Quanti hanno assistito alla riunione del Consiglio Comunale che doveva trattare le controdeduzioni al P.R.G. ed al R.E.C., fortunatamente in pochi, sono stati spettatori di una delle pagine nere della storia del nostro Comune. Non avevo dubbi sull’epilogo, perché era quello che la “regia” del “tutti contro tutti”, aveva minuziosamente programmato predisponendo una proposta di controdeduzioni al limite della vergogna, come ha ben evidenziato il Consigliere Guarino nel suo intervento, perché tralascia di disegnare i temi più importanti dello sviluppo del nostro Paese e tende a tutelare zone con una situazione edilizia molto “nubolosa”. Una riunione così importante, se si voleva il bene dei cittadini, doveva necessariamente essere preceduta da un confronto tra i vari Consiglieri e l’Amministrazione, magari con l’apporto dei rappresentanti delle Associazioni dei Tecnici locali, considerato anche i tempi brevissimi che hanno reso difficile il compito del Servizio Urbanistica, in modo da giungere ad una proposta unitaria perché un argomento che segna il destino dello sviluppo urbanistico ed economico di un Paese non può che essere deliberato ad unanimità. Questo avrebbe evitato di assistere ad uno spettacolo indecoroso. Ad un entri ed esci dei Consiglieri per valutare la propria eventuale incompatibilità, divenuta per alcuni una via di uscita per sottrarsi alla discussione. Ma questo, come avrebbe ribadito il compianto Consigliere Leonida Bongiorno andava fatto in “sacrestia” e non durante lo svolgimento dei lavori consiliari. Altrettanto insignificante è stato l’intervento del Prof. Giuseppe Gangemi, uno dei progettisti del P.R.G., che anziché prodigarsi per correggere tutte le carenze del P.R.G. e del Regolamento Edilizio si è limitato a dire che le osservazioni del CRU (Consiglio Superiore per l’Urbanistica), sono dovute ad un’istruttoria fatta da tecnici scarsamente preparati perché appena laureati. Un’affermazione della quale il Consigliere Lo Cascio ne ha evidenziato la gravità chiedendo l’inserimento nel verbale e che sicuramente peserà come un macigno per il proseguio dell’iter procedurale. Ma la frittata ormai è stata fatta. E’ stata gettata a mare l’unica, ed anche ultima, occasione per garantire un futuro migliore ai nostri figli che presto chiederanno contezza del nostro agire, a tutti – noi e loro-. Per i prossimi 40 anni le popolazioni eoliane dovranno subire uno strumento di pianificazione urbanistica ricco di contraddizioni e privo di contenuti per un corretto sviluppo del proprio territorio. Ma in compenso ci possiamo fregiare della “bandiera blu”. Naturalmente le responsabilità sono da iscriversi ai progettisti che non hanno saputo interpretrare le reali esigenze di sviluppo delle popolazioni , alle varie Amministrazioni che si sono succedute che non hanno saputo attenzionare le problematiche più volte sollevate, a quanti hanno partecipato alle varie audizioni presso l’Assessorato Regionale perché hanno ignorato i suggerimenti ricevuti, ai vari tecnici comunali che non hanno neppure rilevato le tante discrasie contenute nel Regolamento Edilizio.
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