Caro Direttore,
mi rivolgo al suo giornale per sollecitare i nostri concittadini a riflettere sulla questione parco, passeggiando....
Così come Aristotele insegnava, passeggiando, ai suoi allievi, stimolandoli al pensiero libero, consiglio agli amici Eoliani di diventare peripatetici per qualche decina di minuti e pensare alla istituzione del parco facendosi una bella camminata sulla spiaggia di Canneto.
Scoprirebbero,così, una gamma di rifiuti di ogni foggia e materia, dai pezzi di plastica che ci regala il mare agli escrementi canini più o meno seccati al sole.
Però siamo patrimonio dell'umanità.
Mentre camminano, potrebbero pensare, per esempio, che se un posto volesse vivere di turismo marino, dovrebbe curare e pulire le spiagge, come prima cosa e magari fornire qualche servizio, anche a pagamento, come per esempio WC pubblici e docce. (So che a molti potrebbe sembrare incredibile, ma nei luoghi famosi come per esempio S.Vito lo Capo (TP) o Mondello, per rimanere in Sicilia, lo fanno; magari le città sono un pochino più sporche, ma per le spiagge e il giro di affari che c'è dietro, non si transige.)
Cammin facendo potrebbero spingersi fino a Calandra, e uno sguardo al torrente ed alla spiaggia contigua indurrà, senz'altro, il peripatetico a confermarsi nella certezza di essere in un luogo patrimonio dell'umanità.
Ma queste cose già si sanno.
Quello che non si sa ancora, ma che è facile prevedere, è la qualità della gestione del parco. Quelli che dovrebbero vigilare su coloro che gestiranno il parco, sono gli stessi che oggi mantengono le spiagge sporche e il paese nell'agonia in cui si dibatte.
Chi dovrebbe spiegarci cosa è e come funziona un parco? Coloro che vogliono vendercelo o quelli che vorrebbero amministrarlo? Con quali competenze? Con le stesse che sono state messe in campo fino ad oggi per la tutela del nostro territorio?
Ricordiamoci che, quando si tratta di riserve, parchi e affini dalle forti connotazioni ambientali, la cronaca ci insegna che si ha a che fare con enti, gestioni, commissioni, comitati e persone abilissime a gettare fumo negli occhi e promettere di tutto prima, e a smentire dopo, quando il fumo si è diradato e si comincia a vedere bene.
Purtroppo, la cronaca e le statistiche sui parchi ci insegnano anche che gli appetiti risvegliati dalla tutela dell'ambiente e dei luoghi sono da inferno dantesco, da “ lupa...che mai non empie la bramosa voglia, e dopo 'l pasto ha più fame che pria”.
Concludo: più presto capiremo che il parco non è il “paese dei balocchi” di collodiana memoria, ma uno strumento sofisticato, potente e delicato per la gestione del territorio e più basso sarà il rischio di risvegliarci, tra qualche mese, con un bel paio di orecchie d'asino.
Ing. Ruben Piemonte