Leggo su un giornale Eoliano on line*: "in questi ultimi anni di agonia lavorativa per i 35 ex-lavoratori della pomice, iniziamo a dire che dovrebbero venire fuori i colpevoli. Politici, tecnici ed ambientalisti. Bisognerebbe iniziare a scovarli per fargli assaggiare il prezzo della responsabilità per un gesto decisamente incosciente. Continuiamo a dire che chi adopera, si greggia e usa le Eolie come sito UNESCO inizi a pagare una tassa per quel distintivo che è un arricchimento qualitativo di immagine. Tassa che andrebbe devoluta verso le famiglie senza stipendio" .
Confesso che quando ho letto queste righe mi sono venute in mente due immagini storiche: il "dagli all'untore" di manzoniana memoria dove si cercava di scaricare la causa della peste di Milano su malcapitati che colpa non ne avevano e le purghe fasciste che volevano fare "assaggiare il prezzo " (verbo ricco di risonanze) di non condividere le idee di Mussolini.
Mi sembra impossibile che a quasi 15 anni dall'evento ci sia chi imputa il calvario degli ex-Pumex all' iscrizione delle Eolie nelle liste dell'Unesco.
Basterebbe considerare che l'iscrizione è avvenuta nel 2000 e i licenziamenti risalgono, mi sembra, al 2007. Ha ragione Angelo Sidoti: l'Unesco non c' entra niente con la chiusura. Questa è stata voluta dalla Magistratura perché la concessione delle cave scadeva nel 2001 e si è continuato a lavorare con proroghe illegittime e comunque ritenute tali . Di riconversione dell' area pomicifera si cominciò a parlare per tempo, mi sembra fin dal 1998, dopo i patti territoriali
E pensando ad "accordi di programma" intrecciando - come per i Patti - finanziamenti pubblici e privati. Io stesso promossi degli incontri a Lipari con imprenditori e finanziatori statunitensi e tedeschi ma non se ne fece niente perché, come ancora dice giustamente Sidoti, si pensava di continuare a scavare pomice in eterno anche se già si erano cominciati ad intaccare siti delicati fra cui la conca vulcanica delle Rocche Rosse, un gioiello naturale irrimediabilmente compromesso.
Di riconversione si continuò a parlare dopo il 2003 quando l'Unesco sollevò il problema della compatibilità fra essere patrimonio dell' umanità per il patrimonio vulcanico e l' escavazione della pomice, uno dei prodotti più interessanti del vulcanesimo Eoliano. E' vero che allora si fecero progetti di riconversione e si cercarono anche finanziamenti pubblici coinvolgendo lo stesso UNESCO ma è anche vero che non si trovò mai un accordo fra la Pumex ed il Comune di Lipari per procedere uniti su un progetto comune. Ognuno si mosse per proprio conto pensando più a interessi particolari che agli interessi della comunità Eoliana e dei lavoratori della pomice in specie. Qui giocò anche quella peculiarità della nostra cultura per cui è meglio che una impresa fallisca piuttosto che vedere prosperare il proprio vicino. Ma qui non si trattava di fare "un favore a Dambra", come qualcuno riteneva e sussurrava, ma piuttosto creare un grande parco che giovasse alla destagionalizzazione del nostro turismo.
Si potrebbe andare avanti a scavare sulla questione se non si si hanno vocazioni forcaiole e se le responsabilità non vanno ricercate in chi ha voluto iscrivere le Eolie nella Heritage List ma chi non ha voluto o saputo approfittare di questa grande opportunità per promuovere progetti di riconversione ed accedere ai finanziamenti come hanno fatto tutti gli altri siti.
Se invece si vuole un responsabile (un "colpevole" si scrive ) per l ' UNESCO non c' niente da scovare. Sicuramente io sarei uno dei primi da colpire ( assaggiando il prezzo della responsabilità : olio di ricino o "surriatuna i corpa"? ) perché sono stato quello che ha avuto l ' idea e l ' ho perseguita con grande tenacia aiutato certamente da tanti altri a cominciare dagli altri Sindaci eoliani del tempo e da diversi politici nazionali e tecnici di valore.
Michele Giacomantonio
* Nota del direttore di Eolienews - Non si tratta sicuramente di questo giornale ma sarebbe bene che il dottor Giacomantonio (che sicuramente non l'ha fatto in malafede) facesse il nome di questo giornale on line. Non fosse altro per scindere chi esercita correttamente il modo di fare cronaca e chi invece, presubilmente, non segue questa linea deontologica e fa scattare "la caccia all'untore".
Detto ciò per quanto ci riguarda, e sul modo di sottolineare la situazione, basta leggere gli articoli che abbiamo pubblicato sulla delicata problematica degli ex Pumex
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