caso per una decimazione dimostrativa. Ma mentre i 21 vengono condotti verso l’esecuzione, altri 44 ufficiali si offrono volontari per sostituirli. Campanella, De Vita e Ferrara sono tra questi 44, così come Michele Montagano. Colpiti dal gesto di eroismo, la Gestapo indugia cinque ore prima di decidere la loro sorte. Per i 44 è infine organizzato, come prigionieri politici, il trasferimento al campo di punizione e di “rieducazione al lavoro” del AEL-KZ Unterlüss, dove sorge una delle più importanti fabbriche di armamenti della Germania nazista. L’intento era quello di finirli per fatica, usufruendo ancora del loro lavoro fino all’ultimo respiro. Per sei settimane i 44 ufficiali saranno rinchiusi in un lager disumano, espressione del peggior girone infernale dantesco. Soffrendo le bastonate, il lavoro coatto, le malattie, la fame più nera, le migliaia di parassiti che invadono i loro corpi che diventano sempre più scheletrici. Tre di loro moriranno durante la prigionia, e altri tre negli ospedali subito dopo la Liberazione, avvenuta il 13 aprile. Tra questi Michele Rinaudo, di Trapani. Natale Ferrara sarà ammalato di tifo petecchiale – la malattia causa primaria delle morti nei lager nazisti – e ricoverato per alcune settimane in ospedale, così come Campanella e De Vita. I reduci di quei 44 torneranno in Italia non prima di settembre, dopo altre peripezie. Da allora calerà il silenzio e il loro gesto eroico sarà dimenticato, ignorato persino dagli stessi familiari: alcuni di loro soltanto negli ultimi anni hanno scoperto la loro storia. Nel 1949 Campanella, De Vita e Ferrara riceveranno un “Encomio Solenne” dal Ministero della Difesa.
Al convegno prenderanno parte i parenti del Tenente Pasquale Campanella, del Sottotenente Natale Ferrana compagni di prigionia di De Vita ed eroi di guerra. L’evento sarà imperniato sulla presenza dell’ultimo dei 44 eroi di Unterlüss ancora vivente, Michele Montagano, 96 anni, presidente nazionale vicario dell’ANRP (Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia), che verrà appositamente da Campobasso a portare la sua testimonianza sull’atto eroico di Unterlüss e il ricordo personale dei suoi tre compagni di prigionia messinesi.

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