Lettera aperta al sindaco e alla cittadinanza di Pietro Lo Cascio, consigliere comunale di "Eolie nel cuore"
Oggi è accaduto un fatto grave, il cui commento è assolutamente superfluo perché la vicenda è sotto gli occhi di tutti: a Lipari si aggirano individui che dedicano la loro domenica a dare alle fiamme il territorio dell’isola dove vivono insieme alle loro famiglie. La cosa che rende ancora più gravi gli eventi di oggi è la loro spaventosa sincronia, che rivela una regia meditata ed efficace, di fronte alla quale le forze dell’ordine e i cittadini si trovano in una condizione di schiacciante impotenza. Ed è altrettanto grave, ancora, che quanto accaduto oggi sia foriero di un’estate, un’altra estate, all’insegna di incendi dissennati, crudeli, mortificanti, disastrosi. Siamo infatti appena a metà luglio, e un centinaio di ettari del territorio di Lipari è già andato in fumo: è lecito chiedersi quale sarà il tragico bilancio degli incendi da qui a settembre.
Eppure questa, a detta del sindaco Bruno e della maggioranza, sarebbe l’isola che “sa difendere benissimo il suo territorio da sola” e che rifiuta i provvedimenti “calati dall’alto”. Questo ritornello, se ricordo bene, è stato lungamente dedicato alla questione della riserva naturale che il governo regionale stava per istituire a Lipari prima delle dimissioni del presidente Cuffaro e della sua giunta.
Gli alfieri di questa “difesa dell’isola” hanno dibattuto molto, l’anno scorso, intorno alle minacce insite nell’istituzione di una riserva a Lipari. Ricordo la tensione di una seduta consiliare, dove gli interventi di alcuni consiglieri di maggioranza – particolarmente ostili a una riserva che veniva però istituita da un governo regionale del loro colore politico – erano supportati dai generosi applausi dei cacciatori, per i quali l’area protetta equivaleva ad avere un diavolo in casa. Ricordo riunioni nelle contrade dell’isola dove si parlava dei terribili vincoli, di fantomatiche minacce di esproprio, addirittura del divieto di potare gli ulivi (chi ha inventato questa favola è davvero un genio!), e di come il nostro futuro sarebbe inesorabilmente cambiato – in peggio – una volta che fossimo vissuti in una “riserva”. Eppure, a poche miglia da noi, gli abitanti di Salina vivono tranquillamente in una riserva, senza avere subìto l’esproprio di alcuna proprietà, e continuando seraficamente a potare i propri ulivi ogni inverno.
Ma non è questo il punto. Il punto è, invece, la chiara, manifesta incapacità di chi dovrebbe “sapere difendere il proprio territorio senza vincoli calati dall’alto”. Prendiamone atto: non ne siamo capaci. I quattro o cinque punti da cui è stato contemporaneamente appiccato il fuoco oggi ce lo dimostrano, e non è la prima volta, è soltanto l’ennesima, triste stagione destinata a rivelare appieno questa incapacità.
Credo che oggi il sindaco abbia il dovere morale di rivedere alcune sue convinzioni, e di chiedere lumi al nuovo governo regionale sullo stato del provvedimento che riguarda l’istituzione della riserva naturale di Lipari. Il consiglio comunale chiese tre mesi di proroga: ne sono passati più di nove, è nulla ci è dato sapere. Eppure, avere un’area protetta equivale ad avere un ente gestore, che tra i suoi compiti istituzionali ha anche quello del controllo e della prevenzione degli incendi. Non è necessario aspettare settembre per contare le (nuove) centinaia di ettari divorate dalle fiamme: basterebbe fare un confronto tra quanti (tanti) sono andati in fumo a Lipari lo scorso anno e quanti (pochi, forse nemmeno uno) nella vicina isola di Salina. Forse lì, davvero, la gente sa “difendere” il suo territorio, trasformando i provvedimenti “calati dall’alto” in migliori opportunità.