Carissimo Direttore,
ho appreso dal tuo giornale online della morte di Giuseppina. Lungi da me l'intenzione di esaltarne o differenziarne la dipartita rispetto ad altri carissimi eoliani che in questo tempo ci hanno lasciato. Ritengo, tuttavia, doveroso porgere un invito a tutti, ove possibile compatibilmente con i propri impegni, di partecipare a questo funerale che può rappresentare, per tutti noi, un' attualizzazione concreta delle parole di San Giacomo che ci esortano a comprendere come la fede senza le opere è morta, riprese più volte dal nostro amatissimo Papa Francesco che ci invita ad occuparci degli ultimi, degli emarginati, di coloro che, per scelta o impossibilità, sono spesso relegati ai confini della società. Ricordo ancora quando, tantissimi anni fa quando suo padre era ricoverato in ospedale, lei veniva a fargli visita e, invitata a mangiare qualcosa, in un primo momento lo rifiutava quasi altezzosamente e poi, rimasta da sola, si sedeva e mangiava. Non era superbia ma un sano orgoglio ed amor proprio dettato dal voler inconsciamente uscire da quella condizione di bisogno che poi sarebbe sfociata nella sua sempre totale e incoercibile indipendenza da tutto e tutti. Nel tempo sono state prese belle e lodevoli iniziative di assistenza e tante persone si sono prodigate per farla vivere "meglio" ma spesso tutti si sono, e ci siamo, scontrati con quel suo muro quasi invalicabile di timore che l'altro potesse toglierle la libertà che era l'unica cosa veramente autentica che la vita le avesse regalato. Tutti noi, forse, abbiamo avuto con lei qualche alterco, discussione, chiacchierata. Come tutti i "liberi" diceva sempre tutto ciò che pensava senza freni o filtri, forse rimasta un po' bambina in questo mondo dove tutti vogliamo essere troppo adulti. In questo tempo d'estate in cui tutti noi cerchiamo o il riposo o di guadagnarci il pane, penso che non costi nulla passare per un momento di preghiera alla Chiesetta del pozzo o partecipare alle esequie ricordandoci che gli ultimi saranno i primi nel regno dei cieli.
Francesco Coscione
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