TIRRENIA: CARONIA (UILT), RISPOSTE CONCRETE O SCIOPERI NON PREAVVISATI - La Uilt lancia un ultimatum: o si avranno risposte concrete sul futuro dei lavoratori di Tirrenia, al momento oggetto di una gara di privatizzazione, oppure partiranno scioperi non prevvisati. Lo dichiara in una nota il segretario generale della Uilt, Giuseppe Caronia.''Con questo mio comunicato - si legge nella nota - finisce il tempo delle parole. Se in questa settimana non si avranno risposte concrete che possano dare certezze sul futuro dei lavoratori, a partire dalla prossima potremmo dichiarare, in via straordinaria cosi' come e' straordinaria la drammaticita' degli eventi di cui ancora tutti non sembra si siano resi conto, scioperi non preavvisati nelle diverse sezioni di ogni singola nave con modalita' e tempi anche prolungati che verranno di volta in volta stabiliti dalle assemblee degli equipaggi''.
Arbatax, l'agonia della Scorpio. La Tirrenia paga per tenerla in vita- Un monumento allo spreco. Alla Tirrenia il gigante Scorpio, una delle quattro navi superveloci destinate alla demolizione, è costato 56 milioni. Ma consuma troppo: da due anni è bloccato ad Arbatax. Un equipaggio di sette marinai pagato per mettere in moto la nave una volta al mese
Il gigante Scorpio non è ancora morto: borbotta. Una volta al mese, per pietà marinara. Da settembre è aggrappato, imbrigliato alla più lunga e blindata banchina di un porto industriale altrimenti vuoto: lo Scorpio è in disarmo. Scalcia e spennacchia un po’ di fumo nero ogni trenta giorni. Poi più nulla fino al mese prossimo. Era una delle quattro navi superveloci della Tirrenia, da due anni è destinato alla demolizione, stessa fine hanno fatto le altre tre regine. Costato cinquantasei milioni di euro, viaggiava a quaranta nodi, copriva la Arbatax-Fiumicino in cinque ore anziché dodici: eccezionale, tempi da far felici, eccome, i passeggeri dannati di questi giorni. È stato condannato a morte nel 2008, consumava troppo gasolio, 290 chili al minuto contro i quarantuno dei traghetti, eppure sopravvive con orgoglio all’agonia che gli hanno imposto. Accade quando la sua badante, un comandante della Compagnia, riaccende le turbine a gas, due, e i motori diesel, quattro: sei gioielli, ex alta tecnologia. Un’ora e mezza di vita, ritrovata, poi sul ponte della nave degli sprechi, di quei soldi pubblici gettati via, riscende pesante l’incubo. Ritorna a essere quello che è: una carretta, ancora presentabile nelle fiancate da poppa a prua, per volontà insindacabile della Tirrenia, pachiderma dello Stato.