di Lino Natoli
Eccellenza Reverendissima, apprendo da
organi di stampa che le autorità vaticane hanno assunto la gravissima
decisione di rimuoverla dal suo incarico di Vescovo della diocesi di
Trapani. Si tratta di un provvedimento incomprensibilmente violento che
colpisce la sua persona, la comunità trapanese ma anche tutti coloro che
negli anni hanno avuto la fortuna e l'onore di poterla conoscere ed
apprezzare.
Ciò che in particolare risulta
inaccettabile è che un atto così estremo non sia stato accompagnato da
alcuna motivazione, segno che dentro la Chiesa c'è ancora chi ritiene
di poter esercitare la propria autorità non attraverso la forza della
verità ma con la prepotenza ed il disprezzo della dignità della comunità
dei credenti. Non ho la sufficiente conoscenza dei fatti per poter
entrare nel merito delle vicende giudiziarie che hanno riguardato la sua
diocesi, mi basta sapere però che la magistratura inquirente ha
pubblicamente dichiarato che il Vescovo di Trapani risulta essere parte
lesa nelle indagini che sono tutt'ora in corso.
Io l'ho conosciuta come persona
coraggiosa, ostinatamente protesa verso la verità e la giustizia. Uno
sforzo costante ed incondizionato, impermeabile alle minacce del potere
politico, alle maldicenze dei calunniatori, alle lusinghe dei corruttori
di coscienze che ammorbano questa nostra povera terra siciliana. Che un
uomo come lei, costantemente in guerra contro l'indolenza, contro la
meschinità di certi compromessi, contro l'umiliazione della gioventù
esposta a continui ricatti, contro l'arroganza di strutture di potere
che continuano a perpetuarsi ed ad espandersi nella società come
metastasi, potesse trovarsi a dover affrontare nemici pericolosissimi è
stato sempre chiaro, persino scontato. Meno scontato è che l'attacco
alla sua persona venga sferrato proprio dall'interno di quella Chiesa
che avrebbe dovuto costituire la sua difesa più sicura.
Continuo a pensare, come molti anni fa,
quando avevamo la possibilità di dibattere anche pubblicamente su questi
temi, che certa gerarchia, per salvaguardare il proprio potere ed i
propri privilegi, sia costretta mantenere una posizione di contiguità
con ambienti politico-affaristici assolutamente incompatibili con il
vangelo di Cristo. Un atteggiamento devastante che ne distrugge
l'autorità morale e la pretesa di essere guida per la comunità.
Il cristiano, qualsiasi ruolo svolga,
qualsiasi posto occupi, ha il dovere di ricercare la verità, di
proclamarla, di difenderla. La mia stima ed il mio rispetto nei suoi
confronti rimangono intatti proprio perché ha voluto affermare e
difendere la verità sino alle estreme conseguenze, esercitando con onore
i suoi doveri di vescovo, di cristiano, ma soprattutto, di uomo .
In questo momento così doloroso, per
quello che può valere, la prego di credere nella mia solidarietà e nella
mia convinta ammirazione per la sua opera. La mia fede è troppo debole
per giungere a tanto, ma la sua che è solida e vera possa darle la
certezza che il giusto non verrà mai abbandonato ed il suo nome non sarà
dimenticato. Con affetto.
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