Sul convegno di Lipari avvenuto sabato 17 Luglio, alla presenza del Ministro Prestigiacomo, è stato detto tutto o quasi. E quindi è inutile ripetere le cose già conosciute. Tentiamo solo di tracciare una strada per qualcosa di concreto che possa avvenire in un prossimo futuro. Parlando si di Lipari, ma allargando necessariamente il discorso a livello nazionale. Lì sull’Isola emblematicamente si sono saldate due realtà civili, una di carattere locale ed una ancora allo stato embrionale rappresentata dal Partito di Caccia Ambiente. Esse sono sospinte non dalla “politica politicante” ma dalla “politica civile”, che nulla ha a che vedere con quella praticata ai più alti livelli, che produce il solo effetto di mandare a votare o di raccogliere i consensi di meno del 50% degli aventi diritto al voto. Ma quale legittimità istituzionale può avere un eletto in queste condizioni ? A questo aspetto se ne aggiunge un altro ben più grave e deleterio, e cioè il fatto che l’eletto non è scelto dai cittadini, ma dai partiti.
Ecco allora un barlume di speranza che viene riposta, dai più, nei movimenti e nei partiti “civili” che nascono e vivono alimentandosi con la passione di tanti cittadini, che pur essendo fuori dalla logica dei vertici del potere, sono profondamente immersi, a livello locale, dentro ai problemi. A Lipari per contrastare i parchi che scendono dall’alto (magari da un elicottero). In altri luoghi Italiani per lottare contro un sopruso. A Lipari chi sono? Senz’altro è una squadra di volontari dotati di “entusiasmo civile” ( è una parola di nuovo conio che ci pare adatta per la circostanza) e che trova la punta di diamante nella “La Voce Eoliana”, una libera associazione, che parafrasando un film di Peter Weir “L’attimo fuggente” è guidata da un Capitano coraggioso ( “Capitano mio Capitano “) e cioè Angelo Paino. Un vice Presidente tenace e leale che si chiama Claudio Mandarano ed una segretaria silenziosa, ma non per questo meno incisiva ed efficiente che risponde al nome di Rita Villanti. Due consiglieri comunali agguerriti e preparati: Francesco Megna e Gesuele Fonti ed un uomo che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo : il Presidente dei cacciatori Eoleani Angelo Scafidi. A livello nazionale esistono tante altre realtà simili a quella di Lipari, ma intanto parliamo di una di esse nata da poco : il Partito di Caccia Ambiente. Noi non siamo iscritti a questo partito, per il semplice fatto che nella vita non abbiamo mai cambiato e non cambieremo mai la nostra “giacchetta”, però abbiamo percepito e respirato un qualcosa di nuovo ascoltando le parole che il Presidente Stango ha pronunciato quasi alla fine del convegno. Parole “dette a bassa voce”, non “urlate” ma non per questo meno efficaci. Esse hanno lasciato il segno nei tanti presenti ed in noi.
A Lipari è andata in scena una rappresentazione non virtuale di una “resistenza” di tanti cittadini, che contrastano una imposizione, che di fatto viene calata ed imposta sui loro territori dai vertici Istituzionali (Minambiente e Regione Sicilia) e che non è stata sin qui discussa e costruita, come sarebbe stato giusto, attraverso un confronto e un intesa con gli abitanti di questi luoghi. Si tratta dell’istituzione di quattro parchi nazionali : Parco delle Egadi e del litorale Trapanese, delle Eolie, di Pantelleria e degli Iblei. Noi con il nostro intervento al convegno abbiamo cercato di dare voce a queste istanze. La cosa, però, e questo ci appare l’aspetto di gran lunga più importante, ha una dignità per la particolarità dei luoghi, tale da essere assunta e modellata ad una vertenza nazionale sulla efficacia o meno dell’intera rete delle aree protette del nostro paese. Questa lotta civile di Lipari, per la quale siamo stati al tempo stesso spettatori e modesti protagonisti ci ammonisce su di una cosa, che occorre non trascurare. Il coraggio indomito di alcuni abitanti di una piccola comunità è la cartina di tornasole (nel senso positivo) di una zona d’ombra che si identifica nel silenzio assordante che sulla vicenda dei Parchi e delle aree protette hanno le rappresentanze sindacali a carattere nazionale rappresentative degli interessi degli Agricoltori e dei cacciatori.
