Comunicato Sinistra Ecologia e Libertà Lipari
Suscita una comprensibile impressione leggere le dichiarazioni rilasciate ieri dal sindaco Bruno a proposito della localizzazione del nuovo impianto di depurazione a Canneto Dentro, nell’Isola di Lipari, soprattutto se confrontate con quelle rilasciate dallo stesso sindaco – completamente opposte – in occasione del consiglio comunale che si è tenuto appena pochi giorni fa a Canneto. L’impressione è che non si tratti della stessa persona, ma siamo abituati ormai da tempo ad assistere a improvvise e contraddittorie variazioni di “strategia” a opera del primo cittadino del comune di Lipari. È però evidente in questo caso come la nuova “strategia” sia dettata, e tale verbo non è casuale, da due principali ragioni:
1) può mai il sindaco, che – sia nelle vesti di amministratore, sia in quelle di commissario all’“emergenza idrica” – è stato protagonista indiscusso di tutte le scelte progettuali e dei percorsi “amministrativi” che hanno portato alla sciagurata scelta di Canneto Dentro e dei relativi impianti a mare da realizzarsi nella spiaggia di Unci, prendere carta e penna e scrivere ai ministeri di competenza che il comune da egli rappresentato rigetta finalmente la logica dell’“emergenza”, in ossequio alla mozione votata dal consiglio comunale, e chiede di proseguire tenendo conto delle indicazioni del PRG, delle istanze della popolazione e – soprattutto – della necessità di attuare i progetti di depurazione e approvvigionamento idrico in regime di normale amministrazione, senza la farsa italica dell’“emergenza” e della perenne deroga dal confronto democratico?
2) può mai il sindaco, i cui rapporti privilegiati con il ministro Prestigiacomo hanno già rischiato di incrinarsi durante la polemica sul parco nazionale, alienarsi anche le simpatie dell’“ambiente familiare” del ministro – come viene definito dai giornalisti Foschini e Lauria nel sito web patrimoniosos.it – che comprende personaggi (in primis, l’avvocato Pelaggi attuale commissario all’“emergenza” e l’avvocato Assenza presidente della Sogesid) fortemente coinvolti nella vicenda del depuratore e dei 40 e passa milioni di euro stanziati per l’intero progetto?
La risposta è NO. Si tratterebbe, nel primo caso, di un gesto di schizofrenia, e nel secondo, di una sfida ai “poteri forti” dell’Italia di questo decennio, ovvero un autentico suicidio politico. In questo senso, Bruno potrebbe trovare comprensione e persino una certa solidarietà, almeno sotto il profilo umano; ma, essendo capo dell’amministrazione di questo paese, il fatto che giunga a ricorrere alle minacce velate pur di non essere costretto a rappresentare le istanze della propria comunità costituisce un episodio grave e senza precedenti. Sarebbe più decoroso, crediamo, chiedere scusa ai cittadini per gli errori commessi in passato e per l’incapacità attuale di porvi rimedio, e dimettersi. Rivolgiamo pertanto questo appello, nella certezza che resterà inascoltato dal destinatario, ma nella speranza che possa essere compreso anche da chi ha sostenuto questa amministrazione e, oggi, si renderà finalmente conto di avere sbagliato.
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