Al Sindaco di
Lipari,
all’amministrazione
comunale
e alla
cittadinanza
Lettera aperta sull’abbandono di Marina Corta.
Caro Sindaco,
se dovessimo fare un
inventario dei luoghi dell’abbandono nel territorio del comune che lei amministra,
molti sarebbero quelli candidati al primo posto – con buona pace del suo
ex-portavoce Michele Giacomantonio e della sua condivisibile protesta per le
condizioni del cimitero – in una classifica, purtroppo, assai poco gratificante.
Personalmente, metto
Marina Corta al vertice, e non per una mia particolare affezione, ma per una
mera questione numerica. A Marina Corta, infatti, sbarcano e si imbarcano ogni
giorno migliaia di visitatori, e probabilmente altrettanti sono quelli che vi
transitano, attratti dalla fama del “salotto dell’isola”.
Ma che salotto può
essere quel luogo dove vigono indisturbati l’arbitrio e la confusione più
totali?
In teoria esiste una
ZTL, vigente fino alle 11.00, ma non è stato mai chiarito chi è effettivamente
autorizzato e chi non lo è, e dunque chiunque si sente in diritto di entrare e
uscire senza alcun controllo; se non lo sapete, basta fare una verifica
incrociata tra il numero dei pass e quello delle auto che transitano.
L’unico cartello di
divieto di sosta è appeso a un palo dell’illuminazione pubblica – dunque non
conforme alle disposizioni del codice della strada – e di conseguenza ognuno
parcheggia dove e come vuole, senza il rischio di essere multato (se ricorre,
infatti, il giudice annulla il verbale). Vi rendete conto che Marina Corta è
probabilmente il luogo più espressivo del paese, ed è come se si lasciassero
parcheggiare le auto a Piazza della Signoria a Firenze, o a San Pietro a Roma?
Oltre che dalle
automobili private e dai camion delle pescherie, ogni mattina la piazza è
ingombra di decine di taxi e furgoncini, perché siete incapaci di delimitare un
numero ragionevole di stalli e, soprattutto, di farli rispettare.
In tutto questo, il
personale della polizia municipale – quando va bene – si vede fino alle 11.00,
orario dopo il quale la piazza diventa terra di nessuno.
Non c’è un cartello
che indichi dove si trovi la fermata dell’autobus – un mistero per pochi
iniziati, e tra questi sicuramente non figurano gli sventurati turisti – né
tantomeno gli orari del servizio pubblico. Li avete mai chiesti, o avete mai
sollecitato il titolare del servizio a provvedere?
A parte i cassonetti
sulla banchina, non ci sono cestini per i rifiuti, perché evidentemente li
considerate superflui.
Tralascio il problema
dei bagni pubblici, perché appare irrisolvibile, e perché sull’argomento
abbiamo speso fiumi di parole, purtroppo vane.
Io non sostengo questa
amministrazione, ma ogni volta che passo da Marina Corta provo comunque un
forte disagio, e mi vergogno di ricoprire la carica di consigliere comunale. Mi
chiedo come facciano altri consiglieri, che hanno attività commerciali sul
posto o che lo frequentano quotidianamente.
Sono costretto a
domandarmi, pubblicamente, se Marina Corta rappresenti l’esempio di cosa
l’amministrazione intenda per “decoro” e “accoglienza”, in una località che
vive essenzialmente di turismo. È forse questo il “progetto” con il quale
l’amministrazione si è presentata quattro anni fa agli elettori, e per il quale
ha raccolto il consenso della cittadinanza? Immiserire il luogo più espressivo
e identitario dell’isola? Punirlo? Trasformarlo in un megaparcheggio? In una
zona franca, dove il più furbo si sente in diritto di fare quello che vuole?
Forse non avete
un’esatta percezione dello stato delle cose. Forse uscite dalle stanze del
municipio soltanto in occasione delle processioni, quando le transenne sono
vigilate e tutto – o quasi – funziona a meraviglia. Ma, per quanto numerose, le
processioni non bastano a risolvere problemi che avviliscono luoghi, animi,
volontà.
Qualche volta, provate
a fare due passi anche senza impegni a carattere religioso-istituzionale;
provate a rendervi conto della sgradevole sensazione di abbandono, di quanto la
vostra incapacità di definire delle regole e di farle rispettare sia
pericolosamente contagiosa, e apparentemente irreversibile.
Pietro Lo Cascio (consigliere comunale
de La Sinistra)
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