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lunedì 2 maggio 2016

Pietro Lo Cascio e una lettera aperta sull'abbandono di Marina Corta

Al Sindaco di Lipari,

all’amministrazione comunale

e alla cittadinanza

Lettera aperta sull’abbandono di Marina Corta.

Caro Sindaco,
se dovessimo fare un inventario dei luoghi dell’abbandono nel territorio del comune che lei amministra, molti sarebbero quelli candidati al primo posto – con buona pace del suo ex-portavoce Michele Giacomantonio e della sua condivisibile protesta per le condizioni del cimitero – in una classifica, purtroppo, assai poco gratificante.
Personalmente, metto Marina Corta al vertice, e non per una mia particolare affezione, ma per una mera questione numerica. A Marina Corta, infatti, sbarcano e si imbarcano ogni giorno migliaia di visitatori, e probabilmente altrettanti sono quelli che vi transitano, attratti dalla fama del “salotto dell’isola”.
Ma che salotto può essere quel luogo dove vigono indisturbati l’arbitrio e la confusione più totali?
In teoria esiste una ZTL, vigente fino alle 11.00, ma non è stato mai chiarito chi è effettivamente autorizzato e chi non lo è, e dunque chiunque si sente in diritto di entrare e uscire senza alcun controllo; se non lo sapete, basta fare una verifica incrociata tra il numero dei pass e quello delle auto che transitano.
L’unico cartello di divieto di sosta è appeso a un palo dell’illuminazione pubblica – dunque non conforme alle disposizioni del codice della strada – e di conseguenza ognuno parcheggia dove e come vuole, senza il rischio di essere multato (se ricorre, infatti, il giudice annulla il verbale). Vi rendete conto che Marina Corta è probabilmente il luogo più espressivo del paese, ed è come se si lasciassero parcheggiare le auto a Piazza della Signoria a Firenze, o a San Pietro a Roma?
Oltre che dalle automobili private e dai camion delle pescherie, ogni mattina la piazza è ingombra di decine di taxi e furgoncini, perché siete incapaci di delimitare un numero ragionevole di stalli e, soprattutto, di farli rispettare.
In tutto questo, il personale della polizia municipale – quando va bene – si vede fino alle 11.00, orario dopo il quale la piazza diventa terra di nessuno.
Non c’è un cartello che indichi dove si trovi la fermata dell’autobus – un mistero per pochi iniziati, e tra questi sicuramente non figurano gli sventurati turisti – né tantomeno gli orari del servizio pubblico. Li avete mai chiesti, o avete mai sollecitato il titolare del servizio a provvedere?
A parte i cassonetti sulla banchina, non ci sono cestini per i rifiuti, perché evidentemente li considerate superflui.
Tralascio il problema dei bagni pubblici, perché appare irrisolvibile, e perché sull’argomento abbiamo speso fiumi di parole, purtroppo vane.
Io non sostengo questa amministrazione, ma ogni volta che passo da Marina Corta provo comunque un forte disagio, e mi vergogno di ricoprire la carica di consigliere comunale. Mi chiedo come facciano altri consiglieri, che hanno attività commerciali sul posto o che lo frequentano quotidianamente.
Sono costretto a domandarmi, pubblicamente, se Marina Corta rappresenti l’esempio di cosa l’amministrazione intenda per “decoro” e “accoglienza”, in una località che vive essenzialmente di turismo. È forse questo il “progetto” con il quale l’amministrazione si è presentata quattro anni fa agli elettori, e per il quale ha raccolto il consenso della cittadinanza? Immiserire il luogo più espressivo e identitario dell’isola? Punirlo? Trasformarlo in un megaparcheggio? In una zona franca, dove il più furbo si sente in diritto di fare quello che vuole?
Forse non avete un’esatta percezione dello stato delle cose. Forse uscite dalle stanze del municipio soltanto in occasione delle processioni, quando le transenne sono vigilate e tutto – o quasi – funziona a meraviglia. Ma, per quanto numerose, le processioni non bastano a risolvere problemi che avviliscono luoghi, animi, volontà.
Qualche volta, provate a fare due passi anche senza impegni a carattere religioso-istituzionale; provate a rendervi conto della sgradevole sensazione di abbandono, di quanto la vostra incapacità di definire delle regole e di farle rispettare sia pericolosamente contagiosa, e apparentemente irreversibile.
Pietro Lo Cascio (consigliere comunale de La Sinistra)

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