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martedì 12 maggio 2015

Attenzione agli insulti su Facebook: possono costarvi 100 euro al giorno

Occhio ai commenti pesati o, peggio ancora, agli insulti via Facebook; oggi l'offesa a mezzo social network può costare cara anche in termini economici. Stando a quanto deliberato da un giudice, infatti, gli insulti online potrebbero costare 100 euro per ogni giorno che rimangono online.
LA VICENDA - La vicenda, riportata dal Resto del Carlino, riguarda una giovane parrucchiera che si è rivolta al giudice civile per ottenere la rimozione dal social network di alcuni insulti rivoltile per una querelle legata al lavoro.
Dopo che i ripetuti inviti a rimuovere le offese sono stati tutti ignorati, la soluzione l’ha trovata un avvocato di Reggio, Stefano Manfreda, che ha ottenuto in via d’urgenza dal giudice civile Chiara Zompì un’ordinanza innovativa: la rimozione immediata da Facebook dei post dal contenuto offensivo verso una sua cliente e, in caso di non ottemperanza, la multa di 100 euro al giorno per ogni giorno di ritardo
LA NOVITA' - Querele per ingiuria e diffamazione fino ad ora hanno avuto un grosso ostacolo: non garantivano la soluzione dl problema alla radice, ovvero la rimozione dell’offesa. La nuova sentenza sembra fornire uno strumento efficace per aggirare lo scoglio. E se il provvedimento farà scuola anche in altri tribunali italiani i numerosi «leoni da tastiera» che hanno l’abitudine di insultare utenti, aziende ed enti pubblici sui social network potrebbero ritrovarsi a dover pagare somme ingenti: facendo i conti, un insulto rimasto online per un mese potrebbe costare 3.000 euro, un anno intero addirittura 36.500 euro.
Facebook, comunque, consente di bloccare contenuti offensivi tramite il tasto «Segnala», ma il sistema ha le armi spuntate in partenza: segnalare una pagina o un contenuto ritenuto offensivo da chi ne è bersaglio, infatti, non garantisce la rimozione (è Facebook che decide se farlo oppure no). E anche quando il social network decide di cancellare il post o la pagina offensiva può passare qualche giorno dal momento della segnalazione all’effettiva rimozione, con il risultato che la vittima rimane comunque «esposta» all’offesa pubblica per un certo periodo di tempo, mentre l’autore può continuare a pubblicare indisturbato.

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