lastampa.itOceana ha fatto oggi un appello al Governo italiano chiedendo di riconsiderare il numero di autorizzazioni per la pesca del pescespada da parte della flotta italiana, che attualmente è costituita da 7646 imbarcazioni, appunto circa il 56% di tutta la flotta italiana.
L’organizzazione per la conservazione marina crede che queste cifre non sono reali e che rendono difficile qualunque misura volta a poter gestire la pesca del pescespada, una specie sovrasfruttata, chiedendo al Governo italiano di adottare le misure adeguate. Maria José Cornax, Responsabile della pesca di Oceana in Europa ha dichiarato: “L’Italia è il primo paese del Mediterraneo nella pesca al pescespada e ha la responsabilità non solo di gestire in modo adeguato la pesca di questa specie, ma anche di lavorare attivamente in questo senso”.
Oceana crede che la flotta di pescespada dichiarata dall'Italia non sia reale. Tra le autorizzazioni emesse dall’Italia non solo si trovano delle imbarcazione che hanno utilizzato reti derivanti illegali ma anche imbarcazioni che non possono tecnicamente catturare questa specie, come imbarcazioni lunghe 3 metri e sciabiche industriali per il tonno rosso. L’organizzazione per la conservazione marina afferma che il cammino verso la gestione di questa specie implica identificare quelle imbarcazioni che realmente la catturano e il Governo Italiano ha tempo fino al 31 agosto per farlo, data limite per l’invio dei nuovi elenchi.
Xavier Pastor, Direttore Esecutivo di Oceana in Europa, ha concluso:”È da anni che si sarebbero dovute adottare misure per questa specie e invece i primi passi si stanno facendo adesso e nella direzione sbagliata. Un ulteriore esempio è l’assenza cronica di gestione della pesca nel Mediterraneo.”
SCHEDA
Il pesce spada è una specie altamente migratrice che nel Mediterraneo può raggiungere una lunghezza di oltre due metri. Con una tradizione di pesca storica in paesi come l’Italia, la flotta italiana cattura questa specie principalmente nel Tirreno, soprattutto nella sua principale zona di riproduzione al sud delle Isole Eolie e in Sicilia e nel Canale di Sicilia, vicino a Tunisi, utilizzando palangare con reti derivanti illegali, denominate spadara e ferrettara. Nonostante si stimi che lo stock si trovi in situazione di sovrasfruttamento e che un 70% delle catture sia di esemplari giovani che non si sono ancora mai riprodotti, non è stata ancora adottata nessuna misura di gestione per il suo sfruttamento
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