Massiccio no della commissione Affari Istituzionali al disegno di legge-voto per la riduzione da 90 a 70 del numero dei parlamentari dell'Ars, proposta da tempo dal deputato del Pd Giovanni Barbagallo. A favore, oltre allo stesso Barbagallo, gli altri due deputati del Pd in commissione: Lillo Speziale e Nino Di Guardo. Parere contrario, invece, è stato espresso dal presidente della commissione Riccardo Minardo (Mpa), dal capogruppo del Pid Rudy Maira (Pid), dal vice capogruppo del Mpa Nicola D'Agostino, da Francesco Calanducci (Mpa), Raimondo Torregrossa (Pdl), Vincenzo Vinciullo (Pdl), Livio Marrocco (Fli) e da Totò Cordaro, vicecapogruppo del Pid.
«La bocciatura della proposta di riduzione dei deputati – ha commentato Barbagallo subito dopo la conclusione dei lavori della commissione – non mi sorprende: so quanto è forte la preoccupazione di perdere qualche seggio. Alla fine ha prevalso purtroppo lo spirito di conservazione. Evidentemente quando si devono conservare le poltrone non c'è vincolo di partito che tenga».
La proposta di Barbagallo, sulla quale, comunque, non è ancora non è calato il sipario, perché il presidente dell'Ars Francesco Cascio, che la sostiene, è intenzionato a sottoporla direttamente all'esame del plenum di Sala d'Ercole, se approvata, farebbe risparmiare alla Regione sette milioni d'euro l'anno. Per divenire operativa, però, dovrebbe essere trasformata in legge costituzionale dal parlamento centrale: quattro letture a distanza di almeno tre mesi l'una dall'altra. Per chiedere la riduzione del numero dei deputati dell'Ars, l'on. Barbagallo ha fatto riferimento ai consigli regionali delle regioni a statuto ordinario e, in particolare, a quello della Lombardia che, in atto, con 9.866.104 abitanti, conta 80 consiglieri regionali, cioè uno ogni 123.326 abitanti. Solo che là il numero de seggi non è fisso e, in base alla loro legge elettorale, può essere aumentato anche del 20 per cento.
Se, ad esempio, in Lombardia, alle prossime regionali l'opposizione ottenesse 39 seggi, alla maggioranza ne andrebbero 59 e il numero di consiglieri passerebbe da 80 a 98. Fra le regioni a statuto speciale, invece, la Sicilia, con 5.042.781 abitanti, ha 90 deputati, uno per ogni 56.031. La Sardegna, con 1.668.128 abitanti ha 80 consiglieri, uno ogni 20.851. Il Friuli Venezia Giulia, con 1.234.679 abitanti, di consiglieri ne ha 59, uno ogni 20.926. Il Trentino Alto Adige, con 1.033.942 abitanti ha 70 consiglieri, uno ogni 14.770. Infine, la Val d'Aosta, con 127.836 abitanti, ha 35 consiglieri, uno per ogni 3.652 residenti.
«Da una parte – ha commentato D'Agostino – c'è l'ipocrita, ma suggestiva proposta di far risparmiare la Sicilia diminuendo del 30% la rappresentanza politica all'Ars (poca cosa), dall'altra c'è chi richiede un vero piano di riduzione dei costi della politica attraverso il taglio di spese e privilegi dei gabinettisti degli assessorati, dei troppi consulenti, degli stipendi d'oro di alcuni funzionari, degli ingenti trasferimenti ai gruppi parlamentari e del bilancio del Presidente dell'Assemblea».
«Se fosse passata la proposta alcune piccole province avrebbero rischiato di essere rappresentate da due soli partiti, in più avremmo anche calpestato la dignità costituzionale del Parlamento di una Regione a Statuto speciale, i cui membri si sono già ridotti del 10% le indennità, che rispetto alle altre quattro regioni a statuto speciale elegge, in proporzione agli abitanti, meno rappresentanti e che non può essere messa a confronto con i consigli delle altre regioni a statuto ordinario».
Il disegno di legge, comunque, andrà in aula ugualmente e potrebbe essere approvato in tempi brevi. Dal gruppo del Pdl, i cui rappresentanti in commissione hanno votato contro, in serata è stata diffusa una nota in cui si legge: «Condividiamo in pieno la scelta del Presidente Cascio di portare in aula il prima possibile il Ddl sulla riduzione dei parlamentari regionali in Sicilia. La votazione dei deputati del Pdl in Commissione di merito riguardava una valutazione tecnico- giuridica del testo presentato. In aula apporteremo le giuste correzioni».
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