Innanzi tutto sento di ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a ricordare tale evento e Mons. Gaetano Sardella per la ricorrente Celebrazione Eucaristica, che ci hanno consentito di ricordare e commemorare il tragico affondamento del piroscafo “Santamarina Salina” avvenuto il 9 maggio del 1943 a levante dell’isola di Vulcano per azione di guerra nemica.
Su quella nave, tra i membri dell’equipaggio vi era anche mio padre, il Capofuochista Natoli Angelo di Giuseppe, che riuscì a salvarsi. Tra la documentazione in mio possesso, che metto a disposizione di eventuali interessati, conservo la deposizione fatta da mio padre il giorno successivo all’avvenimento presso la Capitaneria di Porto , che riporto integralmente: “Io sottoscritto, a richiesta del Comandante del Porto di Lipari, dichiaro quanto mi costa circa l’affondamento del piroscafo S. Marina Salina avvenuto a circa sette miglia dal porto di Lipari sulla rotta Lipari - Capo Milazzo il giorno 9 maggio 1943 alle ore 15,45’ circa : Partiti da Lipari regolarmente in orario alle ore 15,10 in linea 102C diretti a Milazzo, mentre la navigazione si svolgeva senza rilievi degni di nota, verso le ore 15,45’, mentre mi trovavo allo ingresso della cabina del Radiotelegrafista e discorrevo con il marinaio Re Giovanni di Salvatore e con lo stesso Ufficiale Radiotelegrafista Cuzzocrea Paolo, improvvisamente ho sentito un forte scoppio che non posso precisare se provocato da uno o due siluri lanciati da un sommergibile nemico sul lato sinistro della nave. La cabina del radiotelegrafista era situata sul lato destro e pertanto nulla posso precisare circa l’avvistamento del siluro, della scia o eventualmente del sommergibile come pure se i siluri lanciati sono stati due - come da impressione generale sul primo momento – oppure solamente uno. Con lo scoppio, provocato direttamente in carbonaia, il ponte di comando è saltato in aria con il comandante ed il personale di servizio ed i relitti, con carbone, pezzi di ferro ed anche un uomo, sono da me stati visti cadere in mare. E’ seguito un momento di confusione ed io mi sono precipitato prima verso la lancia di salvataggio per tagliare le drizze della stessa, però visto che la lancia già toccava acqua e che il piroscafo spezzato quasi al centro aveva la prua e la poppa già verso l’alto (ricordo anche di avere visto l’elica girare ancora a vuoto) mi sono lanciato in acqua afferrandomi ad un pezzo di legno capitatomi avanti ed in un secondo momento ad una zattera che dopo l’affondamento era venuta a galla. Il piroscafo è affondato in meno di un minuto e molte persone, dell’equipaggio e passeggeri, penso siano periti per l’esplosione. Nel mare, subito dopo la scomparsa del piroscafo, molta gente inesperta del nuoto chiedeva aiuto e parecchi di questi non avendo avuto la prontezza o la possibilità di aggrapparsi ad un qualche relitto, dopo pochi istanti è scomparsa. Sulla zattera sono salito per primo e successivamente si sono avvicinati il giovanotto Scarmato Antonio, Foti Antonino, una guardia di finanza, un milite, due passeggeri, un sottocapo militarizzato appartenente all’antimine M.5 di Lipari e, una ventina di minuti dopo, il marò Miceli Concetto appartenente alla scorta militare di bordo. Cinque o dieci minuti dopo l’affondamento ho nettamente visto emergere ad una distanza di circa mille metri parte della torretta del sommergibile e ricordo di avere anche visto la bandiera, non posso precisare però la nazionalità di appartenenza. Appena avvistato il sommergibile la nostra preoccupazione è stata quella di ripararci da un eventuale mitragliamento riparandoci dietro la zattera davanti alla quale avevamo posto un barile. E’ passato un certo tempo e da lontano il marinaio Re Giovanni ha comunicato rincuorando tutti noi che da Lipari si scorgevano i mezzi di salvataggio venire a tutta forza sulla zona; intanto la nostra preoccupazione era per il pericolo cui andavano incontro i mezzi di salvataggio per la presenza in zona del sommergibile che si trovava ancora in agguato. In testa si trovava motoscafo M.3 perché più veloce seguito dallo antimine M.5; uno di noi alzatosi all’impiedi, a gran voce gridava: “ il sommergibile, il sommergibile” per avvertire dall’esistenza del pericolo. Il sommergibile affiorava ancora con la torretta e non appena il motoscafo è stato a distanza favorevole ho visto partire un siluro e contemporaneamente il sommergibile immergersi. Il motoscafo aveva una discreta velocità ed avvistato il siluro ha fatto un gran giro mettendo la prua sul sommergibile che appunto contemporaneamente si immergeva credendosi attaccato con bombe di profondità. Il siluro scapolato il motoscafo è andato ad esplodere, sollevando una immensa colonna d’acqua, sulla costa dell’isola di Vulcano. Il motoscafo, compiuta una manovra a tutta velocità, ha cominciato ad accostare i naufraghi ed a imbarcarli. L’antimine M.5 dal canto suo, venendo da sotto costa, ha proceduto al salvataggio di tutti gli altri superstiti. Mentre si svolgevano le operazioni di salvataggio, lontano, da Milazzo si sono visti accorrere due unità sottili che avvicinatosi ho riconosciuto essere due antisom Germanici. Successivamente sulla zona sono intervenuti tre aerei da ricognizione marittima e le motobarche V.6 e V.24 della R. Guardia di Finanza. In fede e del vero mi sottoscrivo”. Ho voluto riportare la testimonianza di mio padre perchè serve a far conoscere gli attimi di terrore vissuti durante quella tragedia da quanti si trovavano sul piroscafo. Una pagina triste della storia delle nostre isole che non dobbiamo dimenticare.
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