A proposito del megaporto
di Michele Giacomantonio
Ho visto le nuove proiezioni progettuali del megaporto di Lipari, soprattutto della parte riguardante Marina Corta, apparsi sui giornali ed ho provato una grande tristezza che cerco, per quanto possibile, di comunicare. Gli americani hanno coniato un termine, “skyline”, che letteralmente significa profilo nel cielo per indicare l’immagine di una città, di un paesaggio, di un luogo in genere. Ma il significato è più profondo di “immagine” perché investe l’identità di una città, di un luogo. Quando il terribile 11 settembre 2001 gli aerei terroristi distrussero le torri gemelle, gli americano si chiesero se lo skyline di New York, quella immagine che la identifica profondamente, sarebbe stata più lo stessa, avrebbe avuto la stessa forza di suggestione.
Questi discorsi non compaiono mai nel dibattito sul megaporto di Lipari. Si, si parla di danno ambientale ed ancora più drammaticamente si ricorda lo sconvolgimento che potrebbe venirne al sistema economico e commerciale dell’isola. Ma nessuno si chiede se ciò che ne viene colpita al cuore è l’identità di quest’isola. Quell’immagine della grande baia che va da Monte Rosa a Capistello con al centro la rocca, sulla destra Sottomonastero e sulla sinistra la penisoletta del Purgatorio a Marina Corta. Fu l’immagine che affascinò i navigatori che intono al 2 mila avanti Cristo vennero da Santorini a Lipari e l’immortalarono in un mosaico che oggi è al museo nazionale di Atene; ancora questa immagine attrasse, l’1 luglio del 1544 ,il prete francesce J.Maurand, che era al seguito di Ariadeno il Barbarossa e, siccome sapeva disegnare, scarabocchio su un foglio di carta un profilo di Marina Corta e la scritta “Lipari è facta cusì”; fu ancora l’immagine che ritrassero tanti viaggiatori ed artisti del settecento e dell’ottocento fino allo svizzero Edwin Huziker che nell’animo era molto più eoliano di qualche nostro progettista di porti tanto che, in polemica con una certa visione del turismo e della modernizzazione, ad un certo punto, non dipinse più paesaggi ma solo animali da cortile.
Oggi questa immagine che la natura e la storia hanno scolpito è in pericolo. L’identità di ottomila anni di storia verrà soffocata da una massa di cemento che la renderanno simile a tanti altri porti e porticcioli del Mediterraneo senza anima e senza memoria. Quello che non fece Barbarossa, lo farà….Michele Giacomantonio
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