Gazzetta del Sud
Leonardo Orlando
Lipari
Due condanne e una assoluzione per la morte di Bartolomeo Saltalamacchia, 50 anni, il lavoratore dell'Italpomice deceduto il 10 febbraio del 2004 a seguito dell'infortunio mortale avvenuto nel cunicolo del nastro trasportatore dell'azienda pomicifera di Acquacalda di Lipari.
I giudici della Corte d'Appello (presidente Galluccio, componenti Cucurullo e Grimaldi) hanno infatti parzialmente riformato la sentenza di primo grado, confermando solo due delle condanne decise lo scorso anno dal giudice monocratico di Lipari e assolvendo un terzo imputato, il sorvegliante Michele Saltalamacchia, 59 anni, difeso dall'avv. Bonaventura Candido. Confermata invece la sentenza di primo grado per gli altri due imputati, Angelo Merenda, 55 anni, legale rappresentante dell'azienda (13 mesi di reclusione) ed Enrico Lo Monaco, 41 anni, direttore dei lavori della cava (11 mesi), pena sospesa per entrambi. La sentenza è stata adesso confermata nel processo d'appello che ha anche statuito il risarcimento dei danni in favore dei familiari della vittima che si sono costituiti parte civile con gli avv. Gaetano Orto, Luca Frontino e Walter Militi. Esce invece assolto "per non aver commesso il fatto", il sorvegliante Michele Saltalamacchia che nel processo di primo grado avvera riportato una condanna a 9 mesi di reclusione. Su questa vicenda inoltre, nelle more del processo d'Appello, i legali di parte civile avevano ottenuto un sequestro dei beni finalizzato a garantire il futuro risarcimento dei danni.
Il lavoratore fu ritrovato morto, soffocato dalla pomice estratta dalla cava, dopo essere finito all'interno di un bocchettone, situato in prossimità di un canalone lungo alcune decine di metri (detto canale di spolvero) che trasferiva la pomice (da una altezza di una quarantina di metri) sino al nastro trasportatore. Nella stessa azienda, circa un ventennio prima, la vittima aveva perso – sempre per un infortunio mortale – il proprio padre. Nella difesa erano impegnati gli avv. Antonio Taviano Giuffrida, Gioacchino Sbacchi, Costantino Lo Monaco e Candido Bonaventura.
Leonardo Orlando
Lipari
Due condanne e una assoluzione per la morte di Bartolomeo Saltalamacchia, 50 anni, il lavoratore dell'Italpomice deceduto il 10 febbraio del 2004 a seguito dell'infortunio mortale avvenuto nel cunicolo del nastro trasportatore dell'azienda pomicifera di Acquacalda di Lipari.
I giudici della Corte d'Appello (presidente Galluccio, componenti Cucurullo e Grimaldi) hanno infatti parzialmente riformato la sentenza di primo grado, confermando solo due delle condanne decise lo scorso anno dal giudice monocratico di Lipari e assolvendo un terzo imputato, il sorvegliante Michele Saltalamacchia, 59 anni, difeso dall'avv. Bonaventura Candido. Confermata invece la sentenza di primo grado per gli altri due imputati, Angelo Merenda, 55 anni, legale rappresentante dell'azienda (13 mesi di reclusione) ed Enrico Lo Monaco, 41 anni, direttore dei lavori della cava (11 mesi), pena sospesa per entrambi. La sentenza è stata adesso confermata nel processo d'appello che ha anche statuito il risarcimento dei danni in favore dei familiari della vittima che si sono costituiti parte civile con gli avv. Gaetano Orto, Luca Frontino e Walter Militi. Esce invece assolto "per non aver commesso il fatto", il sorvegliante Michele Saltalamacchia che nel processo di primo grado avvera riportato una condanna a 9 mesi di reclusione. Su questa vicenda inoltre, nelle more del processo d'Appello, i legali di parte civile avevano ottenuto un sequestro dei beni finalizzato a garantire il futuro risarcimento dei danni.
Il lavoratore fu ritrovato morto, soffocato dalla pomice estratta dalla cava, dopo essere finito all'interno di un bocchettone, situato in prossimità di un canalone lungo alcune decine di metri (detto canale di spolvero) che trasferiva la pomice (da una altezza di una quarantina di metri) sino al nastro trasportatore. Nella stessa azienda, circa un ventennio prima, la vittima aveva perso – sempre per un infortunio mortale – il proprio padre. Nella difesa erano impegnati gli avv. Antonio Taviano Giuffrida, Gioacchino Sbacchi, Costantino Lo Monaco e Candido Bonaventura.
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