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venerdì 22 giugno 2012

Il pensierino di Lino Natoli "Tutti volevano l'isola pedonale. Ora che c'è, quasi tutto vogliono un permesso per poterci passare"


Tutti volevano l'isola pedonale. Ora che c'è, quasi tutto vogliono un permesso per poterci passare con la propria macchina. Ciascuno accampa le ragioni più nobili, fino ad oggi non mi è capitato di sentirne una che non fosse sensata.
Gli invalidi reclamano i loro diritti, spesso estesi a familiari, consanguinei, amici e vicini. Talvolta basta un piccolo talloncino per raggiungere la felicità. Si vedono in giro invalidi di ogni tipo, qualcuno veramente bisognoso di muoversi con un mezzo meccanico perché non in grado di spostarsi con le proprie gambe, la stragrande maggioranza sembra invece reduce da un viaggio a Lourdes: parcheggiano per poi raggiungere bar e negozi con agilità che sa di miracoloso. Si dice che nella sola isola di Lipari circolino circa seicento auto con permesso per invalido, qualcuno stima che siano addirittura duemila, se fosse così le autorità sanitarie dovrebbero immediatamente aprire un'indagine: duemila invalidi su una popolazione di circa ottomila persone (escluso bambini non in età da patente) costituiscono una cifra più che inquietante. Ma se anche fossero solo seicento la situazione non sarebbe tanto più confortante. Evidentemente siamo diventati deboli di costituzione.
 Ci sono poi quelli che, pur non avendo il garage, vogliono comunque la macchina sotto casa. L'automobile non è più un mezzo di locomozione, è un genere di conforto. Il solo poterla vedere affacciandosi dal balcone rende i proprietari più sereni. Anche gli esercizi commerciali si lamentano, le vendite calano, i clienti, non potendo usare l'auto, diventano più avari, spendono meno; passeggiare a piedi tra i negozi e guardare le vetrine deprime il commercio.
 Il carico e scarico viene garantito, ma solo sino ad una certa ora: una stravaganza inaccettabile che può andare bene in tutte le altre parti del mondo ma non da noi. C'è chi non fa altro che caricare e scaricare tutto il giorno. Un'attività indefessa che sembra quasi un supplizio biblico. Ci sono, infine, coloro che, pur essendo favorevoli in linea di principio, sostengono che insieme alla chiusura delle strade andrebbero previsti: bus elettrici, parcheggi gratuiti e diffusi in tutte le aree in prossimità dell'isola pedonale, taxi a basso costo ed auto elettriche a servizio degli invalidi. Non avendo questi non si può chiudere il centro storico al traffico, e siccome tanto presto non li avremo, allora meglio lasciare tutto aperto.
Tralascio le ragioni di chi vuole passare perché deve andare a lavorare, perché ha la suocera che ogni tanto vuol fare un giretto e perché è abituato ad usare l'auto per andare dall'edicola alla posta.
L'assessore al traffico tiene duro, insensibile ai penosi lamenti del liparoto malato e stanco, procede per la sua strada disseminando cortesi rifiuti e gradevoli fioriere. Sperano in un suo cedimento, auspicano un'inversione di marcia, implorano un gesto di pietà. Se saprà rimanere irremovibile, presto avrà il riconoscimento di tutti, anche di chi oggi si lamenta: andare a piedi fa bene alla salute. Se cederà ci andremo di mezzo tutti, ma la promessa è stata il cambiamento e le promesse si mantengono, anche se dire no ad un povero impiegato che non può raggiungere in auto il suo posto di lavoro può spezzare il cuore.

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