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lunedì 23 dicembre 2013

PROVINCE, SVOLTA A ROMA, LEGGENDE METROPOLITANE A PALERMO

Province, non è una passeggiata nemmeno a Roma farle fuori, ma almeno alla Camera un passo avanti si è fatto: saranno enti intermedi di secondo grado. Le amministrazioni provinciali in scadenza in primavera, 55 in tutto, non verranno rinnovate. Si va dunque verso l’abolizione, lento pede. E con tanti mugugni.
C’è chi non si arrende sull’abolizione e chi, dall’opposizione, fa i conti con gli equilibri politici del post-riforma, ponendo l’accento sulle assemblee di sindaci che sostituiranno i consiglieri eletti direttamente. Significa, sottolineano, che i sindaci democratici faranno la parte del leone, perché sono tanti. Beh, a questo non c’è proprio riparo, il contesto l’hanno creato non il destino cinico e baro.
Il voto in Parlamento sul disegno di legge del ministro Del Rio è solo uno stato d’avanzamento verso l’abolizione vera e propria che avverrà quando sarà approvata una legge costituzionale, come ha voluto la Consulta.
L’Assemblea regionale siciliana rimane indietro di una incollatura. Il disegno di legge del governo è ancora in prima Commissione, dove ha provocato addirittura una vistosa smagliatura nell’ambito della maggioranza, fra l’Udc e il Pd, che con Cracolici regge anche le sorti della Commissione.
È in itinere, inoltre, una proposta legislativa del governo sui commissariamenti delle nove province, già adottati in estate. Dovrebbero restare in piedi per altri sei mesi, durante i quali si spera di varare definitivamente la riforma amministrativa, liberi consorzi ed aree metropolitane. Su queste ultime c’è stata un’alzata d’ingegno del governo, che avrebbe in animo, ma sono solo voci raccolte con apprensione nei banchi dell’opposizione, di un parto quadrigemino: quattro, e non tre, le aree metropolitane, con Caltanissetta-Enna, a fare compagna a Palermo, Catania e Messina.
Un’idea, ha osservato qualche deputato, che non sta né in cielo né in terra, perché le aree metropolitane devono nascere, come dice la parola stessa, da una metropoli, e i suoi comuni contigui. Nel caso in esame, Caltanissetta ed Enna, anche a metterle insieme, non fanno nemmeno gli abitanti di Gela, “sospettata” di essere la causa di questa trovata davvero ridicola. Caltanissetta verrebbe rimborsata dell’istituzione del libero consorzio di comuni con capoluogo Gela diventando capofila della presunta area metropolitana.

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