La passione per i vulcani potrà costare caro in Italia nel 2014, ma non solo a causa dei pericoli naturali: tra le tante misure previste dal cosiddetto Decreto Milleproroghe appena varato dal governo c’è anche un tributo che riguarda da vicino proprio l’Etna, il Vesuvio e tutte le altre strutture geologiche presenti nel nostro paese. La tassa sui vulcani prevede il pagamento fino a cinque euro in caso di avvicinamento alle zone in cui vi sono eruzioni.
Ma a chi sono destinati questi soldi? Bisognerà versarli alle guide vulcanologiche oppure agli altri soggetti che saranno stati individuati dai comuni coinvolti con un avviso pubblico. In poche parole, se si voleva trovare un nuovo motivo per prendersela con i sindaci italiani l’obiettivo è stato raggiunto perfettamente. Lo scopo della tassa è quello di aiutare proprio i comuni che sono a maggiore rischio vulcanico, per la precisione le isole minori e le città più piccole.
La lista di vulcani presi in considerazione non è lunghissima, ma l’idea potrebbe presto essere imitata dalle zone più famose in questo senso, visto che il “ticket sulla lava” comincia a interessare un numero crescente di amministrazioni. L’imposta di cui si sta parlando era stata ipotizzata tempo fa e già ha collezionato molti dubbi e perplessità. Che cos’è che non quadra?
Accanirsi contro i turisti non è il rimedio giusto se esiste un rischio di eruzione: chi ci si assicura che dopo aver pagato i cinque euro della tassa vi saranno servizi adeguati? Più che altro bisognava pensare a come preparare nel migliore dei modi i piani di emergenza, spesso assenti o poco aggiornati dalla Protezione Civile. Chissà se la fantasia fiscale si è esaurita finalmente con questa idea.
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