Tante vertenze ci sono nel paese : I coltivatori diretti contro l’assurda “franchigia” temporanea contro le “quote latte”; i giornalisti contro il tentativo di mettere un bavaglio all’informazione attraverso la legge sulle intercettazioni ; una parte del sindacato contro l’accordo di Pomigliano D’arco; Confindustria contro la manovra economica del Governo (che riesce a correggere su alcuni punti, ed a suo favore, con una sola telefonata di quattro minuti). Tante vertenze e conflitti si sono accesi nel corso degli ultimi anni nel nostro paese. Ma mai una vertenza nazionale, è stata aperta attraverso una lotta vera e palpabile da parte di chi rappresenta gli interessi dei cacciatori e degli agricoltori, rispetto alla necessità, ormai ineludibile di una radicale modifica della normativa nazionale (L.394/91) che disciplina da quasi venti anni la gestione ed il funzionamento delle aree protette Italiane.
Da una parte il Ministro Stefania Prestigiacomo che descrive i parchi Italiani alla stregua di “Alice nel paese delle meraviglie” : “ Bisogna rendersi conto che i nostri parchi nazionali non sono soltanto dei gioielli naturalistici del paese, ma sono anche giacimenti di biodiversità, con un potenziale economico particolarmente rilevante” (Corriere della Sera di Lunedì 19 Luglio 2010-pag.19). Dall’altra parte una proposta di legge di 105 deputati del PDL e della Lega Nord, presentata alla Camera dei Deputati, per la modifica della legge 394/91 che nella relazione introduttiva sostiene in due passaggi fondamentali “ I cittadini sentono i parchi come corpi estranei, imposti dall’alto, dall’esterno, vessatori, e sono inevitabilmente indotti a contrastarli, ad opporsi alla “legge del parco”, ritenuta frutto di centralismo esasperato e stupido, fonte di apparati burocratici inutilmente costosi, causa di irragionevoli e non accettabili divieti e vincoli, pesantemente limitativi di diritti, interessi, tradizioni, aspettative ed usanze” e più avanti ancora “ Oggi essa, (la legge 394/91 n.d.r), rappresenta un monumento ad un centralismo esasperato e anacronistico, capace di soffocare, sul delicato versante delle aree protette, ogni respiro sociale delle popolazioni, delle comunità e delle rappresentanze istituzionali, negando ogni spazio di effettivo intervento nei meccanismi, nei procedimenti e negli organismi attraverso i quali o nel contesto dei quali si costruisce o si gestisce un parco”
Adesso ci sono i “tagli” decisi dal Governo attraverso una manovra economica chiesta (o meglio imposta) al nostro paese dall’Unione Europea. All’interno di questo provvedimento è previsto il taglio del 50% dei fondi destinati agli Enti Parco. E sempre il Ministro Prestigiacomo, con tono afflitto si domanda : “Lo so che la manovra è stata licenziata al Senato ed arriverà blindata alla Camera. Per questo il mio appello è per un nuovo provvedimento che possa reintegrare le risorse per i parchi. Altrimenti sarò costretta a chiuderne una metà. E con che cuore posso fare la scelta? Comincio dal Parco delle Cinque Terre ? La Majella ?, Il Parco nazionale d’Abruzzo ? Il Pollino? La Sila? Il Cilento? Le Dolomiti?”. Faccia come crede, in pochi si metteranno a piangere, se darà corso ad una ristrutturazione, congiuntamente alla Regioni, per ottenere una ridimensionamento nel numero dei Parchi e delle Aree protette Italiane, attraverso una nuova riperimetrazione, tenendo conto certo delle eccellenze (poche), che davvero esistono sul territorio.
