Dopo cinque anni durante i quali le uniche novità registrate sul fronte del megaporto di Condotte d’Acqua sono consistite in 140000 euro di passivo annuale accumulato dalla società mista pubblico(30%)-privata(70%) (dunque, direi privata) e in 500000 euro di decreto ingiuntivo presentato dai dirigenti e dai funzionari al Comune a titolo di indennità per la loro partecipazione alla selezione del socio privato, ieri viene rilanciata nel piatto della campagna elettorale la “presa d’atto” approvata dalla giunta comunale a meno di trenta giorni dalle elezioni, ovvero dal momento nel quale la comunità affida al voto la scelta del proprio futuro amministrativo. Se è vero che la normativa lo consente, un minimo senso di opportunità politica, di rispetto verso l’elettorato, almeno un po’ di buon gusto, avrebbero suggerito di soprassedere, dato che non esistevano motivi urgenti o contingenti perché un sindaco e una giunta in congedo dovessero approvare questa delibera; ma non importa, la politica di questa amministrazione ha navigato talmente spesso lungo rotte antitetiche allo stile e alla considerazione nei confronti della comunità che ci siamo abituati. Non importa nemmeno se, così facendo, si ignora ostentatamente il fatto che almeno metà dei cittadini di Lipari sono contrari alla privatizzazione assoluta e drastica della loro portualità, o al progetto nel suo complesso. E ancora, non importa se il 6 marzo del 2009 il consiglio comunale ha approvato la delibera n. 22, con la quale impegnava l’amministrazione alla predisposizione di un piano regolatore dei porti, dando un segnale di evidente dissenso dal percorso avviato con il megaporto; tanto, il sindaco in questi anni non ha mostrato eccessivo interesse verso gli orientamenti del consiglio, al punto da disertare sistematicamente le sedute mandando al suo posto qualche assessore, talvolta ignaro e sprovveduto.
Come interpretare allora la delibera approvata ieri, se non come un desiderio (comprensibile) di tornare ai fasti della generosa campagna elettorale del 2007, quella dove consiglieri di maggioranza e amministratori uscenti – in primis il sindaco Bruno – erano perennemente scortati sui balconi dall’“uomo di Condotte d’Acqua”, l’avvocato Scoglio, che li sovrastava nettamente sia in altezza, sia in materia di competenza amministrativa? Sarebbe una pacchia, per il relitto del centrodestra che si presenta alle urne senza potere nascondere la luna dietro il dito, ovvero le macerie sociali, economiche e persino antropologiche che ha prodotto in undici anni di governo: per esperienza acquisita, possiamo pronosticare l’imminente, conseguenziale rifiorire di posti di lavoro in ambito portuale, di indotti da favola, di posti barca gratuiti per tutti – pescatori, barcaioli – e di garanzie di vario genere, il tutto proposto proprio da chi – in questi anni – non ha mai fornito un piano economico del progetto, né – soprattutto – è stato in grado di indicare quali sarebbero i reali vantaggi che la privatizzazione dei porti di Lipari porterebbe alla comunità locale, agli operatori del settore nautico, agli imprenditori che hanno fatto sacrifici per realizzare i pontili, ai commercianti, ai pescatori, al traffico locale, ai diportisti residenti.
Se c’è qualcosa di cui “prendere atto”, è proprio questo: la nostalgia di quella magnifica stagione, colorata dall’azzurro delle bandiere forzitaliote, il “sindaco amico”, l’“uomo del porto”, canuti ingegneri che sciorinavano numeri tratti da statistiche improbabili, diapositive che illustravano fantasmagoriche e sterminate distese di cemento, dove affogare non solo la bellezza di una baia, ma l’intera economia di un’isola. Capita sempre, a chi se ne va, di avere un po’ di nostalgia.
Pietro Lo Cascio
consigliere comunale
candidato a sindaco de “La Sinistra”
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.