L'Italia taglia il traguardo dei 150 anni ma non è maggiorenne, come dimostra in tante circostanze. I compleanni, tuttavia, vanno sempre festeggiati. Ecco perché la data del 17 marzo meriterebbe la massima considerazione, dalle Alpi all'estremo lembo della Sicilia. Come è accettabile, invece, che ogni occasione sia buona per minimizzare l'appuntamento, in nome di un revisionismo storico d'accatto? Sia chiaro, il Risorgimento non è stato solo matrimonio d'amore: si è versato sangue innocente, si sono messi in atto abusi ed "espropri" di ogni tipo, soprattutto a danno del Meridione, propri delle guerre di conquista.
Si può allora discutere di tutto, dei vincitori e dei vinti, delle verità scomode seppellite dalla polvere del tempo, ma tutto deve consumarsi nell'ambito delle rigorose analisi storiche. Che non competono alla politica e che quasi certamente coinvolgerebbero solo gli addetti ai lavori. L'unica possibilità per rinverdire certi valori è, invece, legata alla scuola. Questo 17 marzo sia l'avvio di una riflessione pacata, senza inutili revisionismi. Poniamoci pure qualche domanda, purché concreta e legata al presente. Il valore dell'Unità d'Italia al giorno d'oggi è atto di fede, patriottismo, nazionalismo, comune sentire, è legato alle radici di una cultura millenaria? È forse un mix di tutto questo ma anche interesse, necessità, logica, opportunismo perché... l'unione fa la forza, in tutti i campi.
In una società globalizzata, dove contano i "grandi numeri", quale ruolo potrebbero giocare la tanto invocata Padania o il Regno delle Due Sicilie? Siamo seri e osserviamo come cammina il mondo: certe velleità autonomiste fanno ridere. L'Italia deve guardare al futuro e sfruttare l'unica cosa certa di questo particolare momento: il Mediterraneo è tornato al centro del mondo. Mare nostrum, come ai tempi dell'Impero Romano. Questo scenario è già declinato al presente; anche alla luce dei terremoti economico-finanziari di questi ultimi tre anni, che hanno prodotto svolte epocali e sposteranno il baricentro del potere mondiale verso l'Oriente e il Sud del mondo.
In tale scenario, il nostro Paese deve giocare un ruolo di primo piano e diventare il Settentrione del Meridione, con tutta una serie di ricadute positive in particolare per la Trinacria, cerniera tra Africa ed Europa. È tempo, dunque, di confrontarsi, di delineare strategie perché anche Sicilia e Calabria possano assumere un ruolo da protagoniste rispetto a questa svolta epocale; che non è stata forse ben compresa nella sua dirompente capacità di cambiare gli equilibri politici, economici e militari del globo. C'è già chi ipotizza, come lo storico Niall Ferguson, la rapida fine dell'egemonia degli Stati Uniti, dunque dell'intero blocco occidentale come oggi è strutturato, e la nascita di un nuovo equilibrio multipolare. L'Italia e l'annesso... Regno delle Due Sicilie resteranno in piedi? La vicinanza ai potenti sceicchi dei petrodollari, così come all'Africa ricca di materie prime e già nell'orbita – purtroppo per noi – degli interessi cinesi, può essere l'innesco di ghiotte opportunità economiche e di leadership politica nell'area. Il tempo stringe e occorre essere pronti a una sfida senza esclusione di colpi.
Vogliamo continuare a discettare se il Risorgimento sia stato un bene o un male? Se è meglio intitolare le strade a Garibaldi o a Pietro Micca? L'Unità d'Italia è valore assoluto, il nostro Paese ha buon titolo per contare ma deve smettere di "giocare"; anche perché siamo in mezzo a tempeste senza precedenti a un passo da casa. C'è da aggiungere che mai come ora, nonostante i problemi provocati dall'economia finanziarizzata, si sta assistendo a una crescita generalizzata dei paesi emergenti. Questo processo di ridistribuzione della ricchezza determinerà gli assetti futuri del mondo. Con quale ruolo ci vogliamo essere? Decifrare i numeri del cambiamento, capire e orientare lo sviluppo, è diventata, dunque, questione di vita o di morte. L'Italia, Sicilia e Calabria prima di tutte le altre regioni, può evitare il declino ma deve muoversi su più fronti da protagonista: le rendite di posizione sono finite per tutti.
Festeggiamo il "nostro" compleanno nel migliore dei modi e senza deleterie dietrologie. Guardiamo al futuro, tutti insieme da nord a sud, con l'ottimismo della ragione.
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