Peppuccio Subba (Gazzetta del sud)
La privatizzazione di Siremar S.p.A. è rientrata nel tunnel dell’incertezza.
Come
si ricorderà, per l’assegnazione della società di Stato furono
presentate, lo scorso anno, due manifestazioni d’interesse da parte
di:”Compagnia delle Isole S.p.A.” che ha offerto 69 milioni di euro e da
“Società di navigazione Siciliana S.p.A.” che ha offerto 55 milioni di
euro.
La procedura, ai fini dell’aggiudicazione della gara, era basata sul prezzo più alto.
Dal
raffronto delle offerte è risultata aggiudicataria la “Compagnia delle
Isole”, una cordata formata dalla Mediterranea Holding di Navigazione
(partecipata della regione Siciliana), che detiene il 60% del capitale
sociale, dall’armatore Lauro e da altre società e operatori economici di
Messina, Milazzo e Lipari.
Il 20 ottobre 2011 il commissario
straordinario della Siremar, Giancarlo D’Andrea, e la “Compagnia delle
Isole” hanno sottoscritto il contratto di cessione del compendio
aziendale.
Ma l’aggiudicazione e la successiva stipula dell’atto
sono state impugnate dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale del
Lazio, da Vittorio Morace, presidente della “Società di Navigazione
Siciliana”, una cordata formata da “Caronte & Tourist” e “Ustica
Lines”.
Il TAR ha accolto il ricorso e, con sentenza del 7
corrente, ha annullato la gara perché ha individuato, nella procedura di
assegnazione, un illegittimo aiuto di Stato, in quanto l’offerta della
“Compagnia delle isole” era supportata da una fidejussione bancaria,
emessa da Unicredit S.p.A., ma garantita, in prima battuta, dalla
Regione Siciliana. L’obbligazione regionale ha consentito alla
“Compagnia delle Isole” di produrre un’offerta conforme alle
prescrizioni contenute nella lettera d’invito e, comunque, superiore al
prezzo minimo d’acquisto.
Di contro la società ricorrente ha
presentato, a suo tempo, regolare fidejussione per cui ritiene di essere
legittimata, all’assegnazione di Siremar, salvo ricorso al Consiglio di
Stato da parte di “Compagnia delle Isole S.p.A.”.
L’irregolarità dell’aggiudicazione, sancita dai giudici amministrativi, ha avuto un risvolto penale.
Infatti,
la Procura della Repubblica di Roma ha aperto un’indagine
sull’operazione Siremar e ha ordinato alla Guardia di Finanza di
sequestrare documenti e computers di dirigenti e funzionari del
dipartimento regionale bilancio, coinvolti nella gara per la
privatizzazione della società di Stato.
Pare che la garanzia
concessa dalla Regione, per 30 milioni di euro, non sia stata
autorizzata da una delibera della giunta regionale o da una disposizione
legislativa, votata dall’ARS.
Si vocifera che anche l’assessore
regionale all’economia, Gaetano Armao, interpellato sul rilascio della
garanzia, ha dichiarato di non essere a conoscenza sulla procedura
adottata.
Ma l’indagine della Magistratura Romana rischia di
avere un seguito anche sul rifiuto opposto dalla Sicilia di rilevare,
gratuitamente, il pacchetto azionario Siremar così come hanno fatto la
Campania (per Caremar), la Sardegna (per Saremar) e la Toscana (per
Toremar).
Il comportamento della Regione era stato contestato da alcune parti politiche.
Ma
il governatore, Raffaele Lombardo, in risposta ad alcune
interrogazioni, aveva precisato che nel 2010 l’assegnazione gratuita
della Siremar avrebbe comportato l’accollo di una zavorra di debiti pari
a 100 milioni di euro.
La tempesta giudiziaria amministrativa e
penale prolungherà i tempi di gestione della Siremar che, da alcuni
anni, versa in difficoltà economico – finanziarie.
Infatti, la
società con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, del 17
Settembre 2010, è stata ammessa alla procedura di amministrazione
straordinaria e con sentenza n. 381 del 5 Ottobre 2010, emessa dalla
sezione fallimentare del Tribunale di Roma, è stata dichiarata in stato
di insolvenza.
La corsa ad ostacoli della privatizzazione di
Siremar rende incerta l’economia delle 14 piccole isole siciliane,
perché, da tempo, registrano continui disservizi marittimi gestiti dalla
stessa società.
Le sospensioni e i ritardi di corse, (specie
degli aliscafi), divenuti una costante, nonché le “tariffe capestro”,
applicate ai non residenti, mettono in forse il turismo, che costituisce
la maggiore se non l’unica componente delle economie isolane.
È
augurabile che gli organi preposti accelerino tutte le procedure per
consentire alla Siremar di passare dalla mano pubblica a quella privata e
ridare così tranquillità agli abitanti e agli operatori economici delle
piccole isole e ai 500 dipendenti della società.
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