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mercoledì 1 dicembre 2010

Lipari: Si è insediato il dott. Stefano Blasco. "Duro" il suo saluto a Cefalù

Si è insediato oggi a Lipari il nuovo dirigente-comandante della polizia municipale dott. Stefano Blasco. Il suo ultimo incarco prima di arrivare a Lipari è stato quello di comandante della polizia municipale di Cefalù.
Blasco, che ha già comandato la polizia municipale di Lipari e al quale rivolgiamo l'augurio di buon lavoro in un territorio non certo facile, prima di lasciare Cefalù ha voluto dire la sua, senza risparmiare qualche "stilettata".
Vi proponiamo nell'ordine il saluto rivolto da Blasco agli abitanti di Cefalù attraverso il sito laltracefalù (1) e l'intervista rilasciata a lavoceweb (2)
In occasione della ormai prossima immissione in servizio nella qualità di Dirigente Comandante presso il Comune di Lipari, ritengo doveroso, e conforme ai dettami della normale buona educazione, rivolgere un saluto alla cittadinanza di Cefalù, paese presso il quale ho trascorso gli ultimi sette anni e mezzo dei complessivi venti in cui l’ho frequentato per motivi affettivi e familiari. La parentesi che si conclude, infatti, è esclusivamente lavorativa e professionale, e continuerò a vivere Cefalù costantemente, come facevo quando lavoravo nella provincia di Catania, ad Alia,a Collesano ed a Lipari.