E che cosa dovrebbero fare le Regioni le Provincie e i Comuni che perdono rispettivamente nel 2011 6,3 miliardi di Euro ( Regioni 4 Miliardi, Regioni a statuto speciale 500 Milioni, Comuni 1,5 Miliardi e Province 300 milioni) organizzare un triduo a S. Giulio (Tremonti) o invece provvedere alla ristrutturazione dei servizi e alla eliminazione delle spese superflue? Un parco che non funziona, mica è una Chiesa che è eterna, è una spesa superflua da eliminare, senza tanti piagnistei. Ma gli Italiani meno abbienti che cosa hanno fatto in questi ultimi tempi, non hanno forse tirato la cinghia e si sono autolimitati su tante spese superflue? Forse solo l’aria che respirano ne è restata indenne. Chiudere dunque i parchi inefficienti o rimodellare quelli esistenti. Su questo piano abbiamo ascoltato con molta attenzione l’avv. Giancarlo D’Aniello di Wilderness. Egli ha dato in modo magistrale un corpo ed un’anima alle questioni, aggredendo serenamente e con rara efficacia, sul piano culturale, le pseudo filosofie professate dai vari Ayatollah dell’ambientalismo nostrano che sognano parchi da “contemplare”, “Belli ed impossibili” come la canzone di Gianna Nannini, dove i vincoli regnano sovrani a scapito dello sviluppo economico dei territori.
A fronte di questa situazione davvero precaria sul piano della disponibilità delle risorse pubbliche, appare un non senso, dare corso alla Istituzione di nuovi quattro parchi in Sicilia. Punto e basta. Le motivazioni per una revisione della legge quadro sulle aree protette(n.394/91)? Occorrerebbe uno spazio pari ai Poemi di Omero o di Virgilio per descriverle. Da noi 23 parchi nazionali, in Francia 7 portati a 9 con l’istituzione del Parc Amazonien e del Parc National de La Reunion. In Germania sono 15; nel Regno Unito sono 14 di cui 3 in Galles e 2 in Scozia; in Spagna sono 14 i parchi Nazionali che compongono la “Red de Parquet Nacionales”. Ammonta a circa sei milioni di ettari la superficie Italiana destinata a vincolo ambientale o dove di fatto è impedita l’attività faunistica venatoria (Aree protette, Riserve Marine, ZPS, SIC, Aree cuscinetto e Aree contigue, corridoi di connessione) pari ad una superficie stimata tra il 19/ 20%, che si raddoppia se a queste superfici si aggiungono i territori ove di fatto è impossibile cacciare : Strade, ferrovie, fiumi,insediamenti urbani, fabbriche ed aeroporti. Che la cosa contrasta con l’art.10 della legge n.157/92 lo sanno ormai anche i sassi ! Il partito di Caccia e Ambiente, metta al primo posto dunque, nella sua agenda operativa il problema della revisione della legge quadro, a partire dalla richiesta d’istituire una Commissione d’indagine Parlamentare prevista dall’art.82 della Costituzione per accertare lo stato di gestione dei Parchi e delle Aree Protette Italiane; richiami l’obbligo dell’adempimento che grava in base all’art.33 della legge 394/91 sul Ministro dell’Ambiente ai fini della presentazione annuale di una relazione al Parlamento; proponga di riequilibrare le funzioni della legge quadro sul versante delle Istituzioni, rendendo compartecipe la Conferenza Stato Regioni, chieda che venga assicurata negli organismi di gestione la presenza degli agricoltori e dei cacciatori; proponga con nettezza, che ogni Istituzione di un Parco o di un’area protetta, possa avvenire solo in presenza di un referendum consultivo obbligatorio, che interessi tutti i cittadini residenti nell’aria interessata e che ne autorizzi l’istituzione. Siamo partiti da Lipari e torniamo in chiusura di questo editoriale a Lipari. Diodoro Siculo narra che il figlio di Liparo, Eolo, avesse la proprietà di governare i venti. Che un vento propizio come “Zefiro” “ Zefiro torna ed il bel tempo rimena” possa dunque spirare su questi luoghi.