Sette anni di vita professionale non particolarmente complessi né difficili, che ho sempre voluto vivere con la massima discrezione possibile e che si possono riassumere in un elenco di risultati concreti ottenuti in favore di chi ha lavorato per il Corpo di Polizia Municipale, lavoratori che sono stati negli anni posti in condizioni di operare nel modo migliore possibile a beneficio dei cittadini.
Si possono citare, in ordine cronologico, la costante fornitura di divise nuove e la loro uniformità, l’addestramento professionale e l’armamento individuale che hanno legittimato il servizio notturno di polizia urbana, la formazione di personale precario, che è stato qualificato e reso operatore di polizia a pieno titolo, l’acquisto di un autoparco nuovo ed efficiente con 7 autovetture adatte a vari usi, il raddoppio dei locali e degli Uffici a disposizione degli operatori e del pubblico, l’acquisto di macchine e materiale informatico, l’avvio di nuove procedure informatizzate, ma soprattutto numeri di sostanza, come le circa 300 operazioni ed indagini di polizia giudiziaria ed edilizia, i 7.000 verbali elevati, che, cifre alla mano, hanno portato alle casse del Comune circa 2.200.000 euro in 7 anni ed al netto degli incassi relativi ai “ruoli” degli anni precedenti. Numeri questi, che hanno fatto e fanno del Corpo di Polizia Municipale il settore in assoluto più produttivo del Municipio.
Tutto questo è stato ottenuto e messo in campo per volontà del Comando, ovvero per volontà del funzionario e degli operatori che hanno svolto e svolgono il proprio lavoro sulla strada, tra la maleducazione e le provocazioni che quotidianamente essi “respirano”, vivono e di cui sono testimoni.
Il riscontro che si è avuto dall’organo politico–decisionale rispetto a questa volontà di efficienza ed a questi fatti concreti, si può riassumere in una parabola discendente, che va dall’incremento stagionale estivo del Corpo degli anni 2003–2006, agli anni recenti, in cui per mezzo di scelte politiche, si è via via ridotta la disponibilità di organico, non rimpiazzando i pensionamenti, così come sono state falcidiate le ore-lavoro a disposizione del personale precario. Tutto ciò ha dimezzato di fatto la forza lavorativa del Corpo, anche grazie alle “strategie” poste in essere dall’assessore al personale nell’ultimo anno e mezzo, il quale considera il Corpo di Polizia municipale né più né meno importante di altri uffici comunali. Del resto, i risultati, in termini di presenza sul territorio, sono sotto gli occhi di tutti.
La mera elencazione del lavoro svolto dal sottoscritto e dagli operatori non può comunque esaurire i contenuti di sette anni di splendidi rapporti umani e professionali, con tanti tra i miei colleghi della Polizia Municipale e gli amministrativi, così come dei rapporti di amicizia e professionali con i colleghi della Polizia, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Guardia Costiera, del Corpo Forestale ed altri. In particolare mi piace ricordare il Dirigente Dott. Giuseppe Lo Presti ed il nucleo investigativo della Polizia di Stato con i preziosi Calogero Sgrò e Nino Di Martino, il Luogotenente Giovanni D’Amico del Nucleo Operativo dei Carabinieri, il Comandante Diego Caruso della Guardia Costiera. Voce a parte merita il dott. Manfredi Borsellino, che mi onora già da anni della sua amicizia e con il quale, abbiamo posto in essere operazioni di Polizia Giudiziaria di indubbio rilievo e che volevano rappresentare principalmente un “atto d’amore” verso la città di Cefalù ed il suo patrimonio artistico e paesaggistico già da tempo e sempre più calpestato e sfregiato da antichi e nuovi, beceri e meschini interessi individuali.
Ho svolto il mio lavoro sempre a testa alta, a dispetto delle velate ostilità della politica, trattando tutti sempre allo stesso modo e senza mai cedere ad atteggiamenti ossequiosi o proni verso chi, in questa comunità si crede “potente” solo perché ha titoli, influenze, denaro o voti. Non ho mai trattato con riguardi particolari chi è magari abituato alla devozione ed alla deferenza di un concittadino che è per natura mite e remissivo verso i forti, ipercritico verso i propri pari e sprezzante verso i deboli.
Questo modo di operare, accompagnato dai risultati concreti della collaborazione portata avanti con le altre forze dell’ordine, ha avuto comunque un prezzo. Qualcosa che è riuscito unicamente ad urtare la mia sensibilità individuale, non certo a modificare il mio modo di lavorare o ad intaccare la mia dignità personale. Una vile missiva anonima e diffamatoria rivolta alla mia persona ed inviata, con metodo, a tutti gli uffici di Cefalù nel gennaio scorso, la cui gravità non risiedeva tanto nel suo contenuto, evidente frutto della mente di una persona sola, malata e depressa, quanto piuttosto nel comportamento omissivo e silente della amministrazione Comunale, ed in particolare della Giunta, che pur essendo destinataria di questa lettera, non ha preso alcuna posizione ufficiale o ufficiosa a riguardo. Del pari può dirsi del Consiglio Comunale, cui la missiva è stata formalmente inviata proprio dal sottoscritto per l’avvio di un pubblico dibattito, ma che l’ha invece affidata al solido e monolitico silenzio del suo Presidente. Forse perché, ad una sommaria lettura, poteva sorgere il dubbio che la missiva potesse provenire proprio da un soggetto che opera all’interno della casa comunale, considerato che il suo scrivere denota particolare dovizia ed appropriata conoscenza di dettagli burocratici ed indirizzi amministrativi.
Questo triste tentativo di delegittimazione e infamia, in sette anni e mezzo di lavoro fatto con piacere, entusiasmo ed onestà, rimane l’unica piccola nota amara, che è comunque mitigata dal peso specifico e dallo spessore intellettuale molto esigui di personaggi che rivestendo dei ruoli che hanno preteso per sé stessi, dovrebbero avere di tanto in tanto il coraggio di uscire dalla mediocrità in cui si crogiolano ed esprimere, se non vere e proprie idee, quantomeno consensi o dissensi di fronte ai fatti concreti.
Sette anni e mezzo di responsabilità di comando costituiscono ad ogni modo un grande patrimonio individuale di esperienza e di arricchimento umano. Saluto tutti i colleghi e tutte le persone che mi hanno voluto bene in modo sincero, e tra questi i miei compagni di bicicletta e amici del tempo libero, Dario La Martina, Vincenzo Vazzana e Gianni Forzisi.
Infine auguro ai miei colleghi poliziotti municipali ed impiegati, di proseguire con decoro in un’opera difficile nell’ambito di un Ente locale, svolgendo quotidianamente un lavoro la cui retribuzione li mantiene ormai sull’orlo di una indigenza economica che è celata solo dall’orgoglio. In particolare consiglio loro, come ho sempre fatto, di non cadere anche nella povertà morale, rifuggendo sempre dalle false promesse di una politica sempre più dozzinale e tendente al ricatto. Di vivere e lavorare facendo riferimento unicamente alle proprie forze, alla propria capacità ed alle proprie risorse.
Così facendo, manterranno intatta la propria dignità, se la considerano importante, e non dovranno “ringraziare” nessun altro che Se Stessi.
Cordialmente
Dott. Stefano Blasco.

2) lavoceweb: L'INTERVISTA

Stefano Blasco lascia Cefalù
“Città che non può cambiare” . Il capo dei vigili urbani: troppi interessi
Dopo sette anni passati a Cefalù, Stefano Blasco – comandante della Polizia municipale – lascia il ruolo per diventare dirigente comandante da Lipari. Una vita professionale, quella di Cefalù, “non particolarmente complessa né difficile” – come l’ha definita in una lettera di saluto ai colleghi – che ha sempre voluto vivere “con la massima discrezione possibile e che si può riassumere in un elenco di risultati concreti ottenuti in favore di chi ha lavorato per il Corpo di polizia municipale”. Blasco ha vinto il concorso di comandante tra quaranta partecipanti e si è classificato al primo posto. Abbiamo intervistato il comandante Blasco per chiedere un resoconto degli anni passati in una realtà come quella cefaludese.
Può provare a trarre un bilancio dei suoi anni al Comando della Polizia Municipale di Cefalù?
I bilanci sono fatti essenzialmente da numeri. Secondo quelli, e secondo le moderne logiche di gestione, potrebbe essere sufficiente dire che il lavoro della polizia municipale in questi sette anni e senza l’esercito dei “vigilini” stagionali degli anni Novanta, ha reso molti milioni di euro al Comune di Cefalù. Non posso dire pressoché nulla sulla gestione di questi introiti, avendo potuto incidere esclusivamente su di essi potenziando le dotazioni della Polizia municipale. Ma le politiche del personale complessive, soprattutto nell’ultimo anno, sono state assolutamente disastrose. E su quelle non ho avuto la possibilità di incidere. Il personale è sempre più scarso, demotivato, sempre meno indipendente e sempre più politicizzato. Questo porta solo a far sempre più cristallizzare un’immagine pessima del Corpo dei vigili. E forse è questo che si è sempre voluto a Cefalù. Avere un “Corpo di parafulmini” sui quali riversare colpe e responsabilità per poi farsi “belli” – da un punto di vista politico – sulle spalle degli operatori. Oggi per di più quasi tutti sono precari. Comunque, i risultati possono essere complessivamente positivi. E mai come in questi anni è stato incisivo l’impegno del Corpo sul fronte della polizia giudiziaria. Unico terreno sul quale la politica non deve e non può avere presa.
Come giudica questi anni di amministrazione che ha vissuto a Cefalù?
Non rivesto il ruolo che mi consente di giudicare, ma nella qualità di semplice uomo della strada mi è concesso di esprimere personalissime riflessioni. Non si tratta di valutare l’operato di questo o quel sindaco, o di qualche assessore. Il discorso è più ampio. A Cefalù non è rilevante la capacità dell’amministratore di governare o di influenzare gli eventi. L’attuale situazione di questa città, a mio avviso, è il risultato di una convergenza incancrenita di interessi che sono sempre i soliti, e sono rappresentati da quelle stesse persone sempre più decrepite e avide che fanno finta di non capire che il mondo è cambiato. I soliti vecchi “notabili” infarciti di furbizia e perbenismo. La cosa scoraggiante è che i “giovani” che decidono di fare politica seguono a comando ed acriticamente questi squallidi personaggi, perché sperano di trarne vantaggi personali. I “giovani” o sedicenti tali che fanno politica, non fanno altro che portare avanti le “idee” di chi è troppo vecchio o più semplicemente non ha nemmeno la possibilità di fare politica attiva. Insomma, la politica a Cefalù è fatta dagli interessi, sempre quelli. Non dalle persone.
Di quali interessi parla?
Dell’unico interesse che unisce trasversalmente la maggior parte delle forze politiche locali. Il mattone. Il calcestruzzo. Tutto a Cefalù ruota unicamente attorno agli interessi edilizi. Il turismo è uno specchietto per allodole, e viene utilizzato solo come incentivo per riversare ulteriore cemento in quei pochi luoghi dove non si potrebbe. Si può dire che Cefalù è ormai da cinquant’anni sotto il giogo insostenibile di oligarchi da strapazzo che l’hanno resa un agglomerato ingestibile di case su case senza strutture, infrastrutture e servizi. E questa è l’unica tendenza che spinge e alimenta la politica cefalutana. Creare cantieri per creare lavoro precario e fungibile, e quindi un bacino ampio di voti a poco prezzo. I risultati si vedono. E si vedranno ancor di più negli anni a venire, in cui potremo contare tantissime case e appartamenti “dalla” politica e “per” la politica. Ma non vedremo affatto crescere una città.
Ma quale è la sua opinione sui cefaludesi, in definitiva?
La mia opinione deriva da una conoscenza ventennale di questa città, vissuta “sulla strada”. I cefaludesi sono persone tendenzialmente buone ma troppo arrendevoli e deferenti verso il “potente”, il “notabile”, il “professionista”. Questo carattere è terreno fertile per tanti furbi e disonesti in giacca e cravatta che prosperano e comandano. Il cefalutano si nutre di promesse, belle parole e “contentini”, ha un infinito amore per la polemica contro chi ritiene suo pari ma non verso il potente, e il suo ostentato amore verso la propria città non supera solitamente il raggio di dieci metri da casa propria.
Pensa che Cefalù si solleverà da questo stato di cose?
No. Mai.
12.11.2010
Paola Castiglia